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Cantiere di centro, dal Trentino all'Italia, seguendo le orme di De Gasperi

 

Di Federico Bini

 

(In allegato il testo integrale della lectio degasperiana 2012, dal titolo “La politica economica di Alcide De Gasperi e la ricostruzione dell’Europa”, di Vera e Stefano zamagni.) 

 

Alcuni anni fa, scelsi di concludere la maturità classica con un argomento un po' insolito per i parametri scolastici, ma per me attualissimo e fondamentale per la comprensione civica, storica e morale del nostro paese, che è stata e che è, la figura umana e politica di Alcide De Gasperi. Un uomo sconosciuto per i giovani di oggi, distante anni luce per fama nazionale rispetto ad un Vasco Rossi o Gianluigi Buffon, ma padre e ricostruttore delle nostre più intime e vicine modernità.

Il suo operare pacato e silenzioso, laborioso ed umile,  nonché lungimirante e proiettato al futuro,  lo resero non solo forse il più importante statista italiano, ma un padre fondatore della futura Europa.

Si, poichè Alcide De Gasperi, non solo dette vita alla celebre stagione della ricostruzione italiana, vanto di un periodo difficile, ma oggi ammirabile per riscatto e capacità di riuscita politica ed economica (pur tenendo sempre conto delle debolezze del neo nato sistema repubblicano) ma seppe anche dare un impronta di slancio europeista ai suoi governi, che contribuirono da protagonisti e non da spettatori, alla formazione della futura Unione Europea. Un riscatto meritato per un paese che sulla scena internazionale, dopo le disfatte fasciste, aveva da riconquistarsi a pieno titolo una difficile e credibile immagine.

De Gasperi da Parigi, è il 10 agosto 1946, con uno dei suoi più celebri ed appassionanti interventi, poiché le sue non erano orazioni ciceroniane ma semplici e toccanti interventi, dosati sempre con umiltà ed amore, esordì così : “Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali?” . Seppur con diffidenza ed ancora con scetticismo, Alcide De Gasperi in quel medesimo istante, aveva dato vita alla sua opera di unificazione europea.

Una riunificazione, una ricostruzione, un rifacimento politico, economico e culturale che doveva unire Roma con Bruxelles, Parigi con Berlino. Una linea geografica discontinua, ma lineare nei rapporti politici.

 Unità e condivisione dovevano essere le basi fondanti per la nuova Italia internazionale di De Gasperi e la nuova Europa del secondo dopo guerra. Un processo lungo, vertiginoso, naturale e quasi spontaneo, che speriamo possa approdare alla nascita di una delle più belle ed affascinanti creature politiche e civili, storiche e geografiche che in molti hanno sognato nel corso dei secoli : l'Europa unita.

Una vittoria di tutti i paesi che vi aderirono. Una vittoria dei padri fondatori. Una vittoria di Alcide De Gasperi.

Il ragazzo che nacque in un piccolo paesino di montagna, dove il profumo dei fiori ed il rumore dei greggi che pascolano, le immagini dei monti innevati e fioriti, andarono ad unirsi con i labirinti dei palazzi romani ed il caos della normale ed un pò insolita grande città.

 

L' importanza dei governi De Gasperi è forse una delle poche e solide basi politiche su cui trasversalmente si concorda nella litigiosa politica italiana.

Nell'Italia di oggi, molto spesso si sente ricordare e riproporre attualmente con molto entusiasmo, la nascita di un nuovo centro moderato che ripercorra ed usi come faro da viaggio, l insegnamento, la politica ricostruttiva ed il messaggio degasperiano.

Certo è, che come scrisse Enzo Biagi : <<De Gasperi è  scomodo per i potenti d'oggi. De Gasperi è una figura di statista che ti spinge a fare confronti tra i suoi comportamenti, i suoi riserbi, la sua sobrietà, la sua solitudine e lo stile di vita di coloro che vogliono accreditarsi come i suoi eredi.    Lui rispondeva solo alle sue idee e alla sua coscienza. Lo celebrano, lo ascoltano, lo esaltano, ma non fu amato e non fu capito. Nemmeno dai suoi. Per tutti gli anni in cui lavorò nella Biblioteca Vaticana , non ebbe mai una  visita da un prelato, anche se poi aggiungeva: ''ho un debito di gratitudine poiché con le 700 lire che guadagnavo ogni mese ho mantenuto la famiglia>>.

