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Riordino delle Province: Potrebbero essere 43. L'elenco di quelle che dovrebbero scomparire.

di Paolo Razzuoli

Dovrebbero scomparire 64 Province su 107, che dovranno essere accorpate, di cui 50 di Regioni a statuto ordinario e 14 di Regioni a statuto speciale.

E' quanto ha stabilito il Consiglio dei ministri, riunitosi il 20 luglio 2012.
Il Governo ha definito i criteri per il riordino delle province - dimensione territoriale e popolazione residente - previsti dal decreto sulla spending review.
In base ai criteri approvati, i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati.

Nei prossimi giorni il Governo trasmetterà la deliberazione al Consiglio delle autonomie locali (CAL), istituito in ogni Regione e composto dai rappresentanti degli enti territoriali (in mancanza, la deliberazione verrà trasmessa all’organo regionale di raccordo tra Regione ed enti locali). La proposta finale sarà trasmessa da CAL e Regioni interessate al governo, il quale provvederà all’effettiva riduzione delle province promuovendo un nuovo atto legislativo che completerà la procedura.

Le nuove province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate dalle Province vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto “Salva Italia”). La soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane – 10 in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze – avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1° gennaio 2014).

In base ai criteri decisi dal Governo, sono solo 43 le Province destinate a sopravvivere: 26 in Regioni a statuto ordinario, 7 in Regioni a statuto speciale. Ad esse vanno aggiunte le 10 province delle aree metropolitane, che verranno soppresse con la nascita delle citta' metropolitane.

Veniamo ora all'elenco delle province che dovrebbero essere tagliate, sulla base dei criteri deliberati dal Governo.
E' opportuno precisare che ho avuto modo di imbattermi in ipotesi assai diverse. Quella che riporto, coerente con il dato complessivo, e' stata tratta dal sito Internet del Televideo Rai.

Sulla base di questi criteri, l'ANSA, su dati Istat, e' in grado di dire che in Piemonte, su 8 Province attuali, quelle salve sarebbero Torino, Cuneo e Alessandria; via le attuali Province di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara.

In Lombardia rimarrebbero Milano Brescia, Bergamo, Pavia mentre dovrebbero essere accorpate le attuali Province di Lecco, Lodi, Como, Monza Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese.

Nel Veneto rimarrebbero in vita Venezia Verona e Vicenza. Accorpamento in vista per Rovigo, Belluno, Padova, Treviso.

In Liguria su quattro Province attuali ne scompaiono due, Savona e Imperia; salve Genova e La Spezia.

In Emilia Romagna si' a Bologna, Parma, Modena e Ferrara; accorpate Reggio Emilia, Ravenna, Forli'-Cesena, Rimini e Piacenza.

In Toscana, su 10 Province, si salverebbe solo Firenze (via Grosseto, Siena, Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Pisa e Livorno). (Va tuttavia osservato che Firenze sara' Citta' Metropolitana per cui nella regione saranno mantenute altre province).

In Umbria rimane solo Perugia, 'salta' Terni; nelle Marche sarebbero 'salve' Ancona Pesaro e Urbino, mentre non hanno i requisiti per sussistere Ascoli Piceno, Macerata e Fermo.

Nel Lazio rimarrebbero Roma e Frosinone, ma dovrebbero essere accorpate Latina, Rieti e Viterbo.

In Abruzzo non subirebbero accorpamenti L'Aquila e Chieti, in Molise rimarrebbe solo la provincia di Campobasso, in Campania salve Napoli, Salerno, Caserta e Avellino, fuori solo Benevento. In Basilicata rimarrebbe in vita la Provincia di Potenza, esclusa invece quella di Matera; in Puglia su 6 Province se ne salvano solo 3: Bari, Foggia e Lecce, da accorpare Taranto, Brindisi e Barletta-Andria.

In Calabria, su 5 Province, si salavano Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro; da accorpare Crotone e Vibo Valentia.

A queste sono da aggiungere le Province nelle Regioni speciali: in Sicilia su 9 ne rimarranno in vita solo 4: Palermo, Agrigento, Catania e Messina. La scure si abbattera' su Caltanisetta Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani.

In Sardegna una debacle: rimarra' solo la Provincia di Cagliari. Verranno 'eliminate' le Province di Olbia Tempio, Medio, Ogliastra, Carbonia, Sassari, Nuoro, Oristano.

Infine in Friuli, su 4 Province iniziali, due rimangono in vita, Trieste e Udine, due vengono tagliate o meglio accorpate: Pordenone e Gorizia.

Una brevissima riflessione conclusiva

I dati qui sopra riportati porterebbero ad un quadro istituzionale profondamente modificato.
Come ha dichiarato il Governo, ora si avvia un iter di consultazione con le autonomie locali (Consiglio Autonomie Locali) che non sara' certo una passeggiata.
Se il quadro delle province dovesse essere quello sopra tratteggiato, sinceramente mi sento di esprimere non poche perplessita', pur essendo da decenni sostenitore della necessita' di una semplificazione istituzionale che passa anche per il sostanziale ripensamento delle province. Ripensamento che non vuol certo identificarsi con certe posizioni meramente abolizioniste, sbrigative e superficiali, che non hanno ben presente il quadro delle competenze e dei necessari livelli di governo della cosa pubblica. Atteggiamento che delresto e' distante dalle intenzioni del Governo, che non parla di abolizione bensi' di riordino.
Gli accorpamenti possono senza dubbio rientrare nelle scelte possibili, in un quadro di ripensamento generale che ridetermini le competenze e gli assetti organizzativi-gestionali in vista del contenimento dei costi.
Alle province restano competenze importanti: basti ricordare l'ambiente e le politiche di coordinamento sull'assetto del territorio. Questioni quindi rilevantissime, che non possono essere affrontate con dimensioni estranee a qualsiasi logica territoriale.

MI pare di poter affermare che in questo nostro Paese prevalgano spesso eccessi ed esagerazioni.
Nei decenni passati, si sono moltiplicate le province, senza alcun reale bisogno, solo per soddisfare esigenze di potere e di equilibri politici.
All'inizio degli anni '80, ricordo le spinte per la creazione della provincia della Versilia ove allora abitavo e direttamente operavo quale amministratore pubblico. Una scelta che non ho mai condiviso, attirandomi i fulmini di tanti illustri politici di allora.
Ora mi pare che si stia esagerando in senso contrario, anche se la procedura e' tutt'altro che definita.

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Vedremo infatti come si evolvera' la fase delle consultazioni con le autonomie locali. A queste e' lecito chiedere uno sforzo di elaborazione seria, scevra da difese di interessi corporativi e/o localistici, ma anche attenta e ferma a saper tutelare il mantenimento degli strumenti necessari per un adeguato esercizio del governo locale, coerente con il mantenimento di standard adeguati alle necessita'.
Mi auguro pertanto che, pur senza stravolgere gli obiettivi di fondo della decisione governativa, al termine della consultazione, quindi al momento della emanazione dell'atto legislativo che concludera' la procedura, la nuova geografia delle province venga ridisegnata eliminando gli eccessi che sembrano emergere dall'applicazione rigorosa dei criteri approvati dal Consiglio dei Ministri.

Occorre molto equilibrio e senso di responsabilita': speriamo che la politica non voglia mancare anche questa occasione.

Lucca, 21 luglio 2012

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