di Antonio Rossetti
Ancora per qualche giorno si parlerà delle elezioni regionali e di argomenti legati alle vicende di alcuni soggetti che hanno fatto parlare di se, ma poco degli obiettivi dei loro programmi, e poi tutto andrà in archivio.
Fra poco tempo si parlerà di altro fino alla prossima scadenza elettorale, tuttavia, mi pare utile tentare una riflessione, seppure parziale, sulle ragioni di fondo che hanno determinato la scelta di non partecipare, comunque, di non esprimere un voto valido da parte della maggioranza degli aventi diritto al voto.
L'astensione supera il 50%.
Un dato tanto evidente sul quale molti fingono di non vedere, oppure intendono non esaminare, anche perché non sono interessati a questo argomento, non essendo stabilito il quorum, come avviene nel caso di un referendum. Per le elezioni regionali il risultato vale anche se partecipano in pochi.
Per assurdo nei comuni dove si presenta una sola lista è vincolante il quorum del 50% più uno per la validità del voto, in altri casi questo non è previsto.
Mi pare un argomento che merita una attenzione da approfondire e che non può essere trascurato.
Quale rappresentatività può vantare una persona che è eletta da una consistente minoranza degli elettori e poi pretende di rappresentarli tutti?
So bene che chi non partecipa lo fa a suo danno, ma gli ostacoli non rimossi sono molti e sarà bene esaminarli e rimuoverli, per evitare di ritornare ad elezioni”elitarie”, in passato determinate da altre ragioni ( reddito, censo, scuola) e non dalla volontà dei singoli.
La Toscana, un tempo, era di esempio, insieme alla Emilia Romagna, per l'alta percentuale di votanti, oggi è al di sotto della soglia del 50%.
- In occasione delle elezioni politiche del 2013, la percentuale dei votanti era:
Votanti provincia di Lucca 80,27%;
Votanti Toscana 79,19%;
Votanti Italia 75,19 (Massima Emilia Romagna 82, 09 e minima Calabria 63,5%) .
Con le regionali del 2015 nel comune di Lucca, depurata dalle schede bianche e nulle, si arriva ad una partecipazione con voto valido espresso del 38,16% circa .
Quanti perché.
Sono molti, tra questi il “clima politico”.
La disputa, a cielo aperto, all'interno del Pd che ha assunto toni di rottura vicina e di minaccia di voto contrario, alla linea della maggioranza nel partito, su tutti i progetti di riforma (lavoro, scuola, legge elettorale, riforme costituzionali). La lite presente nel partito di Forza Italia, una nuova rottura si è consumata con la formazione del gruppo al Senato dei 12 “fittiani” e potrebbe non esser conclusa. In questo clima altre formazioni politiche si sono avvantaggiate, ma molti elettori hanno scelto di restare fuori dai seggi.
Il clima sociale che risente della gravissima situazione nella quale si trovano i disoccupati, giovani e non più giovani; la vicenda delle pensioni, che riappare continuamente, che è fonte di preoccupazione per pensionati e familiari; la vicenda legata alle guerre nel mondo ed in particolare alle atrocità nel nord Africa che stanno determinando fughe per non morire e che vedono il nostro paese al centro di consistenti flussi di immigrazione; le vicende legate alla sicurezza ed alla cosiddetta micro criminalità.
Con riferimento alle Regioni, per le quali si è votato il 31 maggio 2015, dobbiamo considerare che vi sono partite ancora aperte relative all'utilizzo dei soldi dei cittadini, si chiama rimborsopoli, ma si legge spreco, vitalizi esagerati, indennità troppo elevate, in molti casi non si vanno a considerare neppure le condizioni basilari per averne titolo. Come è possibile che a tutti i livelli, dove le indennità non sono regolate in forma di gettone di presenza, si possano ricevere cifre da capo giro senza neppure essere legate ne alla presenza e neppure alla produzione di atti e provvedimenti?
Se è vero che alcune regioni sono state sciolte e si è votato in anticipo risulta evidente come non sia stato compreso il malessere e il distacco profondo verso questo Livello istituzionale; infatti, non c'è stata, in nessuna regione, una significativa presa d'atto e tanto meno sono stati approvati provvedimenti tali da far percepire, ai cittadini, che le cose cambiano in meglio e che la lotta e gli sprechi, disservizi ed al malaffare è tra le azioni prioritarie e costanti.
