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Lega e Cinquestelle, la generazione del NO al potere

di Flavia Perina

Su cosa concordano, ideologicamente, Lega e Cinquestelle? Su un’esaltazione del ”piccolo”, della bicicletta, del paese, del locale. Addio grandi opere, addio strategie globali. Siamo a una decrescita (felice?) ideologica

Cosa ci aspetta nella terra di nessuno del nuovo bipolarismo, dove la destra è local, post-capitalista, putiniana e la sinistra profetica, distopica, chavista? Giuliano Ferrara lamenta giustamente la paciosa abulia con la quale il Grande Cambiamento prossimo venturo viene affrontato, quasi fosse un avvicendamento di routine dove vecchie filiere politiche indossano nuove casacche e si fanno largo ma sempre nel rispetto dei “fondamentali”. A naso si direbbe che ha ragione.

Qui non cambiano le facce e i modi, cambia un’intera cultura di riferimento, e anche se ci vorrebbe la sfera di cristallo per capire come si solidificherà la stagione del primato Lega e M5S, qualcosa è già possibile intravedere dell’immaginario prossimo venturo, con i produttori di latte più importanti dell’alluminio e dell’auto, le partite Iva al posto di Confindustria, i descamisados del Sud improvvisamente eletti a categoria di riferimento insieme a tutte le ridotte della lotta alla globalizzazione: tassisti, botteghe artigiane, fuoricorso di facoltà umanistiche, No-Tav, No-Vax, No-Tap, No-Trivelle, e ovviamente No-Fazio e No-Vespa, No-Gender e No-Ong.

La No-Generation va al potere, ed è immaginabile che riceverà a Montecitorio, con onore da dignitari, gli attivisti della Val Di Susa che il mondo di prima mandava in galera: come i partigiani dopo il 25 aprile potranno sfilare sul Corso ostentando denunce penali diventate medaglie. Il passo successivo sarà il falò dei cartigli del Ponte sullo Stretto. Addio grandi opere, addio complesse strategie trans-europee e trans-mediterranee. L’icona del nuovo bipolarismo non è il treno ne’ l’auto, ma la bicicletta. Le piste ciclabili, così amate dai grillini, e il Giro di Padania, che la Lega sponsorizza da un ventennio. si incrociano lì, nell’idea di un’Italia a misura di pedale e di borgo, che suda onestamente china sul cambio Shimano. A molti piacerà, vista anche l’inconcludenza della stagione del mega-progettismo.

Un po' tutti in questi giorni stanno facendo il toto-nomi sugli incarichi, i ministeri, la Rai, con la suggestione che come al solito cambieranno le facce ma il resto no, e il nuovo bipolarismo si risolverà in un avvicendamento di classi dirigenti. È una visione consolatoria. L’Italia local, post-capitalista, profetica, chavista, putiniana e/o sudamericana che abbiamo scoperto il 4 marzo (ma che esiste da un pezzo) è una base elettorale che richiede alti gradi di discontinuità ed i suoi leader non potranno deluderla. A sinistra, in area M5S, probabilmente archivierà il blairismo, il dirittismo, la pedagogia televisiva, la mitizzazione del Pil, l'indulgenza per le spese militari, il femminismo istituzionale, le celebrazioni novecentesche. A destra cancellerà l'ottimismo che fu il tratto distintivo della stagione berlusconiana, l'elogio dell'intraprendere, i doppiopetti, l'animalismo, l'ossessione per la tv, l'idea di fare crescita con le profezie che si autoinverano: siamo i migliori, stiamo andando fortissimo, il mondo ci guarda e ci copia.

Nella terra di nessuno del bipolarismo prossimo venturo, le due grandi filiere politiche del Novecento chiamano il sipario e al loro posto arrivano altre cose. Forse continueremo ad etichettarle come destra e sinistra, ma avverrà per abitudine. Nulla hanno in comune con le destre e le sinistre che abbiamo conosciuto, comunque ancorate a un'idea occidentale di progresso e a una storia con chiari ancoraggi ideologici. Poco hanno a che spartire con gli altri movimenti estremisti che hanno squassato l'Europa – Tsipras, Iglesias, Marine Le Pen, Kurz, i leader del Leave britannico – tutti nipoti ribelli di tradizioni precedenti. Sarà interessante scoprire che cosa hanno in testa questi nuovi catalizzatori del consenso, dove si divideranno e dove si troveranno insieme, adesso che la loro galoppata verso il potere sembra arrivata al traguardo con una vittoria così plateale e così spiazzante.

(da www.linchiesta.it - 17 marzo 2018)

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