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Voto anticipato e Monti bis. Berlusconi frena Casini e Bersani

di Alberto Gentili

Le condizioni del Colle per urne in autunno: riforma elettorale entro settembre. Il professore: non dico né sì né no finché la strada non è tracciata.

La settimana che si apre è decisiva per sapere se si va verso un accordo sul nuovo meccanismo di voto. L’Udc chiederà un incontro ufficiale a Pdl e Pd «per spingerli allo scoperto».«Per costringere Berlusconi a dire un sì o un no chiaro». Perché, come dice Casini, «è necessario approvare la riforma in almeno un ramo del Parlamento entro il 10 agosto». Ed è necessario in quanto solo così in settembre potrà essere completata la riforma. Per poi andare alla crisi e al voto in ottobre.

A palazzo Chigi osservano la partita con particolare interesse, naturalmente. E Monti, nonostante le smentite fatte per evitare di indebolire il governo agli occhi dei mercati finanziari e delle cancellerie europee prima che venga definito il percorso verso la nuova legislatura, non esclude affatto di concludere anticipatamente il suo mandato. «La necessità di dare un governo stabile e credibile è una priorità assoluta», dice un suo stretto collaboratore.
"Il banco di prova è la legge elettorale. Se la fanno, c’è la crisi e ci saranno le elezioni. Se non la fanno, si arriva alla prossima primavera. Come da programma", dice un ministro di alto rango. «Ma il professore non prende parte a questo tipo di discussione. Ha ricevuto un mandato a governare e pensa solo a governare. Il meccanismo di voto è materia squisitamente politica e dunque dei partiti».

Il distacco di Monti dalla poltrona è legato a un’analisi condivisa da Napolitano. Già adesso la maggioranza traballa, il Pdl in Parlamento fa spesso mancare i voti ai provvedimenti del governo. E la situazione peggiorerà quando a settembre di fatto comincerà una campagna elettorale lunga ben 7-8 mesi, con una probabile paralisi dell’azione dell’esecutivo e (di conseguenza) un accanirsi della speculazione contro il nostro Paese. Allora, palazzo Chigi e il Quirinale non possono fare a meno di valutare l’ipotesi di far nascere, con le elezioni a ottobre, una maggioranza politica omogenea. In linea con gli impegni di rigore sottoscritti dal professore. E superando con 7-8 mesi di anticipo l’incertezza sul quadro politico del dopo-Monti. Quell’incertezza che, proprio secondo il premier, è una delle cause dell’impennata dello spread.

Ma qui si torna al paletto fissato da Napolitano: senza una nuova legge elettorale di elezioni anticipate non si può neppure parlare. Il Porcellum ha già fatto danni a sufficienza. E qui entra in gioco il probabile «no» di Berlusconi. Che ha bisogno di tempo per varare la nuova Forza Italia (non a caso sono gli ex di An a spingere per le urne). E che, nonostante abbia confermato la sua candidatura, starebbe ancora cercando "un qualcuno" che lo sostituisca.
Merita un capitolo anche il Pd. Il «sì» di Bersani al voto sarebbe più figlio di una tattica che di una convinzione. Il segretario del Pd vuole dimostrare di non avere paura delle elezioni, ma teme che un precipitare verso le urne in piena crisi economica possa portare alla nascita di un Monti-bis della durata di cinque anni. Soluzione suggerita dall’ala montiana del partito incarnata da Enrico Letta e da Walter Veltroni. Apprezzata da Casini.

Niente affatto sgradita a Napolitano, che vede nel professore una garanzia di continuità per rassicurare mercati e cancellerie europee.
Allora sarebbe meglio, molto meglio per Bersani, se alle urne si andasse in primavera quando l’emergenza finanziaria dovrebbe mordere meno. Tant’è che i suoi dicono: "Lo scioglimento anticipato è prerogativa del capo dello Stato e comunque non sarebbe un passaggio facile". Dunque, anche per il Pd è la settimana della verità: se frenerà l’accordo sulla legge elettorale (5% di sbarramento, premio di governabilità del 10% per il partito di maggioranza relativa, preferenze plurime in circoscrizioni elettorali più piccole di quelle attuali) si capirà che anche Bersani non vuole il voto in autunno. Anche se più di un "amico" gli ha detto che "per Monti è pronto il Quirinale".

(da Il Messaggero - 23 Luglio 2012)

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