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I DATI ISTAT DICONO CHE PER IL LAVORO SIAMO IN RITARDO.

di Antonio Rossetti

I dati pubblicati dall'Istat sono la conferma di quanto sia complessa e difficile la"questione" del lavoro e dell'occupazione.( tabella in fondo al testo)

L'Istat rileva, cosi' come ha sempre fatto, ma sono altri a dover decidere.

Ripartiamo dai dati sull'occupazione per ribadire la centralita'del lavoro inteso come impresa e occupati. Nel corso degli anni, recenti, si sono avuti numerosi provvedimenti; nella maggior parte dei casi si e' trattato di misure tampone, che si aggiungevano a misure esistenti, in assenza di un quadro di riferimento strategico definito.

I dati e un passato con errori e ritardi

Nell'elenco ci sono provvedimenti di legge per i contratti di formazione e lavoro, contratti a tempo parziale, a tempo determinato, contratti di solidarieta', lavori socialmente utili, per giungere alla fase di provvedimenti piu' attenti al fenomeno della disoccupazione giovanile, apprendistato, rinnovo dei contratti a tempo determinato, mentre per la parte delle strutture, oltre alle agenzie private i centri per l'impiego. Dal 1993, anno in cui viene sottoscritto un accordo tra le parti sociali e il governo sulla materia, sono passati oltre 20 anni.

I mali, si potrebbe dire così, sono più o meno gli stessi.

L’analisi non manca, anzi abbondano i dati che vengono presentati con cadenze sempre più ravvicinate, spesso sovrapponendosi,talvolta, confondendo le opinioni. Da parte dell’ Istat, Banca d’Italia, Censis, Confindustria, Sindacati, Cgia di Mestre, Camere di Commercio, non si può certo dire che mancano i dati informativi.

Siamo comunque rimasti nella stessa logica dei provvedimenti dettati dall’urgenza, quasi tutti, di tipo passivo, per affrontare situazioni di disoccupazione, di cassa integrazione, di prepensionamenti, esodati.

Provvedimenti di per se inevitabili proprio perché è inefficacie una azione che invece abbia come obbiettivo quello di retribuire per lavorare e non indennizzare, in modo insufficiente per molti, senza lavorare.

Le politiche attive: creare lavoro

Un ragionamento non nuovo e che vede indirizzi precisi da parte dell’Unione europea proprio per capovolgere l’impiego delle risorse da destinare per creare lavoro e l’occupazione.

La difficolta’ per favorire occupazione è confermata dal “flop” relativo al “bonus” per l’assunzione di giovani tra 18 e 29 anni, secondo i dati Inps, fermo a 22.000 rispetto all’ipotesi dei 100 mila, anche se occorre precisare che l’intervento è stabilito per il periodo 2013 - 2015, quindi è modesto il risultato ad oggi. Sono ovviamente da indagare i motivi dell’insuccesso per cercare di rendere raggiungibile l’obiettivo.

Comunque questo risultato fa capire che non bastano i provvedimenti assunti a livello centrale per creare posti di lavoro.
Mi soffermerò proprio su questi due argomenti, i provvedimenti del governo centrale e le azioni sul territorio.

Le scelte del Governo Nazionale

Il governo centrale, e l’Unione europea, hanno possibilita’ di incidere sui temi del lavoro e dell’impresa, in generale, sia attraverso provvedimenti che riducono il costo del denaro, il costo del lavoro per impresa e lavoratori (riducendo gli oneri a carico delle imprese e dei lavoratori), può, il Governo incentivare i consumi di un settore o un altro, ridurre i costi esterni all’impresa, eliminare gli ostacoli burocratici e migliorare alcuni servizi, e altro ancora. Si tratta di provvedimenti importanti che richiedono coerenza e strategia sia per competere sui mercati mondiali sia per migliorare il mercato interno.

