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A SUA ALTEZZA SERENISSIMA MIMMO I (E SPERIAMO ULTIMO) RE DI LUCCA

 

Cavalier Goffredo Pensabene

 

Una volta nel mezzo di una piazza

Nella città del cerchio arborato

C’era una statua di marmo pregiato

E a toglierla sembrava un’idea pazza

 

Ma un giorno un gran brigante spergiurò

Che lui avrebbe promosso per amore

Il bene della sua città del cuore

E a organizzar concerti  incominciò

 

I primi anni se ne stette quieto

Limitandosi senza gran rumore

Ad occupar le piazze alcune ore

Mostrando gran sorrisi e volto lieto

 

Quando s’accorse poi che i bottegai

Per smerciare  panini e mortadella

Venderebbero madre e anche sorella

Fece una lista dei meriti e dei guai

 

“S’io meritai di voi o tanto o poco”

(Chissà dove avea udito questa frase

Sapendo sol l’economia di base)

“Ora voglio disporre di ogni loco:

 

Le chiese, i monumenti e ogni palazzo

Voglio che siano rasi tutti al suolo

Rimanga entro le mura il palco solo

Perché possa godersi ogni ragazzo

 

La musica di quattro rintronati,

carichi d’anni come il primo topo,

Che vengon qui allettati dallo scopo

Di fare soldi ed essere acclamati.

 

E intanto io raggiungo l’obiettivo

Di metterla nel fiocco a tutti quanti

Portando a Lucca un gruppo di cantanti

E metter le finanze mie in attivo.

 

Quindi da oggi voglio, e così sia,

Che la statua di Luisa di Borbone

Sia per bene imballata in un telone

e messa in magazzino in Pelleria

 

ed io giuro e confermo senza fallo:

quando i concerti sono terminati

e tutti quanti i soldi avrò intascati

verrà rimessa sul suo piedistallo.

 

E voglio che rimessa sia al suo posto

Dal sindaco e la giunta comunale

Che faccian per un dì da manovale.

Così dev’esser che così ho disposto!”

 

Aggiunse poi con tono perentorio:

“Non osate mandarmi a quel paese

O tutta Lucca ne farà le spese.”

Roba che neanche ai tempi del littorio!

 

Tutti quanti si misero a pensare

Si fecero sondaggi e dei confronti

I bottegai fecero solo i conti:

il Mimmo si doveva contentare

 

sperando che sloggiati poi i Borboni

non gli venisse in mente per iattura

di demolire un pezzo delle mura

e i lucchesi  rimangan zitti e buoni.

 

Va’ o canzone ai peori di Lucca

Da’ loro un bel nocchino sugli orecchi

Che a un marpione fan più salamelecchi

Di quanti n’ebbe Dante da Gentucca!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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