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Elezioni a Lucca: Leone risponde al PdL.

 

Di Luca Leone

 

Rispondo e volentieri alle considerazioni di Placido, Fabbri e co.

Preciso, in effetti, che le mie azioni politiche e la mia candidatura, lungi dall’essere eventi improvvisi, sono frutto di un percorso alla luce del sole e delle mie analisi, supportate dalla spinta e la condivisione di tanti amici che vogliono proposte nuove e diverse per la città e soprattutto un nuovo modo di far politica nell’interesse della città e dei cittadini.

Quanto alla mia storia ricordo loro che già da molto tempo ho manifestato internamente al partito il mio dissenso. Ricordo che mi dimisi, infatti, da coordinatore comunale “nominato dall’alto” in polemica con la gestione del partito fatta fino a quel punto e chiedendo (già allora!) di convocare un congresso comunale veramente democratico, o quantomeno di azzerare i ruoli ripartendo tutti dalla base. Non ho potuto farlo in modo più “democratico” visto che il PDL è un partito che di congressi non ne ha mai fatti né ha luoghi di confronto con la propria base. Rileggere ancora oggi di primarie (come se le aveste mai volute e non le aveste sempre sbeffeggiate!), di apertura e confronto, dopo che in agosto io solo avevo lanciato un pubblico appello, deriso e inascoltato, mi fa un pochino sorridere.  Sono e rimango in assoluto un democratico, che crede alla partecipazione dal basso, ma quale democrazia in concreto sia mai esistita nel PDL con tutta onestà mi sfugge.  La democrazia intesa da voi è quella di non prendere mai una posizione pubblica e chiara (Favilla lo appoggiate o no? Il partito è aperto al confronto con le esperienze della società civile o le considera non interessanti perché prive del “bollino di autenticità di centrodestra”? Le primarie le volete o no? E potrei continuare a lungo!), quella di contestare i giovani del PDL (forse buoni solo per i banchetti e i volantini?) perché fanno un “sondaggio” apertamente e liberamente chiedendo ai cittadini che ne pensano e come la vedono, e in ultimo aspettare di celebrare l’ennesimo congresso “bulgaro”.

È del tutto vero, evidentemente, che la mia candidatura non sia stata minimamente richiesta dal PDL, come è altrettanto vero che il sottoscritto non abbia inteso far pervenire tale candidatura all’interno del PDL.  Il sottoscritto sta gettando le basi per la costruzione di un progetto civico per la città e non chiede di fare il candidato del PDL, partito con i cui “dirigenti locali” faccio ormai da troppo tempo fatica a riconoscermi (rimangono semmai gli affetti e l’amicizia con tanti amici anche di spessore). Una classe dirigente mai minimamente eletta, stanca, assai superata dalla “storia”, e ormai decisamente solo autoreferenziale. Ma anche un partito che, mi duole dirlo, ha perso la sua anima riformista e che dovrebbe ricercare, tra le motivazioni che lo fecero nascere, quelle che, nel fertile terreno di una democrazia interna che si è sempre negato, potrebbero ancora giustificare la sua (passata) grandezza morale.

Ho chiarito già ripetutamente e abbondantemente gli obiettivi del Nostro lavoro, obiettivi tesi alla costruzioni di un processo di partecipazione civica che vada al di là degli schemi e delle contrapposizioni ideologiche fini a se stesse, che ambisca a coinvolgere le persone con le loro idee e le loro esperienze in una nuova esperienza politica fatta di ritrovata passione civica e di “servizio”. E in questo vedo invece una grande continuità con quanto avviene a livello nazionale. Infatti sia a Roma come a Lucca abbiamo che una politica stanca vecchia e senza più ambizioni morali e civiche deve ritrovare spinta e legittimazione a partire da quei cittadini che (in ogni VERA democrazia) sono la causa e il fine dell’azione amministrativa e politica. La fase che sta caratterizzando il Nostro paese è, infatti, indubbiamente una fase di emergenza, per le difficoltà economiche e sociali che viviamo, ma non rappresenta di sicuro la fine della democrazia, bensì presenta scenari nuovi, interessanti e ambiziosi, di cui ancora non si identificano in maniera chiara i contorni, e ci evidenzia la fine di una fase storico-politica per il paese.

Quanto al mio ruolo nella Holding  (tralasciando le considerazioni e le scelte compiute nell’ottobre 2010 con la mia decisione assolutamente personale di lasciare la Giunta e che i più attenti osservatori già conoscono ) preciso  di aver pubblicamente dichiarato la mia decisione di lasciare il consiglio di amministrazione già nel corso dell’ultimo kick off del 17 dicembre scorso, ma di aver dovuto ritardare di qualche giorno l’atto (fatto concretamente il 4 gennaio) per adempimenti tecnico-amministrativi della società che dovevo compiere responsabilmente come  amministratore (quindi al di fuori dalle considerazioni più propriamente politiche) durante l’assenza del Presidente Stancanelli (che sarà di ritorno solamente in questi giorni).

Questa scelta personale dipende evidentemente da questioni di correttezza e di “garbo” politico soprattutto nei confronti del Sindaco Favilla, non certo dalle richieste di Placido e Fabbri e di altri “detrattori del’ambiente” ai quali francamente non devo proprio nulla nonché dall’esigenza di dedicarmi con dedizione e impegno alla costruzione del progetto politico partito in seguito ai kick off di dicembre

 

Luca Leone

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