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In molti miei spunti di riflessione, ho cercato di sviluppare la tesi secondo la quale il tempo che viviamo ha connotazioni di novita' e complessita' assolutamente sconosciute sino ad ora.
Un contesto dunque straordinario, che non puo' essere affrontato con strumenti ordinari e/o comunque riconducibili a assunti teorici e pratici utilizzati per situazioni deltutto differenti.
Mi pare interessante proporre ai lettori di Fucinaidee questo contributo di Martin Schulz, che in modo estremamente chiaro e argomentato si muove su questa linea.
Un contributo particolarmente calzante, anche in vista della importante riunione del Consiglio Europeo dei prossimi 28 e 29 giugno.

Paolo Razzuoli

Europa. Contro la crisi serve un balzo "federalista"

di Martin Schulz

Pochi mesi fa, quando ho assunto la carica di presidente del Parlamento europeo, ho lanciato l'allarme sui gravi rischi che corre il progetto europeo, sotto minaccia come mai prima d'ora.
Negli ultimi quattro anni abbiamo applicato teorie convenzionali a una situazione non convenzionale: abbiamo visto che stava arrivando lo tsunami e abbiamo deciso che il modo migliore per reagire era aprire gli ombrelli.

Uno degli elementi di questo approccio è l'idea che dobbiamo rimanere fedeli al metodo dei progressi limitati e discontinui che tanto successo ha conosciuto in passato. La massima di Schuman è valida in tempi normali, ma questa crisi esige misure drastiche.

L'Europa non è stata fatta in un giorno, ma potrebbe scomparire in breve. I leader della Ue dovrebbero sempre agire sulla base dello scenario più pessimistico e fare quel che serve per evitarlo, senza preoccuparsi del proprio destino politico personale.

La via scelta in questa crisi è stata un misto di negazione della realtà, miopia e navigazione a vista, senza piani organici. Ricordo ancora quanto tempo ha impiegato l'ex presidente del consiglio italiano per ammettere che esisteva una crisi; lo stesso atteggiamento è stato usato per i nodi del settore bancario europeo. Ogni volta che c'era un segnale di miglioramento, grazie a iniezioni di liquidità o a risultati elettorali positivi, ne abbiamo approfittato per procrastinare.
Questo corto respiro della politica nazionale ed europea è stato uno dei fattori alla base degli errori di giudizio. Il fatto di consentire alle forze di mercato di fissare agenda e reazioni di panico alle loro oscillazioni è un altro errore. Quello che vogliono i cittadini è una prospettiva: ci chiedono di creare le condizioni per tutelarsi, di fare le scelte giuste per il loro futuro e di farle adesso, di consentire ai cittadini di fare scelte e investimenti giusti per la propria vita.

Due le alternative: un balzo in avanti in senso federalistico o la disintegrazione, la prosperità tutti insieme o la povertà ognuno per sé, un'Europa adeguata per il XXI secolo o un'Europa del Congresso di Vienna.

Tutti si riempiono la bocca con la parola "Unione". Sentiamo dire che per far funzionare l'unione economica e monetaria c'è bisogno di un'unione politica, di un'unione di bilancio e di un'unione bancaria. Queste tre unioni supplementari sono frenate da tre domande concomitanti: quale dev'essere fatta per prima? Quali caratteristiche devono avere? A chi si devono applicare?
Ecco il ricco menù alla tavola del vertice.

Il Parlamento europeo in passato ha espresso la sua posizione su tutti e tre gli argomenti. Se le nostre risoluzioni fossero state tradotte in pratica prima, ora non saremmo tanto in difficoltà. Un'unione politica più forte, intesa come ulteriore rafforzamento dei poteri della Commissione europea ma anche come rafforzamento della sua legittimità attraverso l'elezione diretta, con un Parlamento democraticamente eletto che esamina, controlla, emenda e rigetta le sue decisioni o le sue proposte, sono gli obiettivi dell'unione politica del futuro. L'unione politica è la più ambiziosa di queste tre unioni e deve riguardare tutti gli Stati.

Unione di bilancio non dev'essere sinonimo di unione dell'austerity: il fiscal compact non basta. Il Parlamento ha prodotto leggi importanti, come i due pacchetti di misure six-pack e two-pack, ma ha anche avanzato proposte per l'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, sull'emissione di titoli di Stato con garanzia europea, sull'emissione di titoli di Stato comuni all'Eurozona; siamo favorevoli a un quadro finanziario pluriennale, capace di stimolare la crescita, reagire agli shock, incanalare gli investimenti e colmare i divari fra Stati e regioni. È evidente che un'unione di bilancio con questi elementi non potrà essere realizzata dall'oggi al domani, ma il Consiglio europeo dovrebbe proporre una tabella per il medio termine, per definire gli obiettivi che intende conseguire, far uscire gli Stati allo scoperto costringendoli a dire quando ci arriveremo.

L'unione bancaria è la più pressante fra queste tre unioni e al vertice non si potrà lasciare alcun dettaglio in sospeso. La Ue ha già fatto molto per armonizzare la regolamentazione delle banche, intensificare la supervisione e prevenire i comportamenti irresponsabili che hanno portato alla crisi del 2008. Ma perché l'unione bancaria possa essere credibile è necessario accordarsi nei dettagli su questioni come la supervisione centrale, la gestione delle crisi e le garanzie sui depositi. Senza un accordo sui dettagli non ci sarà nessun accordo.

Il vertice potrebbe concludersi positivamente, ma le ragioni per essere ottimisti non abbondano. Lascia perplessi che i capi di Stato e di Governo parlino di unione politica senza accettare la presenza al tavolo dei colloqui dell'istituzione politica per eccellenza. Il presidente del Parlamento europeo, a differenza di quanto consentito in passato al presidente dell'Fmi o della Bce, dovrà lasciare la riunione dopo il suo discorso iniziale. Un altro esempio è il tentativo di rinazionalizzare il Meccanismo di valutazione e controllo di Schengen, modificando le basi giuridiche senza il minimo rispetto per le regole più elementari di cooperazione fra le istituzioni. Come si concilia l'impegno per un'unione politica con questa mancanza di rispetto per l'unica istituzione della Ue eletta democraticamente in modo diretto?
Non si tratta di un'istituzione a caccia di riconoscimento, qui si tratta di una cartina di tornasole della serietà dell'impegno degli Stati membri in favore di un rafforzamento e di un approfondimento della politica europea.

Nei giorni che ci separano dal vertice dovrà avvenire un drastico cambiamento di mentalità: i segnali non sono incoraggianti.

* Martin Schulz è presidente del Parlamento europeo

(Traduzione di Fabio Galimberti.
da Il Sole 24 Ore - ediz. del 24 giugno 2012)

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