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Il percorso di integrazione europea. Come viene percepita L’Europa oggi?

 

 

Di Antonio Rossetti

 

 

L’Unione europea

Dopo, quasi 35 anni, dalla prima elezione del Parlamento Europeo del 1979

 

 

Con il Primo Luglio 2013, con l’adesione della Croazia, L’Unione Europea  comprende 28 Stati. Questo dato è da considerarsi un grande risultato.

Di grande rilievo è da considerare il contributo dell’unione europea alla costruzione della Pace e, all’interno  della stessa unione,  le attività tendenti ad una armonizzazione  delle condizioni  sociali, ed economiche sulla base di trattati che ne definivano i contenuti.

Si può dire che, oggi, la percezione dell’Unione Europea da parte dei cittadini italiani  segni risultati in crescita?

La percezione  dell’Europa come l’hanno immaginata i “fondatori” sia coloro che ne indicavano tappe graduali, per funzioni (vedi Jean  Monnet) e chi ne vedeva  soluzioni di tipo federalista (Ernesto Rossi, Altiero Spinelli)   è lontana dalla realtà, i passi compiuti sembrano insufficienti.

Nessuno può negare la difficoltà nella costruzione dell’Europa, esistono  sempre difficoltà  nel momento in cui si trasferiscono, ad altri livelli,  spazi di autonomia.

Gli  stati, sono tentati di resistere e sono preoccupati di perdere qualcosa ed è scarsa la convinzione che da questi passaggi vi siano vantaggi per tutti, perciò  restano prudenti e dubbiosi.

Da qui la continua tentazione di stare con un piede sempre sul confine nonostante vi sia stato un importante lavoro in questi anni, nella documentazione a corredo di questo intervento è possibile  comprendere la complessità e le difficoltà di passaggi avvenuti , in qualche circostanza  accade di chiedere ciò che esiste già ( vedi scelte  politiche per l’occupazione e la formazione dei giovani).

Ne dentro  per convinzione e ne fuori per convenienza, ma con tali atteggiamenti e con  comportamenti  contraddittori non si arriva al punto di rendere l’Unione Europea  un soggetto credibile e rappresentativo, tale da competere, sul piano internazionale, con gli Usa, la Cina, La Russia, l’India e gli altri Paesi che sono presenti e consistenti per popolazioni e risorse.

In questi giorni,  il Governo italiano,  ha espresso  grande soddisfazione per le aperture dell’Unione  per le politiche per il lavoro, in particolare per l’occupazione di giovani disoccupati o in cerca del primo lavoro,  al tempo stesso vi sono posizioni  di forte critica circa i il rispetto dei vincoli, che i Paesi dell’Unione hanno sottoscritto, resi difficili da sopportare stante la fase di grave crisi economica internazionale.

Inoltre risulta insufficiente il contributo di tutti gli stati aderenti al progredire del rafforzamento dell’Unione, con una evidente competizione tutta interna alla Ue, tra chi fa la guardia come un mastino e chi tenta di rappresentare una linea meno rigida (vedi rispettivamente Germania e Francia), quasi  si dovessero consumare tutte le energie all’interno dell’Unione, senza una ricerca convinta  delle condizioni che consentano di sprigionare il potenziale rappresentato da tutti e 28 i paesi sul piano delle relazioni internazionali ed essere  competitori di valore a livello mondiale in grado di valorizzare tutte le risorse sia naturali,  umane, economiche e tecnologiche presenti.

Non si intravede, o meglio non è percepita come tale,  una politica che  veda l’Europa protagonista delle strategie internazionali , neppure nel rapporto con le nuove potenze economiche, quali la Cina  e in un prossimo futuro, l’India, non solo in quanto  portatrici di risorse, naturali, economiche, culturali e storiche e, in particolare,  per la grande dimensione di popolazione e quindi di  risorse umane,  che vi abitano (tra India e Cina quasi la metà del mondo, circa 3 miliardi di persone).

Nonostante  la tecnologia e il sistema di comunicazione  che avvicina imprese e persone, difficilmente un piccolo stato, o una piccola impresa, salvo rare eccezioni, sarà in grado di conquistare relazioni di scambio in esportazione o importazione con realtà distanti, se non attraverso soggetti in grado di presentare il potenziale complessivo delle risorse   da porre in valore   al tavolo dei negoziati.

Pensare di cavarsela  con rapporti diretti di singoli stati (mi riferisco ai 28 dell’Ue) con potenze quali  quelle che nel mondo sono  di dimensioni  eccezionalmente vaste, è difficilissimo,e non garantisce la stabilità e la continuità-.

Questo non significa, come nella logica economica, sacrificare i rami secchi anche in Europa, ma valorizzarli in una dimensione più ampia e sostenerli perché  sia la qualità che la competitività siano rappresentati al meglio sia per le persone sia  per le economie e i territori.

L’equilibrio difficile tra spazi di autonomia e di trasferimento di poteri non è facile e non basta il confronto con altri sistemi, vedi Usa, ma si dovrà pur chiarire  quale dovrà divenire, in un futuro prossimo, l’assetto dell’Europa, se limitarsi a regolazioni interne, per lasciare ciascuno stato  al confronto con il resto del mondo, o dare  una prospettiva che non dia il senso della gabbia, ma della costruzione di una Europa viva e capace di parlare a nome dei  28 stati,  oggi, e di più se altre adesioni saranno accolte.

Le elezioni dell’anno prossimo presentano il rischio di una discussione che si attesta su posizioni del si o no all’Europa, o almeno a questa Europa, mentre sarebbe da preferire una discussione sui limiti attuali  per  ricercare  soluzioni per  far crescere l’Europa e renderla effettivamente, oltre che essere percepita, come una risorsa per gli stati e per i cittadini. 

