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cosa fare per salvare l'europa.

di Francesco Giavazzi.

Il Consiglio europeo del 18 febbraio potrebbe essere uno dei piu importanti nella storia recente dell'Unione. Nubi scure si addensano sulle istituzioni europee: se il Consiglio si dimostrasse incapace di affrontarle - o peggio, facesse finta di nulla - fra qualche anno quelle istituzioni, dall'Unione monetaria alla stessa Unione Europea, potrebbero non esserci più.

Io penso ci pentiremmo di averne passivamente accettato la dissoluzione. Soprattutto se ne pentirebbero i Paesi del Sud dell'Europa che, ritrovatisi soli, più difficilmente riuscirebbero ad arginare la pressione demografica che su di essi si esercita dall'altra sponda del Mediterraneo.
E' venuto il momento, a Bruxelles, come a Roma, Berlino e Madrid, di smetterla di litigare su qualche cifra decimale e prendere in mano le redini del futuro di questo Vecchio Continente. Il momento - penso ai capi di governo che parteciperanno a quel Consiglio europeo - di essere degli statisti, non politici preoccupati solo del prossimo sondaggio.

Al presidente del Consiglio italiano e alla cancelliera tedesca avevamo chiesto, prima del loro incontro a Berlino di due settimane fa, che non ci facessero rimpiangere Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer. E' stata un'occasione sprecata. Ciascuna delle nubi che si addensano sull'Europa potrebbe essere facilmente fugata: è la loro concomitanza che può distruggere le istituzioni.
L'Unione minaccia di sospendere la Grecia da Schengen se non si dimostrerà capace di controllare il flusso dei rifugiati.
Noi facciamo fatica a controllare un'isola, Lampedusa, che dista 300 chilometri dalla costa libica. Di isole la Grecia ne ha qualche migliaia, alcune a poche centinaia di metri dalla Turchia, il Paese da cui arrivano gli esuli siriani. Che cosa pensiamo accada se, chiudendo le sue frontiere, trasformiamo la Grecia in un grande campo profughi? Pensiamo davvero che quel Paese continuerebbe sulla strada che ha intrapreso, in ritardo ma con coraggio, per rimanere nell'euro?
La partita con Londra indebolirà l'Unione qualunque sarà il risultato del referendum sulla permanenza o meno nell'Ue. Se il negoziato offrirà sufficienti concessioni per convincere i britannici a rimanere nell'Unione, il giorno dopo polacchi, danesi, svedesi, ungheresi e chissà quanti altri, chiederanno un medesimo trattamento. Se invece la Gran Bretagna uscirà si spezzerà un tabù e la domanda sarà: chi dopo Londra?

La Commissione europea ha assunto una posizione assurda nei confronti dell'Italia. Roma non chiede, come potrebbe, che il costo che paghiamo per far fronte all'afflusso di rifugiati - sbarcano a Lampedusa, non a Lisbona - sia suddiviso fra tutti i Paesi dell'Unione. Chiede solo che quelle spese siano escluse dalle cifre cui si applicano le regole europee sui conti pubblici. Cioè di non dover fare una manovra aggiuntiva solo per questo motivo (è possibile che dovremo farla comunque, ma questo è un problema diverso). Il Signor Juncker non demorde e Matteo Renzi non poteva sperare in un'occasione migliore per mostrarsi inflessibile e crescere nei sondaggi. Andrà a finir male. Violeremo le regole, la Commissione chiederà che vengano applicate le sanzioni e la questione finirà alla Corte di giustizia europea. Pazienza, non fosse per il fatto che le cattive abitudini si diffondono rapidamente.

Il nuovo governo socialista portoghese ha accettato solo in parte le osservazioni della Commissione sulla legge di Stabilità e qualche ministro ha proposto, se il Paese subisse delle sanzioni, di mettere il veto all'accordo con Londra. Se scivola su questi temi, il Consiglio europeo ne esce solo parlando d'altro. Ancora una volta un'occasione sprecata.
Eppure non sarebbe difficile comportarsi da statisti. I rifugiati siriani pongono molti problemi, ma offrono anche una grande opportunità. Solo Angela Merkel sembra aver capito che potrebbero essere i figli dei rifugiati di oggi a pagare fra vent'anni le nostre pensioni. E' così difficile spostare il problema dei rifugiati dai singoli Paesi all'Europa, affrontandolo con risorse ad hoc ? Ad esempio rifinanziando adeguatamente Frontex (l'agenzia che gestisce le frontiere dell'Unione) trasformandola nell'embrione di una forza di sicurezza europea: Frontex, che dovrebbe proteggere circa 80.000 chilometri di frontiera, ha per il 2016 un bilancio di 254 milioni di euro. In confronto, il bilancio della città di Milano è di circa 5 miliardi. Si potrebbe sfruttare questa occasione per costruire un embrione di quel bilancio europeo comune senza il quale è difficile che l'Unione abbia un futuro.

Negli Stati Uniti d'America fu la guerra civile combattuta fra il 1861 e il 1865 a infrangere le resistenze al federalismo fiscale. I rifugiati come occasione, non solo un problema.
Le istituzioni si costruiscono con idee coraggiose, ma anche giorno per giorno. L'Unione bancaria è incompleta: non sopravviverà senza un'assicurazione comune sui depositi e un fondo europeo per gestire i fallimenti bancari. Esiste un Rapporto, scritto da cinque presidenti (Parlamento europeo, Consiglio, Commissione, Bce ed Eurogruppo), con proposte timide ma concrete. E' troppo chiedere che il Consiglio del 18 febbraio ne discuta e dica che ne pensa?

(dal Corriere della Sera - 7 febbraio 2016)

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