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Lettera aperta al 2010

di Paolo Razzuoli

Caro 2010,
mi rivolgo a te con alcune riflessioni sui grandi temi del momento, e formulando auspici che tu possa - per quanto ti sara' possibile - aiutarci ad affrontare i tanti e complessi nodi aperti, sia sullo scacchiere internazionale, sia su quello nazionale e locale.

So perfettamente che la storia con te non e' stata particolarmente generosa.
Il 2009 ti lascia in eredita' un pesante fardello di questioni che dovranno essere affrontate con grande lungimiranza, con forte senso di responsabilita', con strumenti nuovi, all'altezza delle trasformazioni epocali che l'umanita' sta vivendo.
Naturalmente non ti chiedero' interventi miracolistici possibili solo a nostro Signore. Auspico pero' che tu possa portarci alcuni segnali importanti di cambiamento, la maturazione di alcune consapevolezze e attestazioni di volonta' che possano far sperare che, tanto nella dimensione internazionale che in quella nazionale e locale, si intende imboccare una strada capace di garantire condizioni di sviluppo ordinato, che ponga la persona umana integralmente intesa quale baricentro della sua filosofia e delle conseguenti scelte concrete.

Non ti chiedero' pertanto nulla di velleitario o di demagogico. Sono concreto e pragmatico; per dirla con Aristotele "Nel concepire un ideale possiamo presumere quel che vogliamo, ma dovremmo evitare le impossibilità.".

Lo scenario internazionale

Il 2009 si e' chiuso con uno scenario punteggiato da molte situazioni di crisi.
In primo luogo ancora la situazione dei teatri di crisi asiatici: l'Iraq, l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iran, la Palestina.
Scenari fra loro diversi, ma interdipendenti nel quadro complessivo della partita che in quell'area sta giocando l'estremismo islamico.

In afghanistan, ove il processo di democratizzazione si scontra con grossi ostacoli, (la recente vicenda elettorale ne e' una chiara cartina di tornasole), la situazione sembra aggravarsi sempre di piu' con i Talebani che riconquistano porzioni sempre maggiori del paese.
Nel 2009 l'Italia ha pagato, in quel paese, un pesante tributo di sangue cosi' come molte altre nazioni presenti nel contingente militare operante in quel teatro, ove si e' assistito ad una escalation della violenza nell'ultima parte dell'anno.
L'Amministrazione USA ha chiesto un maggior impegno anche da parte degli europei, in conseguenza del rilanciato multilateralismo di Obama. Qualcuno, come l'Italia, ha detto si' mentre altri nicchiano. Vedremo come la vicenda si sviluppera'.
Certo nel 2010 qualcosa dovra' accadere poiche' o si getteranno le basi di una strategia vincente, poppure la situazione potrebbe avvitarsi in una spirale senza uscita.

Ai confini dell'Afghanistan si trova il Pakistan, regione strategicamente importantissima e fortemente destabilizzata. La spirale terroristica sta subendo un'accelerazione come mostrano gli ultimi gravissimi episodi: il giorno di capodanno, 88 morti e 37 feriti. SE anche qui la situazione dovesse precipitare, le conseguenze per quell'area potrebbero essere imprevedibili.

Anche l'Iraq e' ben distante, come i continui attentati attestano, da una situazione di stabilizzazione.

Vi e' poi la questione iraniana, ove la possibilita' di una composizione condivisa della questione nucleare sembra sempre piu' allontanarsi. E' di tutta evidenza che ove l'Iran, si dotasse di armi nucleari, sarebbe una minaccia per il mondo occidentale. Il regime repressivo e fondamentalista che governa quel paese rappresenta un serio problema non solo per lo scacchiere mediorientale.
Il 2009 si e' chiuso con la violenta repressione ai danni dell'opposizione che, nonostante la brutalita' dei metodi repressivi impiegati, non intende rinunciare a far sentire la propria voce, sfidando un regime che non esita a sparare pur di soffocare ogni fermento di dissenso (il 27 dicembre scorso, giorno della Shura, si e' avuta notizia di circa 15 morti). Il mondo libero non puo' limitarsi a condanne verbali. Andranno concertate adeguate forme di pressione sul regime di Ahmadinejad affinche' in quel paese vengano garantiti i diritti umani, e venga ricercata una soluzione politica che garantisca l'esercizio della democrazia.

Rimane poi in primo piano il problema del terrorismo di matrice islamica, di Al qaeda in primo luogo, lungi dall'essere sconfitto, come mostrato anche dall'attentato recentemente per fortuna sventato a Detroit, tentato dal nigeriano Umar Mutallab, e dal sequestro di Sergio Cicala e della sua consorte.