In questo senso il contributo di riflessione proposto   si allarga alle tappe della costruzione europea, e sarà utile una più aggiornata riflessione anche sulle potenzialità e sulle risorse non impiegate per  rendere evidente  le molte opportunità non raccolte.

Quindi in Europa convinti, con    la  consapevolezza che  vi sono limiti strutturali (dalla costituzione alla formazione della rappresentanza), e di ruolo  strategico nelle politiche del pianeta, non solo in economia .

Per rendere  concreta una riflessione in questa materia molto complessa sono stati raccolti alcuni appunti sul processo storico della storia del processo di integrazione europea.

 abbiamo ripreso alcune parti di documentazione, che può divenire utile base per approfondimenti parziali, ma al tempo stesso interessanti al fine di una migliore comprensione del complesso percorso.   .

 

Lucca, 2 luglio 2013

 

 

Indice degli argomenti

 

Le tappe storiche

Unione Europea

Dichiarazioni, convenzioni, atti, trattati e accordi

Istituzioni, organismi e agenzie decentrate

Economia

Bilancio dell'Unione

Fondi strutturali

Diritti umani e democrazia

Politica estera

Strategia europea per l’occupazione

Coordinamento delle politiche

 

 

-        Le tappe storiche

 

Cronologia dell'integrazione europea

09/05/1950 La Dichiarazione Schuman esprime la volontà di un'Europa Unita che porterà all'istituzione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio.

18/04/1951 I sei stati fondatori nel 1951 (Germania Ovest, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo) firmano il trattato di Parigi, che istituisce ufficialmente la CECA.

23/05/1952 I sei stati firmano il trattato istitutivo della Comunità europea di difesa.

30/08/1954 L'Assemblea Nazionale Francese rigetta la CED, che non entrerà mai in vigore.

01/06/1955 Dal al 3 giugno si svolge la fondamentale Conferenza di Messina.

25/03/1957 I Trattati di Roma istituiscono la Comunità economica europea.

01/07/1968 Entra in vigore l'unione doganale.

01/01/1973 Danimarca, Irlanda e Regno Unito aderiscono alla CEE.

10/06/1979 Prime elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo.

01/01/1981 La Grecia aderisce alla CEE.

19/06/1983 I dieci paesi aderenti alle Comunità europee adottano la Dichiarazione solenne sull'Unione europea.

01/01/1986 Portogallo e Spagna aderiscono alla CEE.

03/10/1990 L'unificazione tedesca comporta l'adesione automatica della oramai ex Repubblica Democratica Tedesca alla CEE.

07/02/1992 I dodici stati CEE firmano il Trattato di Maastricht, che istituisce l'Unione europea.

01/11/1993 Entra in vigore il Trattato di Maastricht, che istituisce l'Unione europea.

01/01/1995 Austria, Finlandia e Svezia aderiscono all'Unione europea.

26/03/1995 In Francia, Benelux, Germania, Spagna e Portogallo entrano in vigore gli accordi di Schengen.

22/07/1997 La Dichiarazione sull'UEO istituisce una cooperazione rafforzata fra UE e UEO.

02/10/1997 I quindici stati membri dell'Unione firmano il Trattato di Amsterdam.

26/10/1997 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per l'Italia.

01/11/1997 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per l'Austria.

01/01/1999 Entra in vigore l'euro.

01/05/1999 Entra in vigore il Trattato di Amsterdam.

01/01/2000 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per la Grecia.

25/03/2000 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia.

19/04/2000 Regno Unito e Spagna firmano un accordo che estende la cittadinanza dell'Unione a Gibilterra, che diventa il primo territorio esterno del Regno Unito a entrare nei confini dell'UE.

11/12/2000 I quindici stati membri firmano il Trattato di Nizza.

15/12/2001 I quindici paesi dell'UE adottano la Dichiarazione di Laeken che prevede la creazione della Convenzione europea.

01/01/2002 L'euro diviene la valuta corrente di dodici paesi dell'Unione e anche di San Marino, Vaticano e Monaco, oltre che de facto nei territori del Montenegro e del Kosovo (all'epoca entrambi parte della confederazione di Serbia e Montenegro) e in Andorra.

01/01/2003 L'Unione succede all'ONU, in Bosnia ed Erzegovina, alla guida del contingente di pacificazione della regione.

01/02/2003 Entra in vigore il Trattato di Nizza.

01/05/2004 Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria aderiscono all'UE.

29/10/2004 Viene firmato a Roma il trattato che adotta una costituzione per l'Europa.

01/01/2007 Bulgaria e Romania aderiscono all'UE. La Slovenia adotta l'euro.

25/03/2007 L'UE compie 50 anni: in un vertice informale viene adottata la Dichiarazione di Berlino per cercare di sbloccare l'impasse costituzionale.

23/06/2007 Il Consiglio europeo trova l'accordo sul Trattato di riforma che sostituirà la Costituzione europea.

13/12/2007 I capi di stato e di governo firmano il trattato di Lisbona.

21/12/2007 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, Malta, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Slovenia e l'Ungheria.

01/01/2008 Cipro e Malta adottano l'euro, portando la zona euro a quindici membri.

01/01/2009 La Slovacchia adotta l'euro, portando la zona euro a sedici membri.

01/12/2009 Entra in vigore il Trattato di Lisbona.

01/01/2011 L'Estonia adotta l'euro, portando la zona euro a diciassette membri.

01/04/2012 Il diritto d'iniziativa dei cittadini europei consente a un milione di cittadini europei di prendere direttamente parte all'elaborazione delle politiche dell'UE, invitando la Commissione europea a presentare una proposta legislativa.

01/07/2013 La Commissione europea raccomanda tale data per l'adesione all'Unione della Croazia

01/01/2014 La Lettonia adotta l'euro, portando la zona euro a diciotto membri.

