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La Danimarca assume la presidenza di turno dell’Ue - Priorità alle prospettive finanziarie

di Francesco Citterich

Dal primo gennaio, secondo il consueto meccanismo di rotazione semestrale, la Danimarca ha assunto la presidenza di turno del consiglio dei ministri dell’Unione europea, succedendo alla Polonia.

Illustrando alla stampa le linee guida dei prossimi sei mesi, il ministro danese per gli Affari europei, Nicolai Wammen, ha posto tra le priorità la situazione dell’economia e le prospettive finanziarie, le politiche ambientali, quelle energetiche e la sicurezza. I principali obiettivi sono, dunque, rendere l’Europa responsabile, dinamica, ecologica e sicura.

Il programma danese sarà presentato alla Commissione europea, con le relative proposte politiche, durante un incontro ufficiale a Copenaghen l’11 e 12 gennaio. Dal 16 al 19 gennaio, invece, il Governo danese, guidato dalla socialdemocratica Helle Thorning-Schmidt (prima donna a ricoprire l’incarico di premier in Danimarca), sarà presente a Strasburgo per illustrare l’agenda dei lavori del semestre di presidenza agli eurodeputati riuniti in sessione plenaria. L’ultima settimana di gennaio sarà invece dedicata ai temi economici, con la riunione dell’Eurogruppo (23 gennaio), dell’Ecofin (24 gennaio) e del Consiglio europeo straordinario (30 gennaio). Nel corso della prima metà dell’anno sono fissati, per ora, altri due summit dei capi di Stato e di Governo dell’Ue, intesi ad affrontare il patto di bilancio con il relativo trattato: 1-2 marzo e 28-29 giugno.

Il passaggio di testimone per la guida dell’Unione europea dalla Polonia (che verrà ricordata soprattutto per l’accordo sui brevetti unici e per la firma del trattato di adesione della Croazia) alla Danimarca — settima presidenza da quando Copenaghen ha aderito all’Ue, nel 1973 — avviene nel contesto forse più complicato della storia del progetto europeo, con la crisi del debito nell’Eurozona che avrà senza dubbio un peso enorme sulle future scelte.
Il Governo di Copenaghen ha così di fronte un compito difficile, che risulta ancora più delicato dalla non appartenenza della Danimarca alla zona euro.
Già a fine gennaio ci sarà il tentativo del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, di ottenere una bozza di accordo intergovernativo tra i Ventisette per il trattato sul patto di bilancio, che dovrebbe essere firmato durante il summit del primo marzo. Bruxelles e autorevoli osservatori contano sulla concretezza della Danimarca per riuscire a incasellare molte delle questioni ancora irrisolte, con l’obiettivo di approvare il pacchetto entro il 2012.

Tutte le precedenti presidenze danesi sono infatti ricordate per l’efficienza e i risultati raggiunti nel semestre. L’ultima, quella del 2002, sotto la guida dell’allora premier Anders Fogh Rasmussen (attuale segretario generale della Nato) portò alla definizione del grande allargamento europeo del 2004. Gli analisti concordano nel ritenere che proprio la non adesione alla zona euro (un referendum sulla moneta unica si era tenuto in Danimarca nel settembre del 2000, con il risultato del 53,2 per cento di voti contrari) assegnerà al Paese scandinavo la funzione di collante fra tutti gli Stati membri, quelli dentro e fuori dalla valuta continentale, in modo da contenere le profonde spaccature registrate negli ultimi mesi. Proprio per questo, il ministro Wammen ha detto che il primo obiettivo della Danimarca sarà quello di essere «un ponte sopra le acque agitate della Ue», per preservare l’unità tra i diciassette Paesi della zona dell’euro e gli altri dieci.

L’obbligo di salvare l’euro sarà, dunque, al primo posto dell’agenda danese, ma ampio risalto sarà dato anche allo sviluppo e al rafforzamento del mercato interno dell’Ue, che secondo gli ultimi calcoli resi noti dalla Commissione europea sarà in grado di accrescere del 4 per cento il prodotto interno lordo dei Ventisette Paesi membri.
Ci sarà poi da prendere in esame il bilancio per il prossimo quadriennio, approfondendo i colloqui sul livello e sugli obiettivi delle spese. «Tutto ciò che riguarda i Ventisette deve essere discusso dai Ventisette — ha precisato il premier danese alla stampa — e sarà così». La zona euro, così come l’area di libera circolazione Schengen, sono due dei principali progetti politici dei Ventisette, ma si trovano in crisi profonda. E anche se la Danimarca non ha un ruolo fondamentale in nessuno dei due organismi, questi temi avranno senza dubbio grande importanza sulla presidenza e sul ruolo del Paese scandinavo nell’Unione europea.

La presidenza semestrale porrà anche un accento particolare sulla sicurezza: tra i punti all’ordine del giorno figurano, infatti, mobilità dei cittadini, migrazioni e lotta al crimine transnazionale. In una nota, la prossima presidenza danese ha garantito l’impegno a combattere più efficacemente il crimine internazionale e il terrorismo, oltre a favorire un sistema di asilo europeo.
Sarà inoltre sostenuta la politica estera in materia di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario.
Particolare rilievo verrà dato dall’Esecutivo di Copenaghen alla questione ambientale. Mettendo in guardia contro il previsto aumento in futuro della temperatura terrestre di sei gradi, il ministro per l’Ambiente ha detto che l’Europa ha bisogno di investire in efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili. Due settori chiave, quindi, nei quali saranno necessari importanti investimenti da parte dei Ventisette, anche per garantire all’Unione europea la ripresa economica e occupazionale.

Dopo la Danimarca, la presidenza di turno del consiglio dell’Ue toccherà a Cipro, nel secondo semestre del 2012, e all’Irlanda, nei primi sei mesi del 2013.

(da L'Osservatore Romano)

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