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                                               Il coraggio e l'esempio nell'Italia malata della neo nata Terza Repubblica.

 

di Federico Bini

 

Crolla tutto. L'arte, la scuola, la politica, la Chiesa, l'economia, il calcio ed in più la forza dirompente della natura contribuisce a delineare un triste spettacolo di un paese, oggi più che mai, privo di identità.

E' un momento delicatissimo e difficilissimo, quello che sta attraversando l'Italia.

Un Italia che dopo il declino del Cavaliere e la dura sconfitta di quest'ultimo alle amministrative, ha ceduto il passo all'avvicinarsi della Terza Repubblica. Una fase però ancora incerta, in evoluzione e soprattutto con attori, comparse e protagonisti di cui si ventilano nomi e supposizioni, ma che si apre con tanta, tanta diffidenza e qualche strascico di rimpianto da parte di chi non vuole riconoscere la fine di una stagione che ha diviso, fatto sognare, ridere e litigare, ma che è arrivata al suo tragico capolinea.

Una Terza Repubblica che come la seconda, sorge dalle ceneri e sorgerà dai misfatti, di chi ieri come oggi è protagonista del declino italiano.

Ad oggi, la nostra giovane Repubblica, vive uno dei periodi più bui ed oscuri che abbia mai vissuto. Eppure è trascorso tanto tempo, dagli anni 70' e dagli anni 90', fasi che hanno segnato svolte politiche importanti nel nostro paese, date dall'emergenza del rapimento Moro, dalle faide mafiose al sud, dallo stragismo nero, alla stagione di Tangentopoli e degli agguati eccellenti ai magistrati anti-mafia.

Cosa ci ha insegnato la ' historia' , attraverso queste pagine tristi e veritiere, a noi italiani, maestri proprio di storia e di letteratura, figli di Dante e Giambattista Vico, Berchet e Manzoni  ?

Niente. Montale ha sempre sostenuto e poi scritto in una sua poesia intitolata '' La storia '', che “la storia non è magistra di niente che ci riguardi“.

Se un paese, o meglio, se un popolo non riesce a proiettarsi al futuro, a rapportarsi alla globalizzazione, ad aprirsi alle nuove sfide internazionali, uscendo dal solito nicchio del proprio particulare guicciardiano e dalla concezione politica gattopardesca, uccidendo con la cultura l'omertà e con i fatti la nostra arte dell'eloquio,ci  continueremo a trovare inabissati su noi stessi, isolati, primitivi ed anche un tantino sciocchi nel non capire che continuare a pensare a noi stessi, è la strada giusta per perdere definitivamente la nostra bussola quotidiana, che dovrebbe essere un percorso continuo e progressivo, verso lo sviluppo, l'educazione civica,  il senso del dovere e dello stato.

 

L'Italia di oggi è l'Italia di ieri.

 

L'Italia sempre uguale a se stessa.

Cambia, muta, si trasforma, ma poi torna sempre  più cinica di prima. E' come un sasso lanciato in un  lago, all'inizio smuove le acque chete, spaventa i silenziosi pesci che vi squazzano, ma poi tutto torna alla normalità, l'acqua si ricompone e così il nostro paese, pur sfidando ogni tempesta, è rimasto lo stesso. Immobile, distante ed ingrato.

L'Italia che si presenta attualmente, è un Paese ' verboso, iniquo, fatuamente spensierato' , ma mai pronto a prendersi le proprie colpe e responsabilità.

Un paese dove la normalità è la non normalità. Dove chi compie bene il proprio lavoro è un eroe.

Un paese malato nel profondo del suo cuore, del suo sistema più intimo.

Un paese attorcigliato su se stesso che più si muove per liberarsi dai suoi mali, più pare impantanarsi in sabbie mobili che lo succhiano verso il fondo infernale.

Un paese distratto, superficiale, che vive il giorno senza pensare al futuro.

Un paese costretto ad essere guidato da tecnici, dopo che la sua classe politica, dopo ben cinquant'anni , ha mostrato tutte le sue debolezze ed incapacità tecniche, morali e gestionali.