In primo piano rimane ovviamente la questione palestinese. Momenti di speranza si alternano a momenti di delusione. E' mai possibile che il concerto internazionale non riesca a trovare una soluzione stabile ad un'area che e' insanguinata da conflitti che durano da piu' di sessant'anni? E' mai possibile che non si riesca a pacificare una parte del pianeta cosi' ricca di significato per una gran parte dell'umanita'?

Le situazioni di crisi ricordate non debbono farne dimenticare altre, in varie parti del mondo: Africa, America Latina, asia. Situazioni che arrecano grandissime sofferenze alle popolazioni coinvolte che, in alcuni casi, si trascinano da lungo tempo nell'oblio generale.
Sembra proprio aver ragione Robert Anson che osserva: "Il problema con le "lezioni della storia" è che di solito le comprendiamo dopo averci sbattuto la faccia contro." Speriamo che il 2010 veda uno sforzo per comprenderle queste ragioni della storia!!!

Spostando ora il focus sulla crisi economica, posto che sia vero che la fase peggiore e' alle nostre spalle, penso che sia ancora lontana una vera ripresa.
Condividendo le analisi di autorevoli economisti, penso che una ripresa vera potra' esserci quando avremo saputo ridisegnare nuove regole aderenti ai mutati scenari globali. Nuove economie stanno rapidamente crescendo (cito Brasile, Russia, India, Cina); il panorama della produzione della ricchezza si sta rapidamente trasformando; la globalizzazione e l'assetto sempre piu' internazionale delle aziende sta stravolgendo il tradizionale rapporto imprese-territorio. Il rapporto fra nord e sud del mondo attende una soluzione che, se in un primo momento comporta investimenti, a medio e lungo corso potra' rivelarsi una fondamentale chiave del nuovo assetto dello sviluppo planetario.
John E. Steinbeck osserva che "In economia, gran parte della saggezza consiste nel sapere ciò che non sai." Un invito a ricercare strumenti nuovi, ovviamente in un contesto nel quale la politica deve recuperare a pieno il proprio ruolo.

In questa mia riflessione non puo' mancare un cenno alla questione ecologica, che e' l'oggetto del messaggio di Benedetto XVI in occasione della XLIII giornata della pace. "SE VUOI COLTIVARE LA PACE, CUSTODISCI IL CREATO". Cosi' esordisce eloquentemente il messaggio del Papa.
Mai prima d’ora abbiamo dovuto far fronte ad una minaccia globale di tali proporzioni anche se, ovviamente, le posizioni degli esperti non sono concordi. Un contributo potrà offrirci la tecnologia attualmente disponibile ma il compito primario e' ancora affidato alle istituzioni politiche. Saranno in grado di assumerselo?
Non si puo' nascondere la delusione per gli esiti salomonici della conferenza di Copenaghen che, di fatto, a rinviato qualsiasi concreta decisione.

come vedi, caro 2010, avrai un bel da fare se vorrai lasciare un segno positivo nella storia dell'umanita'.

L'entrata in vigore del Trattato di Lisbona e' il fatto piu' significativo della recente vicenda politica europea.
Il trattato, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, dota l'Unione europea di istituzioni moderne e di metodi di lavoro ottimizzati per rispondere in modo efficace ed efficiente alle sfide del mondo di oggi. In una realtà in rapida evoluzione, per affrontare temi quali la globalizzazione, i cambiamenti climatici, l'evoluzione demografica, la sicurezza e l'energia gli europei guardano all'UE. Il trattato di Lisbona rafforza la partecipazione democratica in Europa e la capacità dell'UE di promuovere quotidianamente gli interessi dei propri cittadini.
Oggi più che mai, in un mondo globalizzato in costante mutamento, l'Europa è chiamata ad affrontare nuove sfide. La globalizzazione dell'economia, l'evoluzione demografica, i cambiamenti climatici, l'approvvigionamento energetico, per non parlare delle nuove minacce che gravano sulla sicurezza, sono i grandi temi con i quali l'Europa del XXI secolo deve misurarsi.
Gli Stati membri non sono più in grado di affrontare da soli tutte queste nuove problematiche che non conoscono frontiere. Per farvi fronte e rispondere alle preoccupazioni dei cittadini serve uno sforzo collettivo a livello europeo. Tuttavia, per poter fronteggiare queste sfide l'Europa deve modernizzarsi. Deve disporre di strumenti efficaci e coerenti che siano adatti non soltanto al funzionamento di un'Unione europea recentemente passata da 15 a 27 Stati membri, ma anche alle rapide trasformazioni del mondo attuale. Le regole di vita comune, stabilite dai trattati, vanno perciò rinnovate.
A mio modo di vedere pero' i trattati non bastano anche se sono una condizione necessaria. Occorre mettere in campo una grande lungimiranza politica che sappia privilegiare strategie di ampio respiro anche quando sono faticose ed apparentemente meno paganti. I fatti degli ultimi anni non autorizzano grandi ottimismi. Eppure molti sono i segnali che impongono assunzione di nuove responsabilita': la globalizzazione, il mutamento dei tradizionali rapporti fra aree del pianeta, il multilateralismo dell'Amministrazione USA che impone una diversa presenza negli scenari di crisi ecc..
De Gasperi diceva che "La differenza fra un politico ed uno statista consiste nel fatto che il politico privilegia le prossime elezioni mentre lo statista privilegia la prossima generazione."
Speriamo, caro 2010, che i governanti europei ragionino sempre meno da politici e sempre piu' da statisti.

