Di Antonio Rossetti
Sento il rischio di essere “di parte”, data la mia esperienza nella Cisl, per questa ragione invito tutti coloro che sono interessati alla materia a leggere integralmente il Nono rapporto che la Cisl ha presentato con il titolo” fare sistema per rilanciare l’industria e la crescita”.
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Si tratta di una analisi del settore Industriale, quindi di una parte dell’intero sistema Paese. Tuttavia, in questo rapporto, sono evidenti molti dei capitoli, di solito solo elencati o appena accennati.
Coniugare rigore e sviluppo o crescita, in questo rapporto, non è solo un titolo, ma è un ragionamento che viene arricchito da dati e riferimenti, aggiornati ed utili, per comprendere la portata della proposta che nella parte conclusiva del rapporto viene presentata.
La prima considerazione quale premessa, che mi permetto di avanzare, è che, seppure in tempi, con modalità e strumenti diversi, il metodo della concertazione o di condivisione e comunque da considerare appropriato alla gravità del momento. Con le rappresentanze delle categorie e del lavoro è, a mio avviso, non solo indispensabile, ma è determinante per costruire un progetto nel quale tutti i soggetti sono chiamati a fare la loro azione.
Se la parte della “azioni” di rigore è quasi sempre “centralista “ e unidirezionale, dall’alto verso il basso, con decretazione d’urgenza, e dati i tempi e il quadro politico, con voti di fiducia, per la parte propositiva e costruttiva delle politiche per la crescita e lo sviluppo i decreti non sono sufficienti. Possono definire indirizzi e risorse, ma per l’attuazione occorre la partecipazione convinta di tutti, per questa ragione occorre trovare nuove modalità di partecipazione a partire dalle realtà locali.
Come ho già detto sopra, il rapporto è un lavoro che fornisce dati di sintesi, ad esempio il dato della crescita del PIL nell’area euro che nel 2011 è di + 1,5%, mentre quello mondiale è del + 3,6%, con la Cina che cresce del 9,3% e l’India del 7,6%. Questo per indicare i movimenti che si registrano nelle economie del pianeta.
L’analisi della produzione industriale, sempre nell’area euro, vede un calo del -2,3% nei primi quattro mesi del 2012, con un meno 6,6% nello stesso periodo in Italia.
Sempre per sintesi, la perdita di peso dell’industria manifatturiera con 230 mila lavoratori in meno rispetto al 2007-
Sul versante dei dati “positivi” possiamo leggere che le esportazioni registrano andamenti che lasciano intravedere buoni risultati. In particolare, nell’area extra Europa. Naturalmente i dati del + 23,9% in totale o di alcuni paesi come la Cina + 59% o Brasile + 86,9% sono da leggere (nel confronto 2007 – 2011) tenendo conto delle basi di partenza. Detto questo, l’export, è un punto di forza della nostra economia, e su questo dovrà svilupparsi una grande azione di sostegno alle imprese, anche di piccola dimensione, per crescere su vecchi e nuovi mercati.
Il rapporto della Cisl fornisce altri dati significativi per territorio e per settore evidenziando punti di crisi, tra questi rilevante quella dell’edilizia, e delle aree, in particolare, nelle regioni del sud dell’Italia.
Una analisi dettagliata sulle realtà in crisi accompagnata da proposte o da indicazioni circa le prospettive.
In alcuni casi si tratta di migliorare le condizioni esterne delle imprese (infrastrutture, servizi, credito), di attuazione di accordi sottoscritti, di realizzazione di grandi opere già decise, o semplicemente, si fa per dire, di accelerare il pagamento degli insoluti da parte del “pubblico” verso le imprese che hanno effettuato lavori o servizi.
Le proposte conclusive considerano i due versanti: lo sviluppo delle imprese e le politiche attive per il lavoro, con i relativi interventi.
In conclusione mi sembra possibile dire che da parte della Cisl, e del sindacato, vi siano capacità propositive, da considerare fondamentali per dare maggior spessore all’azione di crescita del paese in crisi evidente, ma delle quali si parla poco.
Le politiche restrittive sono una parte delle cose da fare, gli sprechi (alla usl di Massa si parla di buco di 400 milioni e forse più), ma sono molti i casi in Toscana e in Italia, i disservizi, l’evasione fiscale e contributiva, i costi della politica, sono evidenti e da correggere o tagliare, ma occorre dare speranza e futuro con iniziative propositive e durature. La parte propositiva del rapporto è un contributo che serve al Paese
Non potendo sintetizzare circa 100 pagine del rapporto, spero di avere “provocato” la curiosità e la voglia di leggerlo ed approfondirlo.
La mia opinione è che si tratti di un buon lavoro per il settore industriale che può determinare riflessioni a livello locale e regionale oltre che nazionale.
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Lucca, 24 luglio 2012