Un paese che non sa fare altro che guardare al passato, ponendo sempre lo scontro politico sulle ideologie.

Un paese che amava il calcio, uno sport che ha fatto sognare milioni di italiani e cantare la celebre canzone di Rita Pavone : “la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone“, eppure, anche questo mito crolla a causa dei troppi soldi e della troppa malavita ormai diffusa nel suo sistema più interno.

Un paese che nel sessantennio repubblicano ha visto crescere la casa dei moderati, ma che oggi appare più smarrita e distante che mai.

Un paese che si è legato alla Chiesa nei suoi momenti più difficili, quando mancava tutto, pane, acqua, coperte ed alloggi, ma che vede ogni giorno che passa, la fine di una secolare stagione che invece di seguire le parole di Dossetti , è rimasta ancorata al suo fasto periodo medioevale.

Un paese che crolla è il nostro. Un paese costruito su colonne greco-romane ed etrusche, che crollano dopo l'ennesima tempesta. L'Italia non è Babele che è stata costruita sulla roccia, l'Italia è un paese fragile, costruito sul mare, sugli appenini, su un terreno sismico e facilmente inondabile.

L'Italia è un paese corrotto, che mostra difronte a tale sistema qualche spicchio di moralità ed etica sparso da nord a sud.

L'Italia è un paese economicamente solido ma che nello stesso tempo soccombe alle sue difficoltà di crisi burocratica ed innovativa . Regge il tessuto delle piccole e medie imprese, regge l'artigianato, quel piccolo e tanto importante lavoro manuale ed anche un pò segreto che viene tramandato da padre in figlio, di generazione in generazione. Dal casareccio parmigiano, ai presepi di San Gregorio Armeno, simbolo di un Italia ricca di valori, simboli e segreti, nonchè specialità inuguali ed inimitabili. Regge  l'ingegno, la creatività di un made in italy debole nell'immagine nazionale, ma forte della sua storia e tradizione.

L'essere italiani infondo passa anche da qui, da un pò di prezzoliniana '' anti-italianità''.

Popolo strano, misto e variegato, serio e burlone, spiritoso e distaccato, nobile e plebeo, borghese ed aristocratico, fesso e furbo, insomma tutto e di più vige nello status di ogni cittadino italiano.

Un cittadino italiano che oggi come ieri, ieri come in passato, in passato come nel tempo ancora più remoto, ha visto lo stesso modo di rapportarsi, vivere e concepire i cambiamenti.

 

Ed oggi,  nell'Italia del XXI secolo, crolla e si allarga sempre più velocemente, la forbice tra politica e cittadini. Tra istituzioni e giovani. Quei giovani, che dovrebbero essere il futuro, la guida, il cuore e la mente dell'Italia del domani, non sono altro che impauriti, smarriti, incerti di cosa il domani riserverà loro. Tra la strada dell'estero, il pensiero di una valigia in mano, come i loro nonni, che magari stavolta invece di qualche vestito in più ci sono dei libri e degli attestati di master, riconoscimenti che però purtroppo molto spesso, per una meritocrazia scarsa e poco considerata, li porta a prendere l'aereo e volare via, alla ricerca del futuro, di quel futuro che li appartiene.

Una classe politica indecente, scaltra e poco furba per certi aspetti, forse anche un pò auto-lesionista, ha fatto molto per sconfiggersi ed essere così poco amata e tanto disprezzata.

Il Quirinale, unico punto fermo di una politica e di un paese che crolla, che fugge da se stesso e che sfida se stesso per capire quale è la strada migliore da seguire.

Il Presidente della Repubblica  ha assunto il vero compito costituzionale che gli spetta, quello di '' reggitore dello stato ''. Non solo dotato di moral suasion,di potere di esternazione e di controfirma, ma capace di imporsi e dare prova di ciò che recita l'articolo 87 della carta costituente : <<Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale >>.

Non è facile è vero poter accettare un governo nominato dall'alto, dal palazzo, quando in carica , anche se con scarsi numeri ve ne era uno con una sua maggioranza, eletto dalle urne e democraticamente riconosciuto.