Che sia la magistratura a riformare le regioni è un paradosso, ma se continuano a compiere reati che cosa possono attendersi questi signori?
Come potevano sperare di ricevere il consenso da parte di elettori?
Il voto, per molti, assumeva il significato di sostegno a persone impresentabili.
Ovviamente con l'eccezione di coloro che vivono l'esperienza politica in modo corretto.
Anche a livello locale le amministrazioni sono in grande crisi di credibilità, la sicurezza, i servizi, le imposte locali, tutto si lega.
Unitarietà di giudizio
L'indicazione di alcuni argomenti che riguardano il livello nazionale, regionale e locale sta a rappresentare la convinzione che l'elettore, nel momento del voto, esprime valutazioni non segmentate, il voto è l'espressione di una condizione personale e di gruppo che è riferita alla politica in generale, e così lo è per chi non partecipa alla consultazione elettorale. Dire che una consultazione non riguarda il livello di Governo se è regionale, lo stesso vale per gli altri livelli, mi pare inutile, il giudizio è alla politica nel suo insieme. Qualche accentuazione personale sul livello locale è ancora presente, ma l'idea che la politica non sia buona cosa, non salva nessuno. Da qui occorre riaprire il discorso ed il confronto con i cittadini-elettori.
Si può essere ottimisti per il futuro?
A dire il vero gli spazi sono ristretti, sono lontani i tempi della partecipazione attiva nelle sedi dei partiti, nelle sezioni, la stessa esperienza delle circoscrizioni era una opportunità per esperienze genuine nei territori, inoltre, negli anni dal 1970 fino al 1990 erano circa 170 mila i delegati di fabbrica o che partecipavano alla vita sociale dentro e fuori il luogo di lavoro, un patrimonio importante per il Paese.
Oggi, si pensa di sostituire la relazione tra le persone con altri mezzi, ormai ampiamente diffusi, ma il rapporto con le persone si inaridisce e non è affidabile.
Un clik non è la relazione, la discussione, il confronto, e sarà difficile riaprire una stagione di partecipazione convinta a tutti i livelli se non si riaprono spazi di confronto.
Parlare di forme di partito è ancora più difficile, si salvano poche realtà e non si può assegnare ai partiti cartello o alle forme di partito personale. Il ruolo di forze organizzate e articolate con organi e attività diffuse e democraticamente vissute. Neppure il Pd in Toscana si salva dalla crisi di partecipazione.
Dalle elezioni regionali 2010 a quelle del 2015, i voti in cifra assoluta sono passati da 1.055.751 a 656.498 (la differenza in cinque anni e’ di 399.253 voti in meno). Non sembra un dato da sottovalutare per chi fa della partecipazione un punto di forza. Ci sarà un problema per la vita delle realtà territoriali del partito ?
Il rischio si nasconde dietro alle scorciatoie.
La vicenda della scuola, del lavoro, delle pensioni e altre vicende dimostrano la necessità di confrontarsi ed ascoltare, non si tratta di inutili formalità senza contenuto. Ciò non significa che non si debba decidere da parte di chi ne ha la responsabilità, ma i ripetuti interventi, le correzioni continue su materie delicate, quali pensioni, lavoro, confermano che si sono commessi errori, spesso legati alla fretta e non ad una visione larga delle azioni e di provvedimenti da adottare.
In questo “futuro prossimo”sono necessari atti che “facciano toccare con mano” ciò che di nuovo e di utile viene realizzato.
Ci sono provvedimenti, rilevanti, che però non rendono evidente l'idea del cambiamento, richiedono tempo, altri che contraddicono il cambiamento, mentre sono necessari quelli che consentono di “vivere” il cambiamento.
Le assunzioni dei giovani sono un atto concreto, le assunzioni di 100 mila precari nella suola altrettanto, seppure parziale, sul sistema fiscale e per i redditi bassi si deve intervenire, per l'economia e gli investimenti, sui costi della politica, si devono rendere tangibili i risultati.
Essere ottimisti, con prudenza, significa poggiare la credibilità sui risultati già raggiunti per andare oltre, di questo il presidente del Consiglio e il Governo, e tutti i livelli amministrativi,dovranno prendere atto rapidamente ed agire senza perdere altro tempo.
Lucca, 5 giugno 2015