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Riordino delle province: lo sviluppo della Toscana ha bisogno di Lucca

Di Andrea Tagliasacchi

 

La discussione sull'accorpamento delle Province in Toscana puo’ divenire occasione di grande utilità per il futuro dei nostri territori e della regione stessa, a patto che non si trasformi in una rissa tra campanili.

E qui non è certo di aiuto la topografia delle nuove Province che il Governo ha disegnato privilegiando nettamente la fantasia e l'astrazione, a dispetto della realtà e della storia.

La storia e la realtà economica e sociale della nostra regione hanno infatti già disegnato una geografia fatta di tre città capitali: Firenze, Lucca e Siena, per altrettante aree territoriali: Toscana centrale, Toscana della costa e Toscana interna e meridionale.

Come ha ben sottolineato Riccardo Nencini “l’idea delle tre grandi aree per la Toscana risale agli anni ’90 e fu l’allora governatore Vannino Chiti a promuoverla. Nel tempo sono stati costruiti e modellati su questo schema alcuni servizi strategici, un’impostazione rafforzata dalla convinzione, sostenuta anche dall’Irpet e da altri istituti economici, che nel contesto della globalizzazione servono istituzioni forti e autorevoli. Una convinzione che abbiamo mantenuto in questi anni”.

Ed infatti non è certo per caso che Lucca, prima città capitale della Tuscia, snodo fondamentale degli itinerari antichi dal Nord Europa per Roma e Gerusalemme, centro nevralgico degli scambi con la Cina e le Fiandre dal Medioevo al Rinascimento, abbia saputo conservare un patrimonio unico di rapporti internazionali, sviluppati anche grazie alle grandi migrazioni sociali tra otto e novecento. Relazioni internazionali e potenzialità economiche innovative che potrebbero oggi essere valorizzate da progetti capaci di dare nuovo respiro alle prospettive future di Lucca e del suo territorio.

E non è certo un caso che oggi la programmazione della Regione assegni proprio a Lucca il ruolo di baricentro strategico per le funzioni di raccordo tra la Toscana centrale e la piattaforma logistica costiera.

Queste tematiche chiamano in causa senso di responsabilità e capacità di saper rilanciare il ruolo strategico di Lucca e della sua provincia, per uscire da una crisi che sta segnando profondamente la vita delle persone. Quindi la discussione in corso può esser tutto tranne che un problemino di ingegneria istituzionale o di logiche campanilistiche, anche perchè oggi la crisi ci chiede di non limitarci a discutere solo di Province: dovremo affrontare anche i temi dell'accorpamento dei Comuni e del ruolo degli Enti intermedi (la Francia, ad esempio, ha Comuni anche più piccoli dei nostri, ma, attraverso l' Unione dei Comuni, oggi può disporre di un'amministrazione locale ben più moderna ed efficace della nostra. E in Inghilterra hanno ridotto il numero dei Comuni ed hanno istituito gli Enti intermedi seguendo criteri socioeconomici).

Dovremo forse anche cogliere, nella crisi e nella spending review, alcune opportunità strategiche per:

-        definire nuovi livelli ottimali per il più utile ed efficace governo del territorio;

-        evitare tagli lineari di spesa, aggiornando anche lo stesso Programma Regionale di Sviluppo;

-        progettare coerentemente, in questa prospettiva, anche l'impiego dei finanziamenti UE del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020.

Certo: un lavoro impegnativo, ma necessario, e da realizzare con il più aperto confronto e la più ampia partecipazione possibile dei territori e delle parti economiche e sociali della Toscana, per dare slancio e vigore all'impegno di tutti per nuovi scenari di capacità competitiva, di crescita e di occupazione.

Ma, tornando sul tema specifico delle Province e di Lucca, occorre che l'intera Regione Toscana rifugga da letture semplicistiche delle questioni.

Da anni ormai Lucca è uscita dal suo “splendido isolamento” (se mai c’e' stato) e il suo tessuto economico e sociale svolge un ruolo decisivo in termini di relazioni, comunicazioni, scambi economici e commerciali sia verso l'area fiorentina, sia verso la costa. La provincia di Lucca (alla luce del consolidamento progressivo del sistema insediativo regionale) è legata ad un sistema metropolitano toscano che va da Firenze fino all'area vasta costiera della Toscana nord occidentale: Lucca, Massa, Carrara, Pisa, Livorno.

Assumere come punto di riferimento questo sistema urbano regionale apre uno scenario nuovo ed una sfida per il territorio della provincia di Lucca. Ruolo di cerniera, centrale fra la piana fiorentina e la costa tirrenica. La provincia di Lucca è collocata a ridosso di una delle aree a maggior sviluppo del mondo (la pianura padana, non lontana dalla capitale e nei pressi di sistemi infrastrutturali di rilievo internazionale (il porto di Livorno, l'aeroporto di Pisa, l'asse di comunicazione tra Roma e Milano, il nodo fiorentino). Una provincia solida economicamente anche in un momento di crisi come questo.

Il nodo sta tutto qui.

La discussione sul ruolo di Lucca e la sua provincia sta anche nella capacità della sua classe dirigente di dimostrare che lo sviluppo della Toscana non puo' fare a meno del ruolo protagonista e centrale di Lucca.

Ma la rivendicazione di ruolo deve essere voluta e decisa, a partire dalle strategie, tra tutti gli attori dello sviluppo. Ed è qui che si deve dimostrare la maturità della classe politica, degli imprenditori, del sistema formativo e delle associazioni, di individuare un percorso per condividere idee e volontà, costringendo al confronto le strutture omologhe della Regione, del Governo e delle altre Province.

Il ruolo ed i confini geografici delle dieci Province toscane sono certamente anacronistici. Va dunque ripensato e ridefinito il ruolo, il numero e la geografia di questo Ente intermedio secondo criteri socioeconomici, tenendo ben conto della storia e della realtà e rinunciando a topografie disegnate dalla fantasia e dall'astrazione.

 

Lucca, 14 agosto 2012

 

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