Ma nonostante ciò mancavano due cose al governo in carica, a cui si possono riconoscere meriti e demeriti : l'autorevolezza e la forza di agire.

Il Governo Monti, chiamato come dice il Ministro Fornero  '' non a distribuire le caramelle '', ha segnato un passaggio epocale per la nostra storia politica italiana, unito poi al fenomeno di protesta e forse passeggero ma da considerare, del movimento a cinque stelle, cioè che i partiti italiani, sono tornati ad essere dei primitivi cartelli elettorali. Niente di più.

Insomma, un paese, un Italia che è difficile descrivere e forse per chi non la conosce da vicino, nella sua capillarità storica, politica e culturale, difficilmente la potrà comprendere fino a fondo.

 

L'Italia che si avvia verso la neo nata Terza Repubblica, ha gli stessi sintomi, incurabili e diffusi, di quei mali, che portarono al crollo della Prima Repubblica.

L'Italia che sorge da queste ennesime e poche ceneri, è un paese distrutto e moralmente ed economicamente a pezzi.

Un paese che vede oggi come allora, la politica essere preda di inchieste giudiziarie, arresti, avvisi di garanzia. Sconosciuti terroristi compiere attentati mortali a ragazzi che si recano a scuola. Cellule di neo brigatisti riprendere a sparare contro imprenditori e minacciare lo stato.  La mafia, male assoluto del belpaese che tenta la sua ennesima ascesa in un quadro a lei molto vantaggioso. Il crollo della spesa pubblica. Il calcio, lo sport più amato dagli italiani, divenire uno sport falso, orchestrato da malavita e organizzazioni internazionali legate al malaffare, essere travolto da un'ennesimo e brutale scandalo.

In più la natura , si mette di traverso, quasi si ribella, divenendo matrigna,  provocando vittime e milioni di danni al patrimonio storico, economico ed umano di una terra come l'Abruzzo prima e l'Emilia adesso.

Crolla l'Italia. Da nord a sud è un paese che si sbriciola piano piano, lentamente, in silenzio. E le morti lenti, silenziose sono le peggiori poichè ti permettono di viverla, di sentirla, di provarla e di renderti conto di come siamo tutto fuor che un paese veramente civile.

 

Ma nell'Italia dei critici del suo comportamento, da Prezzolini a Bocca, vive anche il coraggio, l'esempio e la speranza.

Vive il coraggio e l'esempio di chi come Rosaria Schifani, moglie del giovanissimo agente di scorta di Giovanni Falcone, dopo anni ed anni di battaglie e sconfitte, di omertà e silenzi, si riprende la sua piccola rivincita, una rivincita in primis sua e di tutte le vedove che hanno perso i loro mariti poichè erano ' solo ' fedeli servitori dello stato italiano. Devono accogliere con fiducia, gioia ed entusiasmo, questo ventesimo anniversario della strage di Capaci, appena passato, che è stato molto sentito e condiviso.

Il ricordo di quella strage, la sua ricorrenza, in un momento così delicato come il nostro, amaramente rinfrescato anche dalla bomba esplosa a Brindisi, forse ha fatto a molti riflettere di come c'è una parte di paese che vive, lotta e serve le istituzioni con amore e senso del dovere.

Un senso del dovere che si è incarnato nel ruolo del Presidente della Repubblica, oggi più che mai, centro della vita politico-istituzionale italiana, quando a Palermo, pochi giorni fa, nell'aula bunker, laddove si celebrò il famoso maxi processo alla mafia, ha invitato i giovani a scendere in campo per riprendersi il loro futuro e la loro terra.

Non era un'intervento passeggero quello del Capo dello Stato, è stato un'intervento ben calibrato, sentito e concluso con decisione, pàthos e commozione.

Nella terra dello '' stato senza stato '', del potere contro potere, nei meandri di una terra prigioniera di se stessa e nello stesso tempo di una prigionia immeritata, quelle lacrime agli occhi che hanno concluso il discorso di Napolitano, hanno lanciato un segnale forte : lo stato c'è e deve mostrare la sua forza su chi lavora per sminuirne la sua potestà e la sua autorevolezza. Poichè va bene il ricordo, la festa, la manifestazione civile, ma se non   c’è lo stato a supportarli , a fare da spina dorsale,  il ricordo svanirà nell'astratto delle nostre menti, la festa diverrà un semplice ritrovo e la manifestazione civile smetterà di coinvolgere i cittadini comuni.

