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Italicum in Parlamento. La prova del fuoco

di Paolo Razzuoli

Tutti abbiamo ascoltato le molte voci che si levano dalla minoranza Pd e dalle altre forze di opposizione per denunciare il presunto "Vulnus" consumato ai danni del Parlamento, dalla decisione del Governo di porre la questione di fiducia sull'Italicum. Qualcuno ha detto che con la fiducia Renzi vincera' su un cumolo di macerie.
Chi afferma queste cose pero', dimentica che il Governo Renzi e' nato proprio come risposta alle macerie della cosiddetta "Seconda Repubblica", ed e' il tentativo di rimettere in moto il Paese, dopo la non vittoria della sinistra alle elezioni del febbraio 2013 e della sentenza della Corte Costituzionale che ha demolito il "porcellum". A questo proposito non dobbiamo dimenticare che la sentenza e' arrivata dopo i ripetuti insuccessi dei vari tentativi messi in campo per la modifica della legge elettorale. Insuccessi che, diciamolo con franchezza, lasciano pensare che in definitiva questa in pubblico vituperata legge elettorale, sotto sotto non dispiacesse poi cosi' tanto....
"A pensar male si andra' forse anche all'Inferno, ma spesso ci si indovina".

Forse a causa della memoria un po' troppo corta, Chi oggi grida all'attacco alla democrazia dimentica che ha voluto (e/o benevolmente tollerato) una legge elettorale ben piu' antidemocratica. Una legge che e' riuscita a reintrodurre in Italia una cifra propria del feudalesimo: i ruoli non dipendevano dal consenso elettorale bensi' dai desideri del capo. Questo e' stato il senso delle liste bloccate della legge del 2005.

Sentendo in giro, l'opinione pubblica ha un po' piu' di memoria, ed il ricordo dei fatti e' per fortuna presente.
A convincere gli italiani non potranno quindi essere ne' gli arzigogolati discorsi dei soliti politici, ne' quelli di altri, aspiranti capilista di liste bloccate.
La nuova legge non e' certo perfetta. Con il suo impasto di proporzionale, di maggioritario e di doppio turno, e' verosimilmente un "unicum" in Europa. Tuttavia e' un positivo passo in avanti rispetto a quella precedente e, credo sia difficile poterlo smentire, raccoglie istanze che sono emerse un po' da tutti coloro che in questi anni si sono misurati con il dibattito sull'argomento.

Sentir poi parlare di morte della democrazia, e' semplicemente ridicolo. Pensiamo un attimo da chi vengono queste prediche. Voglio dire, con forza, che la vera democrazia e' una cosa troppo seria ed importante, perche' possa essere strumentalizzata da forze politiche e/o personaggi che ne hanno fatto ampiamente scempio.

La polemica della minoranza Pd sa poi tanto di voglia di rivincita; non e' forse che si spera di usare la legge elettorale quale grimaldello per rimettere in gioco la bersaniana "ditta"?
Ebbene, se cosi' fosse, Di questo penso che il Paese non avverta proprio la necessita'.

renzi ha dalla sua un formidabile argomento che piu' o meno puo' essere detto cosi': o con me o come prima.
Mettersi contro questo argomento fino a far cadere la legge o a far cadere il governo, richiederebbe un progetto politico che non hanno ne' la minoranza Pd ne' gli altri partiti di opposizione. Minoranza e partiti che sono essi stessi gran parte delle macerie su cui Renzi ha edificato l'edificio del suo progetto.

Renzi ha ben chiaro il quadro e ricorre alla forzatura estrema del voto di fiducia: o prendere tutto o perdere tutto. Una partita il cui esito appare scontato, salvo vedere quale sara' la differenza gol.

Altro discorso e' quello sul dopo.
Nell'immediato, in buona parte sara' cio' che Renzi vorra' che sia. Il suo profilo di arbitro della situazione emergera' rafforzato dall'arma carica di una legge elettorale che il premier-segretario potra' usare in qualsiasi momento. E' vero che lo scioglimento delle Camere e' prerogativa del capo dello Stato; ma e' pur vero che Renzi, di fronte ad una situazione di difficolta' in cui dovesse trovarsi, non avra' difficolta' a convincere che l'unica strada per non arrestare il processo riformatore e' quella di sottoporlo al giudizio del corpo elettorale.

Quale poi potra' essere l'evoluzione del quadro politico e' problema impossibile da prevedere, nemmeno con la sfera di cristallo. In un momento in cui sono venuti meno tutti i punti di riferimento, e' impossibile sapere su quali direttrici potra' ricomporsi il quadro politico. Certo rispetto a questa ricomposizione, Renzi potra' giocare un ruolo decisivo. Ma non solo lui. I nuovi scenari della globalizzazione richiedono all'Italia ed all'Europa un adeguamento dei tradizionali strumenti politici. Il contesto e' profondamente diverso dal passato; il tempo che viviamo ci pone di fronte a scenari che si succedono con ritmi estremamente accelerati.
La politica deve imparare a leggere questi scenari e a dotarsi di strumenti coerenti.

Renzi, dopo che avra' vinto la battaglia di questi giorni, dovra' dimostrare di saper cogliere a pieno i bisogni del Paese, al di la' di slogan e di ottimismi ostentati a volte con troppa facilita'. Cio' richiedera' la definizione delle coordinate di un nuovo progetto politico di cui egli potra' essere il propulsore.

Vincere e convincere, come si direbbe nel calcio, e' obbligatorio per i grandi leader.
Vinta la sfida di questi giorni, Renzi dovra' convincere il Paese che egli puo' realmente costituire il riferimento di un progetto politico di cambiamento.
Anche se nessuno di quelli che contano lo dicono, penso che un passaggio elettorale assai ravvicinato sia inevitabile.

Lucca, 29 aprile 2015

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