01/01/2014 Mayotte, dopo aver cambiato il suo status da collettività d'oltremare a dipartimento d'oltremare francese nel 2011, diventa ufficialmente territorio dell'Unione europea

 

 

 

a)   I padri fondatori dell'UE

I seguenti leader visionari hanno ispirato la creazione dell'Unione europea in cui viviamo oggi. Senza il loro impegno e la loro motivazione non potremmo vivere nella zona di pace e stabilità che oggi diamo per scontata. Combattenti della resistenza o avvocati, i padri fondatori erano un gruppo eterogeneo di persone mosse dagli stessi ideali: la pace, l'unità e la prosperità in Europa. Oltre ai padri fondatori presentati di seguito, molti altri hanno ispirato il progetto europeo e hanno lavorato instancabilmente per realizzarlo. Questa sezione relativa ai padri fondatori è pertanto un lavoro in evoluzione.

·                     Konrad AdenauerKonrad Adenauer

·                     Joseph BechJoseph Bech

·                     Johan BeyenJohan Beyen

·                     Winston ChurchillWinston Churchill

·                     Alcide De GasperiAlcide De Gasperi

·                     Walter HallsteinWalter Hallstein

·                     Sicco MansholtSicco Mansholt

·                     Jean MonnetJean Monnet

·                     Robert SchumanRobert Schuman

·                     Paul-Henri SpaakPaul-Henri Spaak

·                     Altiero SpinelliAltiero Spinelli

1945 - 1959

Un’Europa di pace – gli albori della cooperazione

L’Unione europea viene posta in essere allo scopo di mettere fine alle guerre frequenti e sanguinose tra paesi vicini, culminate nella seconda guerra mondiale. Negli anni Cinquanta la Comunità europea del carbone e dell’acciaio comincia ad unire i paesi europei sul piano economico e politico al fine di garantire una pace duratura. I sei membri fondatori sono il Belgio, la Francia, la Germania, l’Italia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Gli anni Cinquanta sono caratterizzati dalla guerra fredda tra Est ed Ovest. Le proteste in Ungheria contro il regime comunista sono represse dai carri armati sovietici nel 1956; l’anno successivo (1957), invece, l’Unione Sovietica diventa leader nella conquista dello spazio lanciando in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Sempre nel 1957, il trattato di Roma istituisce la Comunità economica europea (CEE), o ‘Mercato comune’.

1960 - 1969

I brillanti anni Sessanta – un decennio di crescita economica

Negli anni Sessanta si assiste alla nascita di una vera e propria ‘cultura giovanile’, con gruppi musicali quali i Beatles che attirano orde di adolescenti ovunque si esibiscano, contribuendo ad alimentare una rivoluzione culturale che aumenta ulteriormente il divario generazionale. Sono begli anni per l’economia, grazie anche al fatto che i paesi dell’UE non applicano più dazi doganali nell’ambito dei reciproci scambi. Essi convengono inoltre il controllo comune della produzione alimentare, garantendo così a tutti il sufficiente approvvigionamento di tutta la popolazione – ben presto si registrerà anzi una produzione agricola eccedentaria. Il maggio 1968 è famoso in tutto il mondo per i moti studenteschi di Parigi – molti cambiamenti nella società e nel costume sono associati alla cosiddetta ‘generazione del ‘68’.

1970 - 1979

Una comunità in crescita – il primo allargamento

Con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito il 1° gennaio 1973, il numero degli Stati membri dell’Unione europea sale a nove. Il breve ma cruento conflitto arabo-israeliano dell’ottobre 1973 scatena una crisi energetica e problemi economici in Europa. La caduta del regime di Salazar in Portogallo nel 1974 e la morte del generale Franco in Spagna nel 1975 decretano la fine delle ultime dittature di destra al potere in Europa. La politica regionale comunitaria comincia a destinare ingenti somme al finanziamento di nuovi posti di lavoro e di infrastrutture nelle aree più povere. Il Parlamento europeo accresce la propria influenza nelle attività dell’UE e, nel 1979, viene eletto per la prima volta a suffragio universale.

1980 - 1989

L’Europa cambia volto – la caduta del muro di Berlino

In seguito agli scioperi dei cantieri navali di Danzica, nell’estate del 1980, il sindacato polacco Solidarność ed il leader Lech Walesa diventano famosi in Europa e nel mondo. Nel 1981 la Grecia diventa il decimo Stato membro dell’UE, mentre il Portogallo e la Spagna aderiscono all’UE nel 1986. Sempre nel 1986 viene firmato l’Atto unico europeo, che pone le basi per un ampio programma di sei anni finalizzato a risolvere i problemi che ancora ostacolano la fluidità degli scambi tra gli Stati membri dell’UE e crea così il ‘Mercato unico’. Si produce un grande sconvolgimento politico quando, il 9 novembre 1989, viene abbattuto il muro di Berlino e, per la prima volta dopo 28 anni, si aprono le frontiere tra Germania Est e Germania Ovest, che saranno presto riunificate in un solo paese.

1990 - 1999

Un’Europa senza frontiere

Il crollo del comunismo nell’Europa centrale ed orientale ha determinato un avvicinamento dei cittadini europei. Nel 1993 viene completato il mercato unico in virtù delle ‘quattro libertà’ di circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Gli anni Novanta sono inoltre il decennio di due importanti trattati: il trattato di Maastricht sull’Unione europea (1993) e il trattato di Amsterdam (1999). I cittadini europei si preoccupano di come proteggere l’ambiente e di come i paesi europei possano collaborare in materia di difesa e sicurezza. Nel 1995 aderiscono all’UE tre nuovi Stati membri: Austria, Finlandia e Svezia. Una piccola località del Lussemburgo dà il nome agli accordi di ‘Schengen’ che, gradualmente, consentono ai cittadini di viaggiare liberamente senza controllo dei passaporti alle frontiere. Milioni di giovani studiano all’estero con il sostegno finanziario dell’UE. Viene semplificata anche la comunicazione, in quanto sempre più cittadini utilizzano il telefono cellulare ed Internet.