 

Quindi oggi come ieri, cercare di uscire dal labirinto in cui siamo finiti. Non sarà certo una sfida facile. La crisi politica, sta rischiando di accendere tanti e piccoli focolai in tutto il paese, pronti ad esplodere o a togliere terreno ' fertile ' dalle mani dello stato. Una crisi che può sfociare in una crisi della democrazia e può facilitare l'ascesa della criminalità.

Ecco che adesso sta alla classe politica, trovare le forze, la credibilità e l'energia per dare una dimostrazione di superiorità e di umiltà a chi gli ha concesso l'ultimo avviso.

Non basterà nascondersi dietro il governo Monti, serviranno dei provvedimenti trasversali e anche e soprattutto di impronta politica vera e propria. Misure di natura parlamentare, dando la dimostrazione che il Parlamento lavora e tra i partiti si sente la necessità di condividere e fare del bene per il proprio paese. Il governo non basta, i tecnici non bastano se a sorreggerli non c’è un azione convinta e decisa delle forze politiche in campo.

Riforma fiscale, riforma della pubblica amministrazione, riforma istituzionale. Taglio delle spese pazze e freno allo spreco dell'economia pubblica. Misure anti corruzione ed anti criminalità che diano il preludio di una giustizia severa con chi l'ha sottovalutata. Abolizione degli enti inutili, fine del clientelismo, limitazioni nell'assunzione nel pubblico impiego. Politica estera europeista e volta a riportare l'Italia al centro del consesso internazionale. 

Un intelaiatura solida, poco pesante e veloce nel suo funzionamento.

Un insieme di innovazione, informatizzazione, meritocrazia e ricerca, la ricetta iniziale su cui costruire la nuova Terza Repubblica.

Una Terza Repubblica che guardi al futuro, che prenda finalmente spunto ed esempio dagli errori passati per non continuare a ripeterli in maniera così evidente ed irrispettosa.

Una Terza Repubblica, che mostri il Coraggio e l'Esempio di voler cambiare, di volersi megliorare e di voler dare al mondo, l'immagine di un paese che non ha solo '' mafia, pasta e mandolino ''.

In questo lento, futuro e nuovo inizio, si comincia a chiudere un capitolo che ha visto fallire un rilancio politico e civile a causa della scarsa connessione che vi è stata, tra politica e società.

Il nuovo capitolo della storia italiana del ventunesimo secolo, la nuova pagina della Terza Repubblica, deve ripartire proprio da qui, da dove finisce e da dove fra qualche anno si concluderà definitivamente : dalla connessione tra politica-società civile.

 

Il Coraggio non mancherà, poichè alla fine non ci è mai mancato. Siamo sempre stati coraggiosi nei momenti di massima difficcoltà. Abbiamo costruito in sessant'anni  un paese che era distrutto, con coraggio e fatica.                   In soli trent'anni siamo divenuti uno dei volani dell'economia europea e mondiale. E nonostante tutto, non ci siamo mai abbattuti difronte a terremoti ed alluvioni, bombe e stragi. Abbiamo affrontato la forza della natura e la cattiveria dell'uomo con Coraggio e forza di volontà.

E quando la disperazione prendeva il sopravvento ecco che si prendeva in Esempio i nostri antenati, i nostri padri costituenti, i nostri morti nel risorgimento, i nostri padri fondatori.

Coloro che nella vita nonostante le sconfitte, si sono rialzati ed ogni volta hanno ricostruito ex novo, ciò che gli era stato distrutto.

Quindi che siano il Coraggio e l'Esempio a ridare all'Italia della futura Terza Repubblica, speranza e dignità.

 

Un raggio di sole giunga anche nella mediterranea penisola italiana !

 

Lucca, 1 giugno 2012

 

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