 

Ripercorrere il messaggio di De Gasperi, è un progetto ambizioso e molto affascinante. Ma non basta semplicemente recuperare le linee guida in campo politico, economico e sociale che Egli portò avanti ; il suo è stato un operare che va aldilà della gestione politica e governativa di un paese. Non era solo un semplice ed eccellente uomo di stato. Nemmeno era unicamente un primo ministro repubblicano in cui la morale veniva posta al primo gradino dell'azione amministrativa e politica. Il suo trascorso è stato quasi evangelico. De Gasperi era un uomo che usciva dalla normale e consuetudinaria gerarchia dei grandi padri costituenti a livello mondiale. Lui aveva un modo di agire che seppur umano, lo rendeva a tratti divino. Quando morì, è stato narrato, che pronunciò molto dolcemente il nome di Gesù, come se parlasse a qualcuno che sentiva vicino. La sua causa di beatificazione, è il coronamento di un percorso che lo ha visto unire l'aspetto umano e religioso, inteso in senso di mettersi al servizio del prossimo con amore e devozione, pur sapendo di ricevere critiche ed attacchi. Ma egli '' rispondeva alle sue idee ed alla sua coscienza ''. Riprendere il messaggio degasperiano è impegnativo e molto nobile, ma bisogna fare  attenzione a non strumentalizzarlo o cercare lentamente di accreditarsi l immagine e l eredità dello statista.

Poichè l eredità di De Gasperi è patrimonio dell'umanità. In politica nessuno è mai riuscito a superarlo o a passare effettivamente come suo legittimo erede. Giulio Andreotti si reputa un suo '' figlioccio'', Mario Monti ad oggi, vista la delicata situazione economica e politica italiana, viene additato come l uomo '' politico '' italiano più vicino a De Gasperi, ma nessuno è forse e sarà mai reputato suo degno continuatore, di una politica troppo elevata ed impegnativa per i connotati dei tempi che stiamo vivendo.

 

E' però anche fondamentale e forse necessario nel panorama politico italiano, ridare con giusti tocchi di innovazione ed apertura civile, una base politica su cui costruire l Italia del domani e certamente in questa ottica, la chiave della lungimiranza degasperiana e l importanza delle norme accolte ed applicate dai suoi governi, possono essere di vitale aiuto per uscire da un periodo di '' default politico ed economico''.

 

Il tentativo di creare una vasta area dei moderati che riparta proprio dalle orme dello statista, ha già mosso i primi passi ed accentuato alcune voragini del sempre traballante ed incerto panorama politico italiano; ossia che forse l Italia non potrà mai essere un paese con un sistema bipolare. Lo narra la storia, lo evidenziano i fatti appena conclusi. La stagione del bipolarismo è ormai terminata, e con essa presumibilmente anche chi ne è stato

 il '' carpentiere '', Pd e Pdl.

Proprio queste due anime bipolari, protagonisti di questi ultimi anni di lento declino della famigerata  ''Seconda Repubblica'', oggi vivono un profondo stato di crisi.

E proprio le anime più moderate di queste due formazioni, sembrano piano piano '' smantellarsi '' verso il centro. Il dibattito sulle unioni civili avvenuto nel Pd, ha evidenziato in maniera molto netta, una frangia cattolica e forse su certi temi un pò troppo conservatrice per stare a sinistra. Mentre il Pdl in piena crisi di astinenza dal post berlusconismo e cosciente di non aver compiuto la tanto proclamata '' rivoluzione liberale'', vede sfaldarsi piano piano un consenso che in questi anni era stato a dir poco miracoloso. In questo smantellamento verso il centro, anche in casa azzurra, si parla ormai da mesi. ( Nel lungo percorso che ha portato alle dimissioni di Berlusconi, dal Foglio di Ferrara, si annunciava di un pericolo bianco per destabilizzare il Cavaliere ).

Gianfranco Fini è ormai un porta bandiera del nascituro centro, mentre i fedeli di Pisanu e si mormora anche Scajola, siano ormai in piena attività lavorativa.

