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Mai come oggi e' stato difficile il compito degli educatori. Lo sanno molto bene i genitori ed i docenti.

Con le trasformazioni sociali conseguenti all'avvento della societa' industriale, con il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella mononucleare, il contesto dell'educazione dei giovani e' completamente cambiato. Un tempo il ruolo principale era assolto dalla famiglia; oggi e' di un complesso intreccio di "realta'" che fortemente fra di loro interagiscono.
Una interazione che, purtroppo, non avviene con unita' di intenti; anzi, di sovente ci troviamo di fronte a prospettive molto diverse, anzi direi di vera contraddizione.

A questo si aggiunge quella sorta di gioco di bussolotti, per cui le varie "agenzie formative" cercano di scaricare su altre il peso di compiti e responsabilita', con conseguente addossamento delle "colpe" di fronte ai fallimenti.
E' cosi' che le famiglie addossano la responsabilita' alla scuola, la scuola alle famiglie, entrambe alla societa'.

IL problema vero e' che tutti sono in grande difficolta', di fronte a contesti sociali in rapidissima trasformazione, in cui il relativismo dilagante ha affievolito qualsiasi punto fermo di riferimento, con conseguente disorientamento, e spesso di impotenza, dei soggetti che interagiscono nel processo educativo-formativo.
A cio' si somma la molteplicita' di sollecitazioni di ogni tipo, consumistiche, di costume, di dubbi modelli antropologici, di stimolo ad attivita' pericolose materialmente e devastanti spiritualmente.
Fra queste sicuramente si annovera il gioco, sempre piu' stimolato da una miriade di proposte ampiamente pubblicizzate e diffuse (lotto, super enalotto, gratta e vinci, scommesse praticamente su tutto e via discorrendo. ). Se poi ci si addentra nel gioco illegale, lo scenario assume connotati di estrema drammaticita'.
Come ben si sa, il gioco crea dipendenza, ed il gioco legale puo' costituire l'anticamera della illegalita'.
Un tarlo che non riguarda ovviamente solo i giovani, ma che fra i giovani si sta sempre piu' insinuando, stante le molte e diffuse fragilita' delle nuove generazioni.
L'analisi andrebbe ovviamente allargata oltre il mondo giovanile. Apparirebbe con evidenza la carica devastante che la pratica del gioco ha su persone e famiglie gia' di per se' in grande difficolta'. In queste poche righe ho appuntato le mie riflessioni sul mondo giovanile; un quadro piu' completo e' offerto dagli approfondimenti raggiungibili con i link sottostanti.

E' inquetante la ventilata autorizzazione data dal Governo a quasi mille nuove attivita' di gioco. Una scelta ovviamente motivata da ragioni economiche, in spregio a qualsiasi valutazione di carattere etico.
Tre semplici domande.
"E' mai possibile che non ci si renda conto dei pericoli impliciti in queste attivita'?"
"E' mai possibile che gli educatori possano compiere il loro dovere in un contesto nel quale vengono proposti modelli e sollecitate azioni contrarie a quei valori che in altre sedi si vorrebbero consolidare nei giovani?"
"Come fanno famiglie e scuola a proporre modelli positivi quando tutto attorno vengono contraddetti da agenzie comunicative di straordinaria forza di penetrazione?"

Temi questi su cui l'intera societa' e' chiamata a riflettere e a mobilitarsi.
Una mobilitazione che forse potrebbe trovare nell'Unicef un protagonista di grande credibilita'. Penso all'Unicef, perche' - pur trattandosi di problema non legato solamente ai giovani - sono proprio gli adolescenti ad essere i piu' minacciati da questa deriva capace solo di provocare smarrimento e perdita del vero senso della vita.

Paolo Razzuoli

Sulla pelle della gente. «L'azzardo tassato meno del pane"

Marco Tarquinio

Bisogna proprio riuscire a guardarli in faccia i padroni e i protettori di Azzardopoli. Bisogna una buona volta stanarla questa potentissima e trasversale consorteria che sta costruendo la nuova grande "industria" italiana che illude, incatena e sbrana i soldi e la salute soprattutto di chi ha meno.

Bisogna finalmente capire perché proprio ora, proprio adesso che la crisi moltiplica e morde i poveri, costoro siano stati messi in condizione di far esplodere i propri fatturati letteralmente sulla pelle di "giocatori" ridotti a malati compulsivi, garantendo regimi fiscali di favore – persino dello zero virgola qualcosa – e concedendo persino vergognosi supersconti (Avvenire del 22 novembre scorso). Bisogna anche chiedersi che razza di Europa in questi ultimi anni abbiamo lasciato costruire a certi "altri" – bisogna chiederselo da italiani, da cittadini, da cristiani e da uomini e donne di coscienza – se ci ritroviamo con regole che impongono (e poi, meno male, il Parlamento ha deciso di non adeguarsi almeno per un po’) una stretta dell’Iva contro la cooperazione sociale e stendono i tappeti rossi delle "liberalizzazioni" al dilagare delle slot machine online.

Bisogna pur decidersi a fare tutto questo. Senza lasciare più troppo soli la Fondazione Antiusura, il cartello associativo "Insieme contro l’azzardo" e quelli come noi che tentano di allertare l’opinione pubblica e di mettere in punto di reputazione i complici burocratici e istituzionali di Azzardopoli. E se salta anche fuori, come sta saltando fuori, che nel solito Decreto Milleproroghe di fine anno si vuole far incistare una norma che sembra – sembra – senza padri, ma è già abbozzata, circola, non viene smentita e fa gongolare i signori di cui sopra perché piazza nelle nostre città l’Italia ben mille «sale da poker», bisogna chiederne conto. Questo facciamo, oggi, reclamando un sensato e immediato stop, seguito dall’indietro tutta. E davvero vorremmo guardare in faccia chi lavora a tempo pieno per Bisca Italia.

(da Avvenire - 6 dicembre 2012)

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