2000 – 2009

Ulteriore espansione

L'euro è la nuova moneta per molti cittadini europei. L'11 settembre 2001 diventa sinonimo di "guerra al terrorismo" dopo che alcuni aerei di linea vengono dirottati e fatti schiantare contro edifici di New York e Washington. I paesi dell'UE iniziano a collaborare molto più strettamente per combattere la criminalità. Con l’adesione all’UE di ben 10 nuovi paesi nel 2004 e di altri due paesi nel 2007 si ritengono definitivamente sanate le divisioni politiche tra Europa orientale e occidentale. Nel settembre del 2008 una crisi finanziaria investe l’economia globale, portando a una più stretta collaborazione in campo economico tra i paesi dell'UE. Il trattato di Lisbona entra in vigore il 1° dicembre 2009, dopo essere stato ratificato da tutti i paesi dell’UE, apportando in seno all’UE istituzioni moderne e metodi di lavoro più efficienti.

2010 – giorni nostri

Un decennio di opportunità e sfide

Il nuovo decennio si apre con una profonda crisi economica, ma anche con la speranza che gli investimenti in nuove tecnologie verdi e rispettose del clima e una più stretta collaborazione europea possano portare a una crescita e a un benessere duraturi.

 

 

-        UNIONE EUROPEA

Parlamento europeo

·              Consiglio europeo

·              Consiglio dell'Unione europea

·              Presidenza del Consiglio dell'UE

·              Commissione europea

·              Corte di giustizia

·              Banca centrale europea

·              Corte dei conti europea

·              Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS)

 

1)   L'Unione europea e i suoi candidati.

L'Unione europea ha gradualmente acquisito numerose prerogative tipiche di una federazione, con il progressivo trasferimento di poteri e di sovranità dagli Stati membri agli organismi comunitari. Essa si fonda tuttora su trattati internazionali recepiti a livello interno da tutti gli Stati membri ma ha assunto personalità giuridica propria.

Attualmente essa si basa su due trattati fondativi: il Trattato sull'Unione europea (TUE; detto anche "Trattato di Maastricht") e il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE; detto anche "Trattato di Roma"). A questi si aggiungono il Trattato di Amsterdam del 1997, i "Protocolli allegati ai Trattati" e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea il cui valore vincolante è stato deciso proprio dal Trattato di Maastricht all'art.6, equiparandone il contenuto al valore giuridico dei Trattati stessi nonché, secondo invece il Titolo VII della stessa Carta di Nizza, ai diritti costituzionali nazionali e a quelli Fondamentali citati nella Convenzione Europea del 1950.

Il problema della definizione dell'attuale status giuridico dell'Unione sfociò, il 29 ottobre 2004, nella firma, a Roma, del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, comunemente noto come Costituzione europea. Tale testo ribadiva la possibilità di una cooperazione rafforzata per la promozione di iniziative di integrazione tra gruppi di paesi, già prevista nel trattato di Amsterdam e in quello di Nizza.

Un nuovo trattato era stato richiesto dal Consiglio europeo attraverso la Dichiarazione di Laeken poiché il funzionamento delle istituzioni comuni, era ritenuto inadatto alla coesistenza di ben 27 stati membri, ciascuno dei quali con diritto di veto in aree fondamentali della politica comune.

Il processo di ratifica della Costituzione venne, tuttavia, interrotto il 29 maggio 2005 con un referendum popolare in cui il 54,7% dell'elettorato francese ha scelto di non sottoscrivere il Trattato; pochi giorni dopo, il 1º giugno, anche la popolazione dei Paesi Bassi si dichiarò contraria all'introduzione del Trattato (con il 61,6% dei voti). Sebbene 18 stati membri avessero recepito il documento, prevalentemente per via parlamentare, la c.d. Costituzione europea non entrò in vigore.

Dopo il "periodo di riflessione" durato due anni, il cancelliere tedesco Angela Merkel decise di rilanciare il processo di riforma con la Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell'Europa unita, in cui venne espressa la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi al fine di consentire l'entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009, anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo.

Si svolse, così, sotto la presidenza tedesca dell'Unione il vertice di Bruxelles tra il 21 e il 23 giugno 2007 nel quale si arrivò a un accordo sul nuovo trattato di riforma. L'accordo recepiva gran parte delle innovazioni contenute nella cosiddetta Costituzione, anche se con alcune modifiche al fine di rendere meno evidente il carattere per così dire "costituzionale" del vecchio testo, pur ribadendo pressoché tutti i meccanismi introdotti con il predetto testo, e in più aggiungendo la facoltà per alcuni paesi di "chiamarsi fuori" da politiche comuni.

Dopo la conclusione della conferenza intergovernativa che finalizzò il nuovo testo, il trattato di Lisbona venne approvato al Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre 2007 proprio in tale città e firmato il 13 dicembre dai capi di Stato e di governo. Il trattato è stato ratificato da quasi tutti gli stati firmatari, prevalentemente per via parlamentare, nel corso del 2008. La mancata ratifica da parte dell'Irlanda in seguito ad apposito referendum confermativo, così come richiesto dalla Costituzione irlandese, non ha permesso di farlo entrare in vigore entro le elezioni europee del 2009. È stato, pertanto, convocato un secondo referendum in Irlanda il 2 ottobre 2009, in cui il trattato è stato approvato con oltre il 67% dei voti[15]. Dal 3 novembre 2009, data del sì definitivo della Repubblica Ceca, tutti gli stati membri hanno ratificato il trattato,[16][17] entrato in vigore il 1º dicembre 2009.