L'Italia

Focalizzando ora la mia attenzione sulle vicende italiane, il modo piu' autorevole mi pare quello di prendere a prestito le parole del Presidente Napolitano: "Abbiamo alle spalle un anno molto impegnativo, per il paese e per le sue istituzioni. Un anno dominato dalla preoccupazione per le ricadute della crisi finanziaria ed economica globale, per le ferite che essa poteva provocare nella società italiana, per le risposte, da parte dei poteri pubblici e delle forze sociali, che essa richiedeva nel quadro di più vaste concertazioni internazionali. Un anno in cui è stato messo alla prova il funzionamento delle nostre istituzioni e si è riproposto, tra molte tensioni, il tema delle riforme necessarie.
Lo Stato democratico ha saputo reagire a difficoltà e rischi di imprevista e straordinaria acutezza : lo Stato in tutte le sue articolazioni, governo e Parlamento innanzitutto, poteri regionali e locali. Sulla validità ed efficacia delle scelte adottate le valutazioni politiche sono state e restano naturalmente discordi ; ma non c'è dubbio che l'Italia si sia collocata, dando il suo contributo, nel contesto delle direttrici e delle decisioni che di fronte alla crisi sono state definite e concordate al livello europeo e in nuovi, ampi consessi mondiali. Vorrei inoltre richiamare l'attenzione sulla capacità di fronteggiare la crisi che hanno dimostrato le imprese e le famiglie, e sulle prove di consapevolezza che sono venute dal mondo del lavoro : e l'attenzione va data a questi fattori, perché è dalla loro combinazione con l'azione pubblica che sono venuti i risultati e i segni più positivi via via registratisi, e può venire una risposta adeguata alle preoccupazioni che si profilano per la produzione e per l'occupazione nei prossimi mesi."

Sin qui le parole del Presidente della Repubblica.

La crisi si e' certamente sentita, anche se penso che vada dato atto al Governo di aver fatto cio' che era possibile fare.
Il dato piu' preoccupante e' quello sull'occupazione il cui trend potrebbe ulteriormente peggiorare, soprattutto in aree gia' deboli come il Mezzogiorno. Un dato che certamente non puo' approdare a politiche di incremento della spesa pubblica, bensi' ad una piu' attenta declinazione sul territorio nazionale degli strumenti messi in campo per lo sviluppo.
Le politiche di uscita dalla crisi dovranno quindi cercare di rimuovere gli elementi di stortura della nostra economia, per mirare alla creazione di una crescita piu' sostenuta ed equilibrata: un obiettivo possibile grazie al nostro dinamismo, alla nostra eccellenza tecnologica, alla creativita' e competitivita' delle nostre imprese.

Purtroppo, il 2009 e' stato un anno di grandi calamita' naturali (In aprile il terremoto in Abruzzo, quindi l'alluvione a Giampilieri, attorno a Natale il maltempo le frane e le esondazioni di alcuni fiumi nella nostra Toscana), che hanno richiesto, e ancora richiederanno, uno sforzo finanziario straordinario, che si aggiunge alle necessita' legate agli strumenti approntati per fronteggiare la crisi (ammortizzatori sociali, incentivi ai settori in crisi e cosi' via).
La selezione della spesa pubblica, con particolare attenzione ai provvedimenti per il sostegno allo sviluppo, e con essa il tema del rinnovamento della Pubblica Amministrazione, dovranno trovare un posto di rilievo nell'agenda politica nazionale, nel 2010.
C'e' poi il problema della semplificazione normativa, molto sentito, da tempo promesso e finora sinceramente scarsamente realizzato.
Diceva Albert Einstein: “Non vi è nulla di più distruttivo per il rispetto del governo e delle leggi che l’emanar leggi che non è possibile far rispettare.” L'ordinamento italiano ne e' pieno!!!

