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Confindustria: urgente un piano per reindustrializzare l'Italia. Puntare su manifattura per far ripartire la crescita

Centro studi di Confindustria

Per il CsC (Centro studi di Confindustria) la politica industriale è indispensabile per spingere l'Italia verso nuove frontiere tecnologiche e guidarla su percorsi di sviluppo a più elevato potenziale, accelerando il recupero del terreno perso negli ultimi anni. Occorre con urgenza favorire la creazione di un sistema forte di relazioni tra imprese, universita' ed enti di ricerca, capace di generare nuove conoscenze e nuove competenze, attrarre forza lavoro qualificata e porre le basi di una crescita più elevata e sostenibile. Il primo passo della nuova attenzione all'industria e di un disegno della politica industriale sta nel riconoscere che anche interventi legislativi non espressamente indirizzati al manifatturiero hanno degli impatti significativi sul tessuto produttivo del Paese. Perché «in Italia per ogni euro di aumento della produzione manifatturiera, il Pil sale quasi del doppio». Il rapporto avverte che «se non si ricostituisce il tessuto manifatturiero del Paese, che ha visto crollare il valore aggiunto del 17,0% tra il 2007 e il 2014 (-660 mila occupati), le prospettive di crescita dell'intera economia resteranno modeste negli anni a venire, schiacciate da una bassa dinamica della produttività».

Di questi impatti bisogna sempre tenere conto. A cominciare dal Documento di economia e finanza (Def) e dal Piano nazionale della ricerca (Pnr), entrambi attualmente in discussione in Parlamento. Confindustria sottolinea «l'urgenza di un piano per reindustrializzare l'Italia». «Nell'attuale contesto di sofferenza di una parte rilevante sistema produttivo italiano - indica un rapporto del centro studi di via dell'Astronomia -, la politica industriale è quindi indispensabile per spingere il Paese verso nuove frontiere tecnologiche e guidare l'economia su percorsi di crescita a più elevato potenziale, accelerando il recupero del terreno perso nel corso degli ultimi anni».

L'economia italiana , sottolinea lo studio, «è avviata faticosamente sulla strada della risalita, dopo la doppia recessione che, dal 2008, ha fatto calare il Pil del 9,1%». Lo studio degli economisti di Viale dell’Astronomia evidenzia indicando che «circa la metà di questa diminuzione ha purtroppo carattere persistente e non ciclico, frutto della distruzione di capacità produttiva, che a sua volta si è tradotta in riduzione permanente dell'occupazione, della domanda interna e in ultima analisi del potenziale di crescita del Paese».

Allegato

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(dal Sole 24 Ore - 18 aprile 2016)

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