2)   Competenze dell'Unione Europea

Il trattato di Lisbona definisce in maniera precisa le competenze dell'Unione distinguendo tra:

competenze esclusive - competenze concorrenti -competenze di coordinamento

competenze di sostegno

 

Competenze esclusive

« 1. L'Unione ha competenza esclusiva di:

a) unione doganale;
b) definizione delle regole di concorrenza (regolazione dei mercati);
c) politica monetaria per gli Stati membri la cui moneta è l'euro;
d) conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca;
e) politica commerciale con gli Stati Internazionali.

2. L'Unione ha inoltre competenza esclusiva per la conclusione di accordi internazionali nelle materie oggetto di una Sua competenza legislativa esclusiva, oltre che negli accordi che richiedono che venga applicato il Principio della Sussidiarietà e in quelli di Associazione. »

 

In tali campi, solo l'Unione ha giurisdizione, gli Stati hanno solo l'obbligo di recepire le direttive e dare applicazione ai regolamenti.

Competenze concorrenti

« 1. L'Unione ha competenza concorrente con quella degli Stati membri quando i trattati le attribuiscono una competenza che non rientra nei settori di cui agli articoli 3 e 6.

2. L'Unione ha una competenza concorrente con quella degli Stati membri nei principali seguenti settori:

a) mercato interno;
b) politica sociale, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel presente trattato;
c) coesione economica, sociale e territoriale;
d) agricoltura e pesca, tranne la conservazione delle risorse biologiche del mare;
e) ambiente;
f) protezione dei consumatori;
g) trasporti;
h) reti transeuropee;
i) energia;
j) spazio di libertà, sicurezza e giustizia;
k) problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel presente trattato.

3. Nei settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dello spazio, l'Unione ha competenza per condurre azioni, in particolare la definizione e l'attuazione di programmi, senza che l'esercizio di tale competenza possa avere per effetto di impedire agli Stati membri di esercitare la loro.

4. Nei settori della cooperazione allo sviluppo e dell'aiuto umanitario, l'Unione ha competenza per condurre azioni e una politica comune, senza che l'esercizio di tale competenza possa avere per effetto di impedire agli Stati membri di esercitare la loro. »

 

Nei settori elencati al comma 2 la competenza primaria è dell'Unione e il ruolo degli Stati è residuale; essi possono legiferare in tali campi solo in conformità a quanto deciso dall'Unione o nel caso quest'ultima abbia deciso di non esercitare la propria giurisdizione. Invece nei settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e aerospaziale, della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti umanitari l'Unione e gli Stati agiscono entrambi con gli strumenti specifici che sono loro propri. L'Unione tutt'al più adotta delle politiche di coordinamento, senza però limitare in alcun modo l'azione statale.

Competenze di coordinamento

« 1.Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche nell'ambito dell'Unione. A tal fine il Consiglio adotta delle misure, in particolare gli indirizzi di massima per dette politiche. Agli Stati membri la cui moneta è l'euro si applicano disposizioni specifiche.

2.L'Unione prende misure per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri, in particolare definendo gli orientamenti per dette politiche. 3.L'Unione può prendere iniziative per assicurare il coordinamento delle politiche sociali degli Stati membri »

 

Per le politiche economiche, occupazionali e sociali l'Unione ha un ruolo di coordinamento e detta le linee guida (tramite il solo Consiglio) entro le quali ogni Stato ha la libertà di determinare le proprie peculiari policies.]

Competenze di sostegno

« L'Unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri. I settori di tali azioni, nella loro finalità europea, sono i seguenti:

a) tutela e miglioramento della salute umana;
b) industria;
c) cultura;
d) turismo;
e) istruzione, formazione professionale, gioventù e sport;
f) protezione civile;
g) cooperazione amministrativa. »

 

Nei succitati settori l'Unione non ha alcun potere legislativo, ne può produrre alcun atto vincolante per gli Stati, essa però deve attuare una mediazione politica affinché tali politiche possano essere coordinate.

 

-        Dichiarazioni, convenzioni, atti, trattati e accordi

Gli anni di seguito riportati sono quelli relativi alle date di firma degli atti: in alcuni casi queste possono differire, anche notevolmente, da quelle di entrata in vigore degli stessi.

1950 Dichiarazione Schuman
1951 Trattato di Parigi
1954 Trattato di Bruxelles modificato sull'UEO
1955 Risoluzione di Messina
1957 Trattati di Roma
1965 Trattato di fusione
1970 Trattato di Lussemburgo
1983 Dichiarazione solenne sull'Unione europea
1985 Accordi di Schengen
1986 Atto Unico Europeo        1992 Trattato di Maastricht
1994 Compromesso di Ioannina
1997 Dichiarazione sull'UEO
1997 Trattato di Amsterdam
2001 Trattato di Nizza
2001 Dichiarazione di Laeken
2004 Costituzione europea
2007 Dichiarazione di Berlino
2009 Trattato di Lisbona
2012 Meccanismo europeo di stabilità

 

 

 

1)    Cronologia dell'integrazione europea

Gli stati facenti parte della unione europea coprono una superficie di 4 326 253 km² facendone la settima entità mondiale per estensione.  L'estensione costiera dell'Unione è la seconda al Mondo, dopo il Canada, con quasi 66 000 chilometri di lunghezza. L'Unione europea confina con 19 entità indipendenti condividendo con questi 12 441 chilometri di frontiere esterne.