Infondo da nostalgici e vecchi democristiani,  era impossibile non riprovare qualche palpito di cuore verso il loro primo amore, come è stata la balena bianca !

Tra questi due poli che si sgretolano, chi invece lavora per costruire e conquistare terreno fertile, è Casini che con molta astuzia e delicatezza si muove tra i palazzi oltre Tevere e non solo.

Il progetto di un nuovo fronte '' bianco'', non coinvolgerebbe solo le ali più moderate di tutti gli schieramenti, ma sarebbe supportato anche da sindacalisti, associazionismo, importanti imprenditori, ministri tecnici del governo Monti, il più accreditato è Ricciardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio e naturalmente il progetto prima di tutto '' benedetto''  dalla Curia romana che vorrebbe aprire una nuova fase politica per l Italia in cui i cattolici siano protagonisti di questa rinascita. Non dimentichiamo che il primo incontro è stato a Todi , il 17 ottobre scorso, luogo non poco simbolico da punto di vista politico-religioso, e l'apertura è stata curata dal Cardinal Bagnasco.

 

Certamente, in date più vicini a noi, il 18 e 19 agosto, da poco trascorso, hanno segnato un ulteriore passaggio in avanti in questo progetto. La scelta della data ed il luogo, Pieve Tesino e Trento, accentuano ancora di più la volontà di recuperare i moderati e soprattutto ricompattarli nel nome della politica degasperiana.

 

Chiarito il contesto in cui il panorama politico, civile e cattolico si stanno muovendo è giusto fare una precisazione, a mio parere doverose. 

Se, naturalmente in futuro, il progetto verrà partorito, sorgerà un partito giovane-vecchio ( fotocopia della vecchia DC ) o un vero partito aperto a più tradizioni e valori in campo moderato e soprattutto vicino alle nuove generazioni ?

 

Ritengo che provare a fare una copia della defunta, ma non troppo, democrazia cristiana, sia un tantino sciocco e poco al passo con i tempi che corrono.

Molti lo sanno e credo non cadranno in questo errore. E' pur vero che in Italia, la maggior parte dell'elettorato è di natura moderata, ma questo non vuol dire che un partito di natura '' confessionale'' o comunque molto vicino alle sfere ecclesiastiche o al mondo cattolico, possa essere necessariamente l unico modo per ricostruire il fronte moderato.

La Chiesa cattolica, la società italiana, la cultura popolare, in questi anni di informatizzazione e globalizzazione, sono fortemente mutati. Il mito del non dare l ostia ai fratelli comunisti ed il motto '' nella cabina Dio ti vede ma Stalin no '', sono ormai antiche immagini di una vecchia pagina politica, che solo qualche illuso e miope nostalgico può ritenere attuali e da riproporre.

Non possiamo continuare a recuperare il passato con nostalgia e cercare di riproporlo sotto altre finte e velate vesti ad una generazione che è nata sotto il segno della Microsoft di Bill Gates e la mela della Apples.

La DC, ha avuto tanti meriti e tanti demeriti, e forse oggi è giunto il momento di lasciarla riposare in pace. E' giusto prenderne ciò che di buono vi era, migliorarne gli sbagli fatti, arricchirsi della pluralità culturale che ve ne derivava, ma poi lasciarla andare verso il corso del tempo e della vita.

Un detto popolare, recita che '' la minestra riscaldata non è più buona '', e questo molte volte, vale anche e forse di più in campo politico. Quello che si sta ricercando e che la società italiana ha bisogno, almeno una buona parte di essa, è non una struttura gerarchizzata e costruita nei palazzi italiani che contano e poi mostrata come una promettente e spontanea creatura che nasce '' dal basso '';  ma qualcosa di vero, di innovativo, qualcosa che possa suscitare entusiasmo e credo. Ma che sia qualcosa di attuale, che stia al passo della modernità e delle sue tematiche. E' inutile creare un partito bigotto e cattolico se ormai due terzi della popolazione non si reca nemmeno in Chiesa. La politica del confessionalismo, è durata, è servita, è stata una colonna portante della storia politica italiana e soprattutto è stata forse anche la salvezza in certi periodo storici e sociali molto cruciali, come l Italia del dopo guerra. Per questo sia che siamo laici o cattolici, cristiani o atei, dobbiamo portare un riconoscimento doveroso al ruolo svolto dalla Chiesa nella vita civile italiana. Molte volte venendo magari anche meno quel principio di laicità e di indipendenza sottolineato nella Carta costituente. Oggi però, è giusto aprirsi, affacciarsi a nuovi orizzonti. Non rimanere arroccati su posizioni intransigenti ed arcaiche. Lo stare al passo con i tempi, non è un peccato e nemmeno una scorrettezza, ma è una necessità di sopravvivenza. Questo certamente non vuol dire abbandonare vecchi e saldi valori per nuove mode, ma essere se stessi in una società in forte progresso, in espansione, che però nella sua strada verso il futuro, ha bisogno di avere con se il supporto della storia e dell'importanza dei suoi eventi positivi.

