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La Grecia è l'autunno di Renzi

di Lina Palmerini

È vero che la Grecia trascina una serie di effetti sui conti italiani e sulla ripresa ma il tema non è solo economico. Per Renzi il sentiero è stretto anche in Parlamento. In autunno chi voterà i tagli alla spesa promessi dal Governo? Nel 2016 si prepara, infatti, un altro round elettorale: il voto nelle grandi città.
In queste ore si parla di come l'esito della vicenda greca possa condizionare i conti italiani, il Tesoro replica a Standard & Poor's e l'Istat mette sull'avviso che la ripresa prosegue ma «sul quadro macroeconomico pesa l'incognita relativa agli sviluppi della crisi greca». Circostanze più complicate, quindi, che tuttavia non si limitano alla finanza pubblica. Il quadro politico è altrettanto complicato per una ragione essenziale: che se Renzi davvero andrà avanti sul taglio di spesa per finanziare anche il calo delle tasse difficilmente troverà un Parlamento pronto a votarlo. La minoranza del Pd, come è già successo su altre partite economiche, troverà il modo di differenziarsi e il resto dei partiti non sembra affatto disposto a fare un favore al Governo pagando anche un minimo prezzo politico. Già, perché il conto arriverà presto visto che nel 2016 si voterà nelle grandi città italiane, da Milano a Napoli. Un test elettorale importante, al pari delle regionali e forse di più.

E dunque sarà molto facile vedere i partiti sulle barricate a cominciare dalla Lega di Salvini al Movimento 5 Stelle passando per Forza Italia fino, appunto, alle difficili mediazioni che si dovranno trovare dentro il partito del premier. Tra l'altro per il Parlamento italiano sarebbe davvero una prima volta: cioè, il primo voto su un taglio di spesa così rilevante se è vero che il Governo prepara una sforbiciata da 10 miliardi. Un inedito per l'Italia che ha conosciuto riduzioni di spesa corrente ma di entità molto inferiori mentre da anni rincorre il mito della spending review, cioè di un taglio selettivo della spesa. Ecco quindi che il dilemma per Renzi non è solo economico ma deve combinarsi con una trattativa politica. Che sarebbe comunque difficile vista l'assenza di precedenti ma che si complica ulteriormente con il voto nelle grandi città e con i margini che ciascun partito vuole per fare campagna elettorale. E, naturalmente, che vuole anche Renzi per trovare la sua rivincita.

Insomma, la partita d'autunno non ha solo il punto di domanda della questione greca e dei riflessi sull'Italia ma anche la gestione politica della nuova legge di stabilità. Che sarà la vera chance del premier: senza ripresa economica rischia davvero di perdere la presa sul Paese e di doversi confrontare subito con un insuccesso nella tornata elettorale di primavera.

I rumors del Transatlantico cominciano a segnalare rimpasti di governo a settembre. Può darsi che ciò accada anche se è più facile in teoria. In pratica, invece, vorrebbe dire aprire un tavolo in cui tutti ricominciano a trattare sui propri posti. È possibile invece che questa operazione sia legata a una nuova strategia parlamentare che consenta al premier di non rischiare il fallimento con la legge di stabilità. Quella è la sua vera occasione e, quindi, o deve serrare i ranghi del suo partito e della maggioranza; o deve cercarsi i voti altrove, tra i gruppi misti oppure, addirittura, in Forza Italia. Gli serve, insomma, una nuova operazione politica che non sia una riedizione del Nazareno ma che si concretizzi in un patto che dia numeri certi alla Camera e soprattutto al Senato.

È vero che in questa vicenda greca si è ritagliato un ruolo accanto alla Merkel ma l'Europa può fargli fare solo un pezzo di strada nella concessione di flessibilità. Il pezzo che manca deve farlo da solo. E in un Parlamento non proprio amichevole come si vede già dalla riforma del Senato presa d'assalto anche dalla minoranza interna del suo partito.

(dal Sole 24 Ore - 4 luglio 2015)

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