Passando ora all'esame della situazione politica, non posso esimermi dal denunciare una forte accelerazione del clima di imbarbarimento e di "odio" accentuatosi nel corso del 2009, sino alla brutale aggressione a Berlusconi, a Milano il 13 dicembre.
Ora sembra che da questo episodio di abnorme inconsulta violenza, possa scaturire, come ha detto il Presidente Napolitano, un "ripensamento collettivo."
Speriamo! Forse qualcosa potra' muoversi nel 2010. Berlusconi e Bersani forse potranno intendersi: sono due persone pragmatiche, abituate a dire "pane al pane e vino al vino".
Certo occorre superare il clima di demonizzazione, nella politica e nella societa'. Un clima colpevolmente alimentato anche da grandi mezzi di informazione di massa quali quotidiani e/o trasmissioni televisive.
Un clima di demonizzazione che riecheggia anche nelle parole di un deputato di nome Antonio Di Pietro, che chiama "diavolo" il Presidente del Consiglio.
Tzvetan Todorov dice "Il passato è fruttuoso non quando serve a nutrire il risentimento o il trionfalismo ma quando il suo gusto amaro ci porta a trasformarci."
La trasformazione di cui il Paese ha bisogno e' che si abbandoni questo clima di delegittimazione e che si sostituisca con la capacita' di confronto sulle riforme di cui l'Italia ha bisogno. Non si tratta certo di pensare ad una mortificazione del dibattito politico, che puo' essere anche molto aspro. Le regole della partita pero' debbono essere condivise da tutti e a tal fine occorre una capacita' di dialogo serio, intellettualmente onesto e senza furberie. E' di tutta evidenza che in mancanza di tali condizioni qualsiasi risultato condiviso e' impossibile e si legittima la maggioranza di governo, ove abbia capacita' e coraggio, a procedere da sola.

Nodo di primaria importanza e' quello del riequilibrio istituzionale, soprattutto fra politica e magistratura.
L'indipendenza di quest'ultima e' una condizione fondamentale dello stato di diritto, ma e' difficile non condividere chi parla di uso politico di certe azioni giudiziarie. Pur nella irrinunciabile sottolineatura dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, un ordinamento moderno non puo' esimersi dal porsi il problema di come garantire alla politica l'esercizio delle proprie prerogative, attraverso qualche presidio che la metta al riparo da eventuali azioni improprie di altri poteri.
Personalmente ero e resto favorevole al Lodo Alfano. Non entro, giacche' non ne sono competente, nel merito delle ragioni tecnico-giuridiche alla base del pronunciamento di incostituzionalita' emesso dalla Corte Costituzionale. Ritengo che una sua riproposizione in forma diversa, o una norma sul legittimo impedimento, risultino necessarie.
O invece molte perplessita' sul disegno di legge sul processo breve. Intendiamoci, l'infinita durata dei procedimenti, penali e/o civili, sono un grave problema della giustizia italiana. Penso tuttavia che occorra, mediante una riforma complessiva, intervenire sulle cause della lungaggine, e non semplicemente mandando in prescrizione i procedimenti.

Una parola voglio spenderla sulla questione delle cosiddette "leggi ad personam". E' evidente che una legge ad personam e' una mostruosita' politica, morale e giuridica. Nel merito concreto pero' occorre definire bene i confini fra interesse personale e tutela della funzione istituzionale. Su questo versante il PD dovra' - se veramente vorra' imboccare la strada della collaborazione - Compiere uno sforzo di elaborazione politico-culturale, isolare i propri falchi e rompere chiaramente con le posizioni di IdV.

Vengo ora alla riforma dell'architettura istituzionale che penso sia necessaria: lo e' perche' le condizioni storiche risultano profondamente diverse da quelle dell'immediato dopoguerra in cui e' stata scritta la nostra Carta Costituzionale.
L'esperienza della Costituente e' stata una delle piu' alte della nostra storia recente. La Costituzione e' un grande monumento di civilta' ed esprime mirabilmente - soprattutto nella prima parte - i principi fondamentali di una nazione moderna. Sono passati da allora piu' di sessant'anni e, sia per le mutate condizioni storiche che per l'esperienza maturata, la riforma dell'architettura istituzionale e' necessaria.
Risulta delresto di estremo interesse la lettura degli atti della Costituente, laddove emergono da parte di molti mebri, preoccupazioni che riecheggiano il dibattito attuale. Il tema della riforma e' poi stato affrontato senza successo con vari strumenti a partire dagli anni Ottanta allorche' venne istituita la Commissione Bozzi che inizio' i propri lavori nel 1983.
Certo la riforma va fatta senza alcuna tentazione di imboccare pericolose scorciatoie. Cio' detto pero', non mi sembrano utili per il Paese certi atteggiamenti da "sacerdoti" della Costituzione, che pensano che qualsiasi modifica alla nostra Legge fondamentale equivalga alla modifica dei "Dieci Comandamenti".
Non mi soffermo sui contenuti delle ipotesi di modifica istituzionale poiche' sono a tutti noti.