 

Nel viaggio al futuro che l Italia deve necessariamente intraprendere,  c è una base economica, politica e sociale da riordinare. Ed in questa riorganizzazione, può essere fondamentale, come già accennato, recuperare alcuni punti essenziali della politica degasperiana. Importanti non solo per costruire una base di natura politica, e quindi porli come nuovi capisaldi di un futuro progetto partitico, ma anche come stimolanti di una ripresa a trecentosessanta gradi per i più delicati settori della nostra società.

L Italia di oggi, ricordo spesso con un certo eufemismo, è l Italia di ieri. Non è sbagliato affermare che Mario Monti, seppur tra critiche e contraddizioni, sta svolgendo un ruolo ed un compito molto simile a quello di De Gasperi.

Entrambi sono stati chiamati, seppur in circostanze diverse, a salvare l Italia. O forse più precisamente, De Gasperi è stato chiamato a costruirla, Monti a salvare quello che di buono vi era rimasto.

Nel mezzo, una stagione repubblicana che ha evidenziato pregi e molte e profonde lacune. Il debito pubblico, la corruzione, la mafia, l urbanesimo selvaggio, mali assoluti e difficilmente affrontati nelle diverse situazioni, con piena convinzione di riuscita e la giusta volontà. Adesso quindi, è arrivato il momento di intervenire, di agire con fermezza e ponderatezza. Ma non per salvare la politica dal suo stand by e dalla sua spesso inadeguatezza riguardo ai reali problemi, bensì per salvare le generazioni future da un desolante ed incerto avvenire, stando proprio al motto degasperiano che '' il politico pensa alle prossime elezioni, mentre lo statista alla prossima generazione''.

 

 

 

 

 

Un particolare contributo all’attualita’ del pensiero e dell’opera degasperiani sono venuti Anche quest’anno dalla ormai tradizionale “lectio degasperiana” organizzata dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi. L’appuntamento, come di consueto, e’ stato per il pomeriggio del 18 agosto a Pieve Tesino, paese natale del grande statista. 

“La politica economica di Alcide De Gasperi e la ricostruzione dell’Europa”. Questo il titolo della lectio, affidata a Vera e Stefano Zamagni, una coppia di economisti e storici dell’economia dell’Università di Bologna, molto noti, non solo nell’ambito accademico, per aver saputo coniugare ricerca economica, prospettiva storica e impegno etico e civile, alla ricerca di nuove idee per uno sviluppo sostenibile e per una umanità più giusta.

   Un appuntamento importante, quello della Lectio 2012, anche alla luce della crisi economica e finanziaria del continente europeo, della scomparsa di uno

spirito costituente sovranazionale, del ritorno dei nazionalismi, della difficoltà di tenere in mano democraticamente il destino delle comunità. La politica

degasperiana non può essere compresa se non la si osserva da vicino anche nella sua componente economica e finanziaria, per la quale, accanto allo statista

trentino, dettero un contributo importante un vasto gruppo di uomini e di tecnici provenienti non soltanto dalle fila della Democrazia cristiana, tutti

impegnati a gettare le basi per quella rinascita che l’Italia aspettava fin dalle sue origini come stato nazionale.

 

Cliccare qui per leggere/scaricare il testo integrale della lectio degasperiana 2012 (formato pdf)

 

Lucca, 22 agosto 2012

 

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