Al 2012 l'Unione europea conta 27 Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. L'Unione è cresciuta da un nucleo di sei Paesi fondatori dell'allora Comunità economica europea (segnati in grassetto) e si è espansa includendo progressivamente la maggioranza degli Stati sovrani europei fino ad arrivare all'attuale configurazione. Il 1º luglio 2013 con l'ingresso della Croazia i membri diventeranno 28.

I seguenti Stati hanno presentato e ottenuto l'approvazione della domanda di adesione all'Unione europea, in grassetto gli stati con i quali è in corso il negoziato di adesione:

Paesi che hanno rifiutato l'adesione tramite referendum

Svizzera, gode di parte del diritto comunitario tramite accordi bilaterali;

Norvegia, fa comunque parte dello spazio Schengen tramite l'Unione nordica dei passaporti e del mercato comune tramite l'AELS;

Paesi che celebreranno un referendum per l'adesione San Marino San Marino, gode di parte del diritto comunitario, dell'unione doganale, della moneta unica.

Paesi balcanici

Paesi caucasici

Paesi membri della CSI

I microstati europei per la loro natura peculiare che ne giustifica l'esistenza, non rispettano i criteri di Copenaghen e con ogni probabilità mai faranno parte dell'Unione europea.

-        Istituzioni, organismi e agenzie decentrate

Le attività dell'Unione europea sono regolate da un certo numero di istituzioni e organismi, supportati da numerose agenzie decentrate. Tali organi espletano i compiti assegnati loro dai vari trattati. La leadership politica dell'Unione è esercitata dal Consiglio europeo, che si occupa anche di compiere un'opera di mediazione nei casi in cui vi siano dispute su alcune politiche da adottare.

Istituzioni

L'Unione europea si articola intorno alle istituzioni inizialmente previste nell'ambito delle Comunità europee e dei suoi organi specifici.

Riorganizzate dal Trattato di Lisbona, le Istituzioni sono attualmente sette:

Organismi consultivi

Il Comitato economico e sociale europeo, che rappresenta la società civile e le due componenti dell'industria.

Il Comitato delle regioni, che rappresenta le autorità regionali e locali.

Organismi finanziari

La Banca europea degli investimenti, che finanzia i progetti di investimento dell'UE, con sede in Lussemburgo.

La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, che finanzia o co-finanzia gli investimenti che favoriscono la transizione verso un'economia di mercato nei paesi dell'Europa centrale, orientale ed ex-URSS.

Il Fondo europeo per gli investimenti, che fornisce garanzie e capitale di rischio per aiutare le piccole e medie imprese, con sede in Lussemburgo.

Organismi inter-istituzionali

Altri organismi

Il Mediatore europeo, che difende i cittadini e le organizzazioni dell'UE dalla cattiva amministrazione, con sede a Strasburgo - Francia;

Il Garante europeo della protezione dei dati, che assicura che le istituzioni e gli organi dell'UE, nel trattamento dei dati personali, rispettino il diritto alla privacy dei cittadini dell'Unione, con sede a Bruxelles - Belgio.

Agenzie decentrate

 

Nel tempo sono state create diverse agenzie che svolgono compiti tecnici, scientifici o di gestione. Tra queste si possono citare:

-        Economia

Considerazioni generali

 

 

Il PIL procapite (a parità di potere d'acquisto) nell'Unione, secondo i dati dell'FMI per il 2010. I valori sono espressi in dollari.

Se considerata nel suo insieme, l'Unione europea possiede l'economia più grande al mondo, con un prodotto interno lordo nominale complessivo nel 2012 stimato in oltre 16584 miliardi di dollari

Tra le diverse nazioni, in particolare risultano essere trainanti quattro regioni dell'Europa, che per tal motivo vengono definite i Quattro Motori economici: Baden-Württemberg, Catalogna, Rodano-Alpi e Lombardia

Secondo l'ambiziosa strategia di Lisbona, l'Unione europea si era prefissa l'obiettivo di diventare «l'economia più dinamica e competitiva al mondo» entro il 2010 L'Unione europea detiene il 30% della ricchezza netta mondiale, cioè oltre 65 trilioni di $ dei 223 detenuti nel mondo

Segue un prospetto sintetico che mostra la situazione economica dei ventisette Stati dell'Unione, degli Stati in fase di negoziazione per l'accesso e dei rimanenti Stati europei (compresa la Federazione Russa e fatta eccezione per il Kosovo, per il quale non sono ancora disponibili dati macroeconomici completi a causa della recente indipendenza dalla Serbia).

Gli Stati sono ordinati a seconda del prodotto interno lordo (PIL) pro capite, che può essere usato come indice del grado di benessere in una data nazione.

-        Bilancio dell'Unione

L'Unione europea dispone di un bilancio proprio finanziato da:

Tali risorse costituiscono oltre il 98% delle entrate dell'Unione per un budget di circa 142 miliardi di euro, approssimativamente l'1% del Prodotto interno lordo comunitario.

Le principali voci di spesa sono:

Le altre voci di spesa sono legate alla politica estera dell'Unione e all'amministrazione.[44]

Politica agricola comune

La politica agricola comune (PAC) rappresenta una delle più “anziane” e importanti politiche dell’UE. Le motivazioni profonde della centralità di questa politica sono strettamente collegate con la poca competitività del settore agricolo europeo[45]. Essa è un sistema di finanziamenti destinati alle attività di coltivazione all'interno dell'Unione; il suo scopo principale è quello di mantenere livelli adeguati di produzione agricola concedendo sussidi alle aziende e ai lavoratori direttamente impiegati nel settore.

Furono introdotti sussidi e incentivi alla produzione agricola, per aumentarne la quantità e per rendere più stabili i prezzi, a beneficio degli agricoltori. In seguito si sono aggiunti gli obbiettivi di garantire la sicurezza dei prodotti alimentari e il rispetto dell'ambiente rurale.

