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Dal gennaio 2013 l'Irlanda presiede l'Unione europea e «vede» l'uscita dalla crisi

di Piero Fornara

Da Cipro, l'isola nel Mediterraneo politicamente ancora divisa e in attesa degli aiuti europei per evitare il default, all'Irlanda, l'isola di smeraldo affacciata sull'Oceano Atlantico, che nel 2010 ha ottenuto dalla Ue e dal Fmi 85 miliardi di euro a sostegno del suo sistema bancario: per la rotazione semestrale delle presidenze, dal 1° gennaio 2013 al 30 giugno sarà Dublino a guidare l'Unione europea.

Per l'Irlanda è la settima volta dalla sua adesione all'Europa comunitaria 40 anni fa, che capita però in uno scenario ben diverso dall'ultimo turno di presidenza nel 2004, quando ci fu lo storico allargamento della Ue a dieci nuovi membri dell'Est e del Sud Europa.

L'Irlanda, grazie all'aggressiva modernizzazione economica, che aveva trasformato il paese in un polo tecnologico avanzato e aveva fatto aumentare sensibilmente il tenore di vita dei suoi abitanti, era allora definita "tigre celtica". Ma quando è esplosa nel 2008 la crisi finanziaria internazionale è diventata, per continuare con il linguaggio figurato, un "gattino malato". Nella primavera 2011 a Dublino è cambiato il governo: al posto del Fianna Fáil – partito nazionalista di centro-destra, che da diversi anni dominava la politica irlandese, ma aveva nettamente perso le elezioni del 25 febbraio - è subentrata una coalizione formata dai cristiano-democratici del Fine Gael con il primo ministro ("Taoiseach" in gaelico) Enda Kenny e dai laburisti del vice premier ("Tánaiste") e ministro degli Esteri Eamon Gilmore.

Per Dublino il 2013 sarà un anno decisivo. Il premier Enda Kenny si aspetta un completo ritorno del suo paese sul mercato dei bond e ritiene che un accordo per consentirlo possa essere siglato entro marzo, dicendosi anche fiducioso su un modesto ritorno alla crescita. «Ci auguriamo – ha dichiarato - di poter essere il primo paese europeo a uscire dal programma di salvataggio (gli altri due sono Grecia e Portogallo, mentre la Spagna ha ottenuto un supporto limitato al sistema bancario e Cipro sta negoziando un programma simile, ndr), ma fino a quel momento gli aiuti promessi vanno portati avanti». Da alcune settimane l'Irlanda è già riuscita a tornare sul mercato dei titoli di Stato a scadenze medio-lunghe. Nonostante le misure di austerità imposte per il risanamento dei conti pubblici, l'Irlanda appare anche meglio posizionata, rispetto agli altri "malati" d'Europa, perché continua ad attrarre investimenti grazie al vantaggioso sistema fiscale per le imprese, con una "corporate tax" rimasta al 12,5 per cento.

La presidenza semestrale dell'Unione dispone di un'influenza minore rispetto al passato in alcune aree istituzionali, dopo la nomina nel 2009 del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza comune Catherine Ashton. Tuttavia il governo di Dublino avrà il compito di presiedere nove delle dieci formazioni del Consiglio dei ministri e di gestirne le relative fasi preparatorie, di avanzare proposte legislative, oltre a dialogare con il Parlamento europeo.

Il vice premier e ministro degli Esteri Eamon Gilmore ha annunciato che il tema centrale della presidenza sarà di «riportare l'economia europea sul percorso giusto» e questo sarà fatto «migliorando la competitività globale della Ue, promuovendo la crescita economica e creando posti di lavoro». Durante il suo semestre, il governo irlandese intende vagliare tutti i provvedimenti necessari per permettere la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del Meccanismo europeo di stabilità (Esm). «Nel giugno scorso siamo stati tutti d'accordo sulla necessità di rompere il legame tra le banche e i debiti sovrani - ha spiegato Gilmore in una conferenza stampa nei giorni scorsi a Bruxelles - A metà dicembre abbiamo fatto un importante passo con l'accordo sul meccanismo di supervisione unico. La presidenza irlandese cercherà di andare avanti sulla base di questo slancio verso l'unione bancaria da affidare alla Bce, che dovrebbe essere pienamente operativa a marzo del 2014».

Ma il primo banco di prova per Dublino è il negoziato sul bilancio Ue per il periodo 2014-2020. A questo tema sarà dedicato il vertice del 7 e 8 febbraio, dopo il fallimento di quello straordinario del novembre scorso, arenatosi a causa dell'intransigenza della Gran Bretagna e di altri Paesi nordici, contrari a ogni aumento del budget. Si partirà dall'ultima bozza del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che aveva previsto tagli per 80 miliardi di euro rispetto alla proposta della Commissione europea di un bilancio da oltre mille miliardi. L'obiettivo, ha chiarito Gilmore, è di arrivare a un'intesa che «getti le fondamenta per le future politiche dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione».

(dal Sole 24 Ore - 1 gennaio 2013)

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