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Il più grave errore di Renzi: non andarsene dopo il referendum (e ora lo sta pagando tutto)

di Fulvio Giuliani

Renzi non è più capace di trasmettere una visione, un'idea di Paese legata a una parte politica, ma accettabile da chi la pensi in modo diverso. Il processo di normalizzazione l'ha ucciso

Che fine ha fatto Matteo Renzi?

Ma come, direte, è ovunque. Quotidianamente impegnato in singolar tenzone con Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Per tacere del nemico di una vita politica, Massimo D'Alema. Bene, ripeto: che fine ha fatto QUEL Matteo Renzi? Perché il Renzi che l'Italia ha conosciuto, idolatrato, blandito, abbandonato, detestato (in rigoroso ordine cronologico) non c'è più.

Non si tratta di abbracciare questa o quella idea politica, ma di fermarsi un momento, voltarsi e ripassare mentalmente la folgorante ascesa e caduta dell'attuale segretario del Pd. Renzi ha rivoluzionato la stantia politica italiana di Centrosinistra, in un lasso di tempo brevissimo. Ha sfondato al Centro, come il Partito Democratico aveva solo sognato o vagheggiato per lunghi anni, venendo di fatto additato come il 'Bambino d'Oro' d'Italia. Sono i mesi in cui la corte (dei miracoli?!) dell'allora Presidente del Consiglio si era estesa a dismisura. Un correre e accorrere dalla sua parte, con il tipico tempismo italiano in favore del vincitore. C'erano tutti o quasi, compresi ex-avversari, ex-Capi di Governo, ex qualsiasi cosa. Sappiamo come sia andata a finire, dal giorno in cui Renzi si convinse di poter stravincere il 4 dicembre 2016. Guardando la sterminata corte adorante, l'allora Premier azzardò frasi di cui si sarà pentito mille volte, ma che in quei giorni ruggenti gli devono essere apparse nemmeno rischiose. Ecco, quei giorni... non vi sarà sfuggito come, nella mitologia renziana, il periodo a Palazzo Chigi sia stato spesso descritto come 'l'avventura dei 1000 giorni'. Sì, proprio come Jfk.

La corte, intanto, si è dissolta, gli ex qualsiasi cosa si sono prontamente rivolti all'ennesima resurrezione berlusconiana o ai rampanti pentastellati e a Matteo Renzi è rimasta solo l'ombra dei giorni che furono. E Lui?

Mi chiedo dove sia finito il politico del 1° maggio 2015, giorno dell'inaugurazione di Expo Milano e a mio modesto avviso zenit della sua parabola politica.
Il Matteo Renzi capace di trasmettere una visione, un'idea di Paese legata a una parte politica, ma accettabile da chi la pensasse in modo diverso. Un piccolo miracolo, nell'Italia dei perenni nemici.

Rapido, tattico, ma anche strategico, Renzi dava una sensazione di modernità, non di banale freschezza anagrafica. Questo, sia nei contenuti, che nella comunicazione. Il primo nostro politico ad usare in modo massiccio e soprattutto consapevole i social network, azzardando (i 'Matteo Risponde') la disintermediazione, fra Governo e cittadini. Non solo i 'suoi', ma soprattutto gli scettici o apertamente critici. Cosa è rimasto di tutto questo e di quella visione del 1° maggio 2015?

La dimensione del Renzi di oggi non è data tanto dai sondaggi o dalla sensazione di isolamento politico, ma dal processo di normalizzazione subito. Non anticipa, segue. Non fa sognare, indica timori e rischi. Era 'altro', oggi si mostra come gli altri.

Un pezzo d'Italia trasversale, sostanzialmente moderato, poco incline alle avventure, aveva puntato su di lui, regalandogli la carta bianca più grande, dai tempi del primo Berlusconi. Dal '94, però, tutto è cambiato (oddio, proprio tutto no, visto che Silvio è ancora qui), in particolare la velocità con cui si consumano gli innamoramenti politici. Matteo Renzi, non avremo mai la controprova, avrebbe dovuto forzare se stesso, sparendo. Sul serio, però.
Altro che libri di successo e primarie illusorie, far perdere letteralmente le proprie tracce. Non un Cincinnato, ma un politico diverso. Capace di fare quello che l'italiano medio esclude possa fare chi abbia saggiato il potere, abbandonarlo.

Sbaglierò - anche qui non avremo mai la controprova - ma ho la sensazione che sarebbero andati a cercarlo, con il cappello in mano. Dopo.

(da www.linchiesta.it)

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