Una competitivita’ che richiede, sempre più, capacita’ di ampliare il raggio delle destinazioni dei nostri prodotti e di collaborazione con altri Paesi. il viaggio In Cina del Presidente del Consiglio affiancato da alcune grandi imprese è importante, ma non si dovra’ sottovalutare il grande valore delle nostre aziende, di piccola dimensione, che devono trovare sostegno nella conquista di nuovi mercati, senza esporsi a rischi insostenibili.

Le azioni “nel territorio”

L’incontro tra domanda e offerta di lavoro, la gestione delle attivita’ formative, i servizi alle imprese, l’eliminazione degli ostacoli e la semplificazione delle procedure, richiedono azioni a livelli inferiori: regioni, provincie, comuni e altri soggetti a livello decentrato. Altrimenti si creano fratture che hanno effetti negativi, comunque non in linea con gli obiettivi indicati dal Governo.
Impresa difficile, se fosse stato facile nessun “Paese” si troverebbe in situazioni talvolta drammatiche. I numeri sono evidenti, non è la prima volta che in Italia si presentano situazioni di crisi occupazionale ed economica, ma ciò che preoccupa è il clima di sfiducia che da tempo è presente e investe tutti , in modo particolare gli oltre 3 milioni e 200 mila disoccupati insieme alle loro famiglie.

I risultati sono insufficienti

Il Ministro del Lavoro ci dice che sembra un paradosso che vi sia aumento di occupazione e di disoccupazione al tempo stesso, dovrebbe sapere bene che la disoccupazione che lui considera è quella esplicita, quella di chi si iscrive nella speranza di poter lavorare. Ciò evidenzia il passaggio da sfiduciato totale, colui o colei che non si iscrivono avendo perso anche la speranza di trovare un lavoro, a sfiduciato parziale, si iscrive e spera. E’ un passo in più, ma anche in questo caso il dato che si legge è evidente, iscritta o no nelle liste, la persona interessata è senza una occupazione.

Cambiare rispetto al passato è indispensabile

Per non cadere nel pessimismo inutile, è bene ribadire che ci sono livelli ordinati che devono scegliere di partecipare a questo grande progetto, che il Governo abbia strategie e obiettivi chiari, indispensabili anche per chi intende intraprendere una attivita’, che i provvedimenti, seppure nella gradualita’ dei tempi, abbiano coerenza nei contenuti.
Tutti i soggetti interessati, a livello decentrato, sono determinanti e devono essere parte attiva del disegno generale, chiarendo ruoli e competenze, in modo che non vi sia la gara a scaricare su altri peso e responsabilita’ degli insuccessi.

Tutto questo non sara’ sufficiente, tuttavia, è un passo nella direzione giusta per dare senso e dignita’ a chi vuole lavorare, attuando un principio fondamentale della nostra Costituzione, per restituire dignita’ alla persona e al lavoro.

Per l’Italia una circostanza favorevole

I passi compiuti dal Presidente del Consiglio nella direzione di una attenzione alla dimensione internazionale, e la guida dell’Europa da parte dello stesso, per i prossimi sei mesi, potrebbero favorire una maggiore attenzione al tema del lavoro e dell’occupazione e, speriamo, consentano di definire strategie, obiettivi e azioni coerenti per la crescita e il lavoro. Sarebbe una novita’ rispetto al recente passato.

Dati istat: Ancora in calo l'occupazione. Nel mese di maggio 2014 in diminuzione dello 0,3% su base annua (-61 mila).

Pubblicato l'1 luglio 2014)

Il tasso di occupazione, pari al 55,5%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali ma cala di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima.
Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 222 mila, aumenta dello 0,8% rispetto al mese precedente (+26 mila) e del 4,1% su base annua (+127 mila).
Il tasso di disoccupazione è pari al 12,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,5 punti nei dodici mesi.
I disoccupati tra i 15-24enni sono 700 mila. L'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 43,0%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in crescita di 4,2 punti nel confronto tendenziale.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,5% rispetto al mese precedente e dell'1,0% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 36,3%, diminuisce di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti su base annua.

Lucca, 2 luglio 2014

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