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La paura di perdere lo spazio al centro

di Lina Palmerini

L'uscita di Gaetano Quagliariello dal partito di Alfano avviene in un momento politicamente significativo. Da un lato Matteo Renzi ha portato a casa le riforme istituzionali dall'altro sta preparando una legge di stabilità che, su alcune misure, ricorda da vicino punti del programma di centro-destra. In sostanza, con le nuove regole elettorali – che si completano con la riforma del Senato - il premier ha tagliato lo spazio per le piccole forze di centro portando il sistema verso una competizione tra due o tre grandi partiti.

Ma è con le misure economiche che “aggredisce” l'elettorato moderato, l'unico davvero appetibile e conquistabile perché privo di una rappresentanza coesa e di una leadership forte.
Questo è il dilemma in cui si trova Ncd schiacciato tra la casa democratica e quella in disfacimento del centro-destra berlusconiano.

Quel progetto di costruire un'area-cuscinetto tra Pd e la destra crolla sotto la pressione dell'Italicum e per effetto di una politica economica renziana che non è più quella tradizionale di sinistra. Tagliare le tasse sulla casa, introdurre misure fiscali a favore dell'impresa, alzare la soglia per il contante a tremila euro sono provvedimenti che inglobano uno spazio politico che va da Ncd fino a Forza Italia. È come se la presenza del partito di Alfano diventasse superflua sul piano dei contenuti. Dovevano essere la “sentinella” liberale ma quel posto è stato preso dallo stesso premier che preferisce lasciare scoperto il fianco sinistro piuttosto che quello di centro-destra. Un calcolo che sul piano elettorale torna. E infatti lo spazio di Fassina-Civati-Landini, al momento vale molto poco mentre è quello moderato che è decisivo ai fini di un futuro ballottaggio.

In questo calcolo di Renzi c'è già la proiezione di uno scenario in cui il suo avversario alle prossime elezioni nazionali non sarà un rinato Berlusconi o Salvini ma il Movimento 5 Stelle.
In questo schema il ruolo di Ncd non c'è, si perde. E infatti c'è chi già pensa di entrare nel Pd e chi invece, come Quagliariello, tenta di entrare nell'altra porta, quella del centro-destra scegliendo di passare all'opposizione.

Al momento, però, l'operazione appare più un'avventura parlamentare, una tattica di sopravvivenza che non un progetto politico. Semplicemente perché un progetto non ce l'ha nemmeno Forza Italia, figurarsi i gruppi satellite che gli girano intorno nella speranza che Berlusconi batta un colpo o per tornare in campo o per lasciarlo definitivamente. Riuscire a occupare di nuovo quel territorio moderato sarà possibile solo se Renzi fallirà la sua scommessa.

È possibile che questo piccolo smottamento provocato da Quagliariello darà problemi alla maggioranza: come si sa al Senato i numeri sono risicati ma anche su questo fronte vanno fatte due considerazioni. La prima è che la riforma del Senato è passata con numeri ampi, 179, quindi al momento non si vede un rischio immediato. L'altra considerazione, più politica, è che il primo effetto dell'addio di Quagliariello è di valorizzare il ruolo di Denis Verdini che a questo punto diventa una vera stampella per il Governo Renzi.
Se all'inizio era nato per coprire la maggioranza a sinistra, a causa del conflitto con i bersaniani, adesso va a garantire con i numeri la fascia di Ncd sempre in fibrillazione a causa di un futuro incertissimo. Insomma, la piccola frana del partito di Alfano al momento viene recuperata dall'apporto dei verdiniani che garantiscono il Governo. E comunque, proprio perché il futuro è incerto, allungare la legislatura sarà il primum vivere di tutti i senatori in bilico.

(dal Sole 24 Ore - 15 ottobre 2015)

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