Una delle misure della politica agricola perseguita in quegli anni consistette nella fissazione di livelli minimi di prezzo per i prodotti agricoli, che generano enormi eccedenze. La procedura usuale dell'Unione europea era pagare gli esportatori perché potessero vendere tali prodotti all'estero.

L'opinione pubblica ha dimostrato chiaramente di rifiutare di finanziare senza limite i surplus, ma tale politica venne presa di mira non tanto dai paesi del terzo mondo esportatori di derrate agricole quanto dai paesi ricchi, in primo luogo gli Stati Uniti, che pretendevano di esportare nel ricco mercato europeo.]

Negli ultimi anni gli organi dell'Unione hanno radicalmente cambiato la politica tradizionale. I nuovi regolamenti hanno drasticamente ridotto gli stimoli a produrre. Il risultato di tale inversione di rotta, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti stanno dirottando verso usi non alimentari, ma energetici, le loro eccedenze agricole è stato criticato da chi paventa un acuirsi del problema dell'approvvigionamento di cibo. Questo mentre l'Asia sta mutando radicalmente dieta, e non avendo spazi sufficienti per produrre cereali per l'allevamento li dovrà acquistare[47]. Avere abbandonato la politica della sicurezza potrebbe provocare conseguenze negative per paesi come l'Italia, con una produzione che copre ormai solo una frazione dei cereali consumati e dei panelli proteici per l'allevamento.

 La PAC, anche nella versione attuale, è stata peraltro accusata di distribuire fondi in maniera poco equilibrata, favorendo le aziende agricole più grandi e sostenendo la diffusione di metodi di coltivazione invasivi.

La politica agricola è una dei primi accordi comuni europei. Si concentra soprattutto sul settore dei cereali, su quello ortofrutticolo, su quello vinicolo, sul settore delle carni bovine e su quello lattiero-caseario. Oggi, assorbe poco meno della metà delle intere risorse dell’Unione (ossia circa 56 miliardi di euro); questo dato è in diminuzione, se si pensa che nel 1980 la PAC ne assorbiva circa il 70%

-        Fondi strutturali

I fondi strutturali dell'Unione, per il settennio 2007-2013, vengono ripartiti secondo tre obiettivi:

Fondo europeo per lo sviluppo regionale

 

 

Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013

Allo scopo di appianare le disomogeneità presenti nel tessuto economico e sociale delle diverse regioni del continente, l'Unione promuove la crescita delle aree meno sviluppate attraverso l'erogazione di ingenti fondi riservati al finanziamento degli investimenti nelle seguenti aree:

Complessivamente, i fondi europei per lo sviluppo regionale contribuiscono al sostentamento di aree economicamente e socialmente meno sviluppate, segnatamente negli stati membri di recente ingresso......

Progetto Erasmus

Il progetto Erasmus, nato nel 1987, permette agli studenti universitari europei di svolgere un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università all'interno di un qualsiasi altro ateneo situato all'interno dell'Unione.

Il progetto fu creato per educare le future generazioni di cittadini all'idea di appartenenza europea; dalla sua creazione si è giunti a mobilitare all'interno della comunità europea oltre un milione di studenti. Attualmente 2199 istituzioni universitarie dei 31 paesi che aderiscono al programma Socrates partecipano al progetto Erasmus.

Per molti studenti universitari europei il programma Erasmus offre l'occasione per vivere all'estero in maniera indipendente per la prima volta. Per questa ragione è diventato una sorta di fenomeno culturale ed è molto popolare fra gli studenti universitari europei. Il programma non incoraggia solamente l'apprendimento e la comprensione della cultura ospitante, ma anche un senso di comunità tra gli studenti appartenenti a paesi diversi. L'esperienza dell'Erasmus è considerata non solo un momento universitario ma anche un'occasione per imparare a convivere con culture diverse.

L'euro, moneta unica in circolazione dal primo gennaio 2001, è stata oggi adottata da ben 17 Stati dell'Unione. Ogni membro ha deciso di decorare la moneta con paesaggi, personaggi storici o simboli appartenenti alla propria cultura.

-         Diritti umani e democrazia

L'Unione europea ha da sempre assunto il principio dello stato di diritto e la promozione dei diritti umani come propri valori fondanti (basti pensare che requisito fondamentale per farne parte è l'abolizione della pena di morte); essa difende attivamente tali diritti sia all'interno dei suoi confini sia nelle proprie relazioni estere, ponendo talvolta precisi requisiti per la concessione di accordi commerciali o di altro genere. La protezione garantita dall'Unione europea ai suoi cittadini è avanzatissima: in molti casi essa sopravanza le garanzie prescritte dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dalla Corte suprema degli Stati Uniti d'America[51].

Per quanto riguarda la situazione interna, l'Unione europea ha promosso l'armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di asilo politico per i rifugiati, e si propone di combattere il razzismo, l'omofobia e la xenofobia attraverso il sostegno a una rete di organizzazioni non governative e una specifica Agenzia. Nonostante la complessità e la criticità della governance per l'estrema frammentazione negli stati membri, questi sforzi hanno conferito all'Unione europea, in materia di diritti umani, la legislazione con la maggiore uniformità[51].

Dal punto di vista delle relazioni internazionali, dal 1992 l'Unione ha introdotto nei propri accordi commerciali o di cooperazione con paesi terzi una clausola che indica il rispetto dei diritti umani come elemento essenziale del rapporto bilaterale (p. es. nella convenzione di Cotonou, che lega la UE a 78 paesi in via di sviluppo ai quali si richiedono precisi impegni nel campo del rispetto dei diritti umani). I principali obiettivi della politica estera europea sono dichiaratamente il progresso e la pacificazione internazionale, ritenuti possibili solo nell'ambito di una struttura democratica.

