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18 aprile 1948: uno spartiacque nella storia d'Italia

di Paolo Razzuoli

Sono passati settant'anni da quel 18 aprile del 1948 che segnò uno spartiacque nella nostra recente storia nazionale.
un tempo non lontano (cosa sono 70 anni nella storia) ma che sembra siderale solo se pensiamo ai protagonisti che si muovevano, e si muovono oggi, sullo scenario politico: oggi Salvini, Di Maio, Berlusconi, Martina, allora De Gasperi, Togliatti, Nenni, Parri, Einaudi. I pulcini di oggi a confronto con i giganti di allora!

Come tutti sanno (almeno lo si spera), nella storia politica italiana del secondo dopoguerra le elezioni del 18 aprile 1948 segnarono una svolta cruciale nella vita del paese.
Si stava uscendo dal periodo più drammatico della storia nazionale. Il Paese stava rialzando la testa, dopo le distruzioni materiali e morali del fascismo e della guerra.
IL 18 aprile del 1948 il Paese venne chiamato ad una scelta epocale: si fronteggiarono infatti due antagoniste visioni del mondo: da una parte la scelta della libertà e del blocco occidentale, dall'altra il comunismo ed il conseguente inserimento nell'orbita della Russia staliniana.

Le elezioni del 1948 furono, nel contempo, la conclusione di un percorso e l'avvio di uno nuovo.
Furono conclusione del percorso che, avviato con il referendum del 2 giugno, vide il fondamentale lavoro della Costituente e la promulgazione della Costituzione Repubblicana.
Furono avvio del percorso nuovo giacché furono le prime elezioni politiche della nostra storia repubblicana e indicarono i presupposti su cui da allora si è sviluppata la nostra vicenda nazionale.

Le elezioni del 18 aprile 1948 sono lo spartiacque della nostra storia recente.
Come è noto, si presentarono al giudizio degli elettori due diversi e contrapposti schieramenti: da un lato il fronte delle sinistre, che raccoglieva socialisti e comunisti e che non nascondeva la sua aspirazione a realizzare un modello di Stato socialista.
Dall'altro lato la Democrazia cristiana, che si ispirava al modello delle democrazie parlamentari dell'Occidente, polarizzò su di sé l'attenzione non solo di un elettorato moderato e conservatore ma anche di gruppi sociali sensibili alle esigenze di un rinnovamento profondo delle vecchie strutture della società italiana, con una presenza di ceti medi, di mondo operaio e contadino che diffidava dei social-comunisti.
L'esito elettorale segnò uno straordinario successo della Democrazia cristiana e un'evidente flessione del fronte delle sinistre. La Dc ottenne il 48,5% dei suffragi, raggiungendo la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera. Le sinistre subirono un crollo anche nelle regioni settentrionali e nei centri operai, tradizionali roccaforti dei partiti di sinistra. Altrettanto sorprendente appare la caduta delle sinistre nelle regioni rosse dell'Italia centrale, quali l'Emilia Romagna e la Toscana.
Con le elezioni del 1948 la Dc riceveva una sorta di legittimazione da parte dell'elettorato nel ruolo di tutela del sistema democratico parlamentare. La funzione di "diga" nei confronti del pericolo comunista, di cui il partito venne investito il 18 aprile, le rimase addosso a lungo, per molti decenni, fino al crollo del comunismo alla fine degli anni '80.

Le elezioni del 18 aprile 1948 hanno rappresentato una tappa fondamentale nella nostra storia recente, creando i presupposti per le scelte fondamentali, sia di politica estera che interna, dei decenni successivi, nei parametri fondamentali sino a noi.

Fu uno scontro durissimo.
Allora erano ancor ben visibili i segni della distruzione della guerra: distruzione materiale e morale della nazione. La gente ancora aveva nelle orecchie il rombo dei motori dei bombardieri ed il fragore dello scoppio delle bombe. Non si dimenticano facilmente: ricordo persone che, negli anni '50, ancora si spaventavano quando si sentiva passare un aereo.
Nel 1948 si viveva un clima sospeso fra le ferite ancora fresche della guerra e della guerra civile, e lo slancio per la ricostruzione che stava muovendo i primi passi. La società italiana si portava ancor dietro le ferite di fatti drammatici ancor vivi sulla pelle di ciascuno e, nel contempo, era pervasa dal desiderio di voltare pagina, di ricostruirsi come nazione e come Stato, di riprendere un cammino di crescita e di benessere.
Con il referendum del 2 giugno 1946 si era chiusa la fase monarchica e si avviava la storia repubblicana. Con il primo giorno del gennaio 1948 era entrata in vigore la nuova Costituzione, che raccoglieva le aspirazioni di profondo rinnovamento che pervadevano la società italiana. In quel 18 aprile 1948 gli elettori erano chiamati alle prime elezioni politiche libere dopo decenni liberticidi, ed il corpo elettorale era veramente a suffragio universale, con la caduta di qualsiasi discriminazione fra uomini e donne.

Nel 1948 io non ero ancora nato, ma ho avuto l'opportunità (anzi la fortuna) di raccogliere tanti racconti di protagonisti di quella stagione.
MI hanno raccontato quella campagna elettorale, entusiasmante e non priva di pericoli (non si veniva dalla fiera, lo scontro era durissimo ed in giro c'erano ancora tante armi) che, se l'esito fosse stato diverso, qualcuno avrebbe voluto volentieri togliere dal fodero.
MI hanno raccontato dell'entusiasmo ed anche delle paure con cui hanno vissuto quella stagione. Era infatti ben diffusa la consapevolezza che l'esito di quelle elezioni avrebbe condizionato la storia nazionale per molti decenni.

E così è stato. Gli italiani furono chiamati a scegliere fra due visioni contrapposte della società e della politica. Scelsero la libertà e lo sviluppo.

Senza indulgere alla retorica, è fuor di dubbio che il 18 aprile è una delle ricorrenze fondamentali della nostra storia recente. Va quindi annoverata e ricordata come una tappa fondamentale nel nostro cammino di libertà e di democrazia.

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Lucca, 18 aprile 2018

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