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Iniziative del governo per lo sviluppo: speriamo che la crescita non rimanga solo nelle buone intenzioni

di Paolo Razzuoli

Oggi si è riunito Il Consiglio dei Ministri che, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, ha approvato un pacchetto contenente un ventaglio di misure urgenti e strutturali che - stando al comunicato rilasciato - realizzano una parte ulteriore dell’Agenda per la Crescita sostenibile che – fin dal suo insediamento – il Governo sta attuando attraverso molte proposte normative già approvate dal Parlamento e altre in corso di valutazione.

Il provvedimento oggi approvato - prosegue il comunicato di Palazzo Chigi - punta ad attivare molteplici leve necessarie per stimolare il rafforzamento della competitività, la ripresa della domanda, lo stimolo al dinamismo imprenditoriale: dall’attrazione di capitali privati all’accelerazione e semplificazione delle procedure per recuperare il ritardo infrastrutturale accumulato, dal rilancio dei settori dell’edilizia e delle costruzioni alle misure per lo sviluppo dei porti, dalla costituzione del Fondo per la Crescita sostenibile grazie al riordino e alla semplificazione degli strumenti di incentivazione alle imprese, al credito d’imposta per le assunzioni di personale altamente qualificato, dall’introduzione di nuovi strumenti di finanziamento e accesso al credito per le imprese, alle misure volte a facilitare la risoluzione in continuità delle crisi aziendali, dalle misure per il sostegno all’internazionalizzazione e alla realizzazione delle infrastrutture energetiche, agli interventi per ridurre i tempi della giustizia civile.

Sin qui il comunicato del Governo.

E' mio convincimento, peraltro in linea con una posizione sempre piu' condivisa, che una inversione dell'attuale gravissima crisi non potra' avvenire senza una serie di interventi profondi sugli assetti generali del modello di sviluppo, quindi sui parametri strutturali su cui si poggia, da assumere a livello internazionale, primo fra tutti quello europeo.
E' impensabile che possa reggere la separazione che abbiamo favorito fra un'area del mondo di produttori ed una di consumatori.
Cosi' come non puo' reggere l'assenza di qualsiasi capacita' di governo della finanza internazionale.

Superare la crisi in cui si dibatte il mondo occidentale significa affrontare con coraggio gli effetti distorti della pessima gestione che si e' fatta del processo di globalizzazione: uno scenario che e' in atto e da cui non si torna ovviamente indietro, ma che richiedeva una gestione attenta, intelligente e lungimirante che, sfortunatamente, la classe politica non ha saputo fare.

Se non si interverra' tempestivamente, i meccanismi perversi in atto porteranno ad un avvitamento su se stessa della crisi, con esiti veramente imprevedibili.

Uno scenario tanto nuovo da rendere ormai ineluttabile il ripensamento dei tradizionali strumenti di interpretazione dei fenomeni economici.
Una revisione che riguarda anzitutto il "canone liberale" affermatosi negli ultimi decenni. Cio' non solo per rivisitarlo alla luce di un contesto assolutamente estraneo a quello in cui tale canone e' stato elaborato, ma anche perche' tale canone e' stato male interpretato, in buona o cattiva fede che sia.
Il pensiero dei "padri del liberalismo", Adam Smith in primis, inserivano la liberta' economica all'interno di un ben demarcato sistema di valori morali che sono dimenticati dai rampanti sostenitori del mercato quale unico strumento dello sviluppo.
Per chi volesse un po' approfondire, consiglio la lettura di un'agile antologia di scritti di Adam Smith: Economia dei Sentimenti, Donzelli editore; introduzione di Michele Bee.

Riprendendo il filo del ragionamento, appare di ogni evidenza che Il tema del lavoro e' il nocciolo della questione:
tema che va affrontato senza indugi, mettendo in atto tutti gli interventi possibili. Cio' anche se si dovranno rivedere alcuni dogmi che sembravano intoccabili, e non facendo troppo spregio di "buone ricette" che in altri periodi di crisi hanno dato buona prova di se'.

Il tema della crescita non puo' essere eluso. Un noto politologo diceva: "il capitalismo democratico ha bisogno della crescita cosi' come il socialismo reale aveva bisogno della repressione.
Senza la crescita e senza lavoro, il sistema si sfascia minando le fondamenta della nostra democrazia.

Ovviamente e' importante che i governi - nelle singole situazioni nazionali - mettano in campo tutti gli strumenti possibili per stimolare lo sviluppo e la crescita.
In questo senso si colloca il pacchetto di misure approvate oggi dal Consiglio dei ministri: misure non certo idonee ad affrontare gli aspetti strutturali della crisi, ma forse utili a dare qualche boccata di ossigeno ad un'economia in affanno.

Ecco il testo integrale del documento con cui vengono illustrate Le misure del pacchetto sviluppo approvate dal Consiglio dei Ministri.

Cliccare qui per leggere/scaricare il documento (formato pdf)

Lucca, 15 giugno 2012

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