Fucinaidee ospita per la prima volta un contributo di Federico Bini, studente di Liceo Classico molto interessato alle tematiche storiche, sociali e politiche.
Il testo di seguito riportato, ricco di citazioni, e' scritto in uno stile arguto e brillante.
Di Federico Bini, presidente della Consulta degli Studenti della Provincia di Lucca
Gli italiani sono sempre gli altri.
Sono stati gli altri per Leopardi, perchè scettici e cinici.
Gli altri per Manzoni, perchè si beccano come i capponi di Renzo pur nella comune disgrazia.
Gli italiani sono gli altri per Cavour, che parlava francese e pensava come un liberale inglese;
per Re Vittorio Emanuele che preferiva essere il II del Piemonte piuttosto che il primo d'Italia;
per Benito Mussolini che li voleva rifare da capo a fondo;
per Alcide de Gasperi, che si considerava un trentino prestato all'Italia;
per il sardo comunista Berlinguer, che li vedeva perennemente afflitti dalla «questione morale».
E ancora sono stati altri per Alberto Sordi, che voleva farsi americano, come il guappo napoletano di Renato Carosone.
E oggi gli italiani sono sempre gli altri.
L'antitalianismo come vizio abbiamo tutti noi.
Mi piace pensare che la ricerca della patria avvenga per fede con la "f ' minuscola e dunque credere che quel «vizio tutto italiano” di parlare male del proprio paese scaturisca da una «escandescenza di amor patrio”; cosi diceva nel 1839a soli ventidue anni dall'unificazione del nostro paese un politico federalista molto importante della storia d'Italia come Carlo Cattaneo.
Più avanti con l'avvento di Garibaldi e l'Unificazione, Massimo D'azeglio disse: "L'italia è fatta.Ora bisogna fare gli italiani". E vero?o è falso?
Si sono veramente fatti gli italiani?
Poniamoci alcune domande:
Chi siamo? Furbi o fessi?
Giovanni Amendola disse :" questa Italia non mi piace".
Montanelli, grande firmatario della Voce diceva: "anche a me questa Italia non piace".
Se provo a valutare con obiettività trovo gli stessi difetti di sempre. Un paese teatrale,approssimativo,fatuamente spensierato, verboso e iniquo. Oltre che sempre pronto a scagionarsi da ogni responsabilità per dare la colpa agli«altri».
E pensare che Luigi Barzini sosteneva che il nostro innato garbo era una delle caratteristiche nazionali positive.
Ed è proprio lì la nostra furbizia animalesca, il culto per il «particulare» guicciardiano; la cura miope del proprio tornaconto personale a spese dell'interesse generale.
E vero dunque questa Italia non finisce mai di sorprenderci con quella sua «intelligenza stupida» "che no proprio non mi piace" direbbe Montanelli.
Siamo drammatici o melodrammatici?
Mi ricordo che una volta ci fu una partita di calcio Verona-Napoli nel corso della quale i tifosi veronesi ne hanno dette e fatte di tutti i colori ( come Forza Vesuvio eccetera...) ai danni di quelli partenopei.
Nella partita di ritorno a Napoli temettero il peggio.
Ma i tifosi napoletani si ricordarono che Verona è la città di Giulietta e Romeo.
Si vendicarono con un solo.semplicissimo striscione sul quale stava scritto-a grandi lettere-
« Giulietta si' na zoccola» cioè «Giulietta sei una poco di buono».
Questa è la teatralità sorgiva che piace. Non quella di cartapesta che oggi noi siamo abituati a vedere.
Petronio, scrittore latino e nostro antenato,diceva a suo tempo:"Totus mundus exercet historiam", "tutti recitano una commedia".Deve essere un difetto di famiglia.
Come è nostro difetto di famiglia ripetere sempre « tutto si aggiusta». Non è vero: tutto si arrangia. Che è ben diverso.
Chi siamo? geniali o pasticcioni?
La genialità degli italiani è indubbia. Mi riferisco a quella rinascimentale.
Quanto a quella-presunta-di oggi, credo che confondiamo troppo spesso genialità con ingegnosità.
Di ingegnosità non manchiamo mai.
Un ufficiale di guerra, mutilato e comandante di un campo di concentramento in India raccontò una volta a Montanelli con ammirazione:"è incredibile quello che gli italiani riescono a fare con delle scatole di latta: fanno tutto. Fanno le macchine e fanno anche i carri armati".
E vero ciò che disse l'ufficiale.
Tant'è vero che i nostri carri armati, sfortunatamente, erano fatti proprio con scatole di latta, nell'ultima guerra mondiale e le conseguenze le conosciamo.
A furia di comportarci in modo ingegnoso e di considerarci geniali sempre e comunque, rischiamo di comportarci da cretini.
Credenti o indifferenti?
Gaetano Salvemini scrisse un saggio, l'Italia è un paese cattolico?
In quel saggio mi ricordo la storia di un uomo,un padre italiano, anarchico e tradizionalista, di nome Giordano Bruno che va in Chiesa per far battezzare il figlio appena nato.
Il parroco disse:" che nome vogliamo dargli?".
Il genitore rispose"voglio chiamarlo come me,Giordano Bruno".
Il parroco:"impossibile chiamarlo così".
Il genitore:"io sono il padre e mio figlio lo chiamo come mi pare e se voi non volete battezzarlo me lo riporto a casa".
Il prete non poteva non battezzare il bambino e non poteva nemmeno dargli il nome di un eretico.
Allora pensò ad un cambiamento e disse:" lo chiameremo Bruno Giordano".
E il padre:"Fate come volete. Voi potete chiamarlo Bruno Giordano qui, ma a casa io lo
chiamerò Giordano Bruno".
Così terminò il dialogo tra i prete e il genitore del bambino da battezzare.
Spesso la nostra religione nazionale purtroppo è così. Più saggia che rigorosa. Più astuta che saggia. Ispirata persino talvolta, all'arte dell'«arrangiarsi». Più accomodante che tollerante.
Chi siamo dunque ?
Io prima di rispondere vorrei citare Lincoln che disse a suo tempo a una nazione molto divisa com’era allora quella Americana :" la passione può aver messo a dura prova i nostri legami ma non deve spezzarli".
Noi siamo dunque un popolo ancora tutto da scoprire.
Siamo la terra di grandi musicisti, pittori, navigatori, scrittori, Papi e di belle donne ma siamo anche la terra quotidiana di tutte quelle persone comuni e non famose che tutte le mattine vanno a lavorare onestamente.
Siamo anche il paese e non dobbiamo mai dimenticarlo di grandi martiri della legalità come Falcone,Borsellino, Terranova,Rocco Chinnici,Carlo Alberto dalla Chiesa e tutte le vittime che hanno contribuito a difenderci dalle "mafie".
Loro hanno sacrificato la loro famiglia, la loro vita e la loro libertà per cercare di dare a noi giovani una nuova società e un nuovo Stato.
Sono loro le persone che noi dovremo sempre prendere come esempi di vita e cercare di non dimenticare mai.
E Sant'Agostino direbbe"quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime".
Lucca, 6 gennaio 2010