Per quanto riguarda la libertà di stampa, quasi tutti i paesi che compongono l'Unione Europea sono classificati, dall'ONG Freedom House, come "liberi": Fanno eccezione, al 2012, quattro paesi, Bulgaria, Italia, Romania ed Ungheria, classificati invece come "parzialmente liberi"[52].

Barriere linguistiche

L'Unione europea contempla 23 lingue ufficiali, lingue parlate in almeno uno degli stati membri (anche se solo l'inglese, il francese e in parte minore il tedesco sono usate come lingue di lavoro all'interno della Commissione europea).

Il Parlamento europeo conta circa quattromila interpreti, per un costo stimato in quasi un miliardo di euro all'anno; mediamente un singolo documento può richiedere fino a una settimana per essere tradotto in tutte le lingue dell'Unione, spesso per la necessità di passare attraverso lingue intermedie, data la mancanza di interpreti in grado di tradurre direttamente da una lingua all'altra (le possibili combinazioni delle lingue ufficiali dell'unione, prese a due a due, sono infatti 253). Oltre al dispendio di risorse umane ed economiche, il lavoro di traduzione può compromettere la chiarezza dei documenti o addirittura portare alla perdita di informazioni e a divergenze fra versioni in lingue diverse del medesimo documento.

In passato, il commissario europeo Neil Kinnock ha proposto di rendere la lingua inglese l'unica lingua di lavoro dell'Unione; questo non comprometterebbe il principio secondo cui tutte le leggi approvate in via definitiva debbono essere tradotte nelle ventitré lingue ufficiali, e modificherebbe solamente il funzionamento interno delle istituzioni europee.

Un'altra proposta è stata quella di introdurre l'esperanto come lingua di lavoro unica per l'intera Unione, per ovviare alla fondamentale necessità di evitare favoritismi verso gli Stati anglofoni nelle trattative e nei dibattiti politici.

Sempre per non incorrere in questa obiezione, circola fin dagli anni settanta, soprattutto nei paesi nordici, anche la proposta di adottare come lingua ufficiale europea il latino, considerando che, di fatto, è stata l'unica lingua comune nella storia del continente e che, in massima parte, le lingue europee derivano o hanno radici profonde in questa lingua.

Rappresentanza democratica

Secondo alcuni critici, le strutture istituzionali dell'Unione europea non garantiscono un'adeguata rappresentanza democratica ai suoi cittadini; le principali funzioni sono infatti attribuite al Consiglio dell'Unione europea e non al Parlamento europeo, che è investito di poteri relativamente più limitati. I lavori dell'Europarlamento sono inoltre scarsamente coperti dai mezzi di comunicazione della maggior parte degli stati membri, e di conseguenza l'opinione pubblica non è generalmente a conoscenza del funzionamento e delle decisioni dell'istituzione.

Materie religiose

Alcuni esperti di diritto ecclesiastico e di rapporti tra istituzioni e religioni criticano la politica dell'Unione europea in materia di affari religiosi , che si limita a ricalcare gli orientamenti internazionali nel garantire la libertà di culto e a delegare gli Stati nelle varie discipline. Nonostante la pressione di varie confessioni, soprattutto la Chiesa cattolica, le religioni vengono anzi equiparate anche a teorie e associazioni filosofiche e ateistiche. Ne risultano situazioni anomale come le dispense in Grecia al Monte Athos, che viola alcuni dei principali principi comunitari come la libera circolazione dei cittadini europei o l'equiparazione tra uomini e donne.

-        Politica estera

La collaborazione euromediterranea, o Processo di Barcellona, è stata varata con la conferenza di Barcellona del 27-28 novembre 1995. Vi parteciparono i ministri degli Esteri degli allora 15 stati membri e dodici paesi dell'Africa Mediterranea e del Vicino Oriente: Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e l'Autorità Nazionale Palestinese. La Libia era presente come paese osservatore. Attualmente, dopo l'allargamento del 2004 e quello del 2007, la collaborazione coinvolge i Ventisette e dieci paesi della sponda sud del Mediterraneo. Gli obiettivi dell'accordo sono tre: rafforzare le relazioni in materia politica e di sicurezza, creare una collaborazione economica e finanziaria, e potenziare la cooperazione nei settori sociale, culturale e umano.

 

 

-        Strategia europea per l’occupazione

 

La strategia europea per l'occupazione mira a creare più posti di lavoro e impieghi più qualificati in tutta l'UE. Si ispira alla strategia per la crescita Europa 2020.

Pacchetto Occupazione

Per rispondere agli elevati livelli di disoccupazione in Europa, nell'aprile 2012 la Commissione europea ha lanciato una serie di misure per favorire la creazione di posti di lavoro, il cosiddetto "pacchetto Occupazione". L'obiettivo è di:

Il pacchetto Occupazione si rifà all'agenda per nuove competenze e per l'occupazione della strategia Europa 2020 ed è sostenuto dall'Osservatorio europeo dell'occupazione (EEO) e dal programma per l'apprendimento reciproco (MLP).

-        Coordinamento delle politiche

La strategia europea per l'occupazione fornisce ai paesi dell'UE una struttura (il cosiddetto "metodo aperto di coordinamento") per scambiarsi informazioni, discutere e coordinare le rispettive politiche del lavoro.

Si basa sull'analisi annuale della crescita, che fissa le priorità dell'UE per l'anno a venire in materia di crescita e creazione di posti di lavoro, e che ogni anno apre il semestre europeo, in cui i governi nazionali sono chiamati a coordinare meglio tra loro le rispettive politiche economiche e di bilancio.

Ogni anno questo processo (sostenuto dal lavoro del comitato per l'occupazione) comporta le tappe seguenti:

 

 

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