Passando ora alle vicende dei partiti, tre mi sembrano i fatti che il 2009 lascia in eredita' al 2010: La nascita del PdL, l'elezione di Bersani alla guida del PD, l'uscita dal PD di Rutelli e la nascita della sua Alleanza per l'Italia.
Chi scrive ha seguito con grande attenzione la nascita del PdL, ritenendo che un grande partito che raccogliesse le migliori esperienze della tradizione cattolico-Liberale-Riformista italiana rappresentasse una tappa fondamentale per offrire uno sbocco positivo alla infinita transizione del Paese.
Certamente costruire una grande forza politica non e' impresa facile. Vedremo come la vicenda si sviluppera': naturalmente mi auguro che si sviluppi nel modo migliore anche se non posso nascondere qualche perplessita'.
Albert Camus diceva che "La libertà non è che una possibilità di essere migliori."
Nel 2010 - oltre all'agenda delle riforme - ci saranno le elezioni regionali: un banco di prova che il PdL dovra' saper affrontare con candidature all'altezza del compito, ben ancorate al territorio, e con programmi seri, capaci di offrire risposte vere ai problemi della gente.

Lucca

Il 2009 si e' chiuso con la grave esondazione del Serchio del giorno di Natale: un evento che, unito ai danni del maltempo, ha messo in ginocchio gran parte della provincia di Lucca e parte della provincia di Pisa.
Un evento calamitoso che, pur non facendo vittime, ha prodotto danni enormi alle abitazioni e alle strutture del territorio coinvolto.
La gestione dell'emergenza e' stata accompagnata dalle solite polemiche che non intendo commentare. Non sono assolutamente in grado di entrare nel merito, cosi' come non sono in grado di districarmi nel complesso intreccio di competenze fra gli enti che hanno la responsabilita' della gestione del corso d'acqua e delle emergenze: l'inchiesta avviata dalla magistratura si incarichera' di fare piena luce sulla vicenda. Prendo atto delle parole di apprezzamento rivolte al sindaco Favilla da Guido Bertolaso: persona seria, e senza peli sulla lingua. Mi pare doveroso, verso tutti coloro che si sono adoperati nelle zone del disastro, volontari e non, un grazie sincero per il lavoro svolto per aiutare la popolazione cosi' duramente colpita, e per il ripristino delle necessarie condizioni di sicurezza, combattendo una titanica battaglia contro il tempo.
Tornando alle polemiche, mi sia concessa solo una semplice constatazione: negli ultimi decenni in Italia abbiamo moltiplicato gli enti con il risultato che, nelle situazioni di emergenza, le conseguenze sono sempre piu' gravi, e ad esse si aggiunge sistematicamente una crescente difficolta' ad individuare eventuali responsabilita' in ragione di un quadro istituzionale sempre piu' ingarbugliato nel quale le inefficienze si sommano a costi oltremodo onerosi per la collettivita'.
Ora, passata la prima emergenza, e' il momento di rimboccarsi le maniche e di pensare al ripristino delle strutture danneggiate, al rimborso dei danni, e a tutti gli altri interventi necessari.

Spostando ora il focus sull'attivita' politico-amministrativa del comune di Lucca nel 2009, una sintesi e' stata tracciata dal Sindaco nel messaggio di auguri natalizi. Ne emerge un bilancio positivo. Al 2010 spetta un compito importante: quello di vedere l'avvio della realizzazione di quanto e' stato elaborato e progettato, soprattutto in ambito delle infrastrutture.

Vi sono poi problemi di funzionamento della macchina amministrativa, sia al riguardo degli organi politici, sia per cio' che concerne l'apparato burocratico. Al Sindaco Favilla il compito di trovare la maniera migliore per affrontare e risolvere i problemi.

La crisi economica ha colpito duro anche a Lucca e nella sua provincia, incidendo negativamente su molti dei settori cardine dell'apparato produttivo. Per tutti, cito la crisi dell'Alce, un'azienda che ha avuto un ruolo non certo trascurabile nell'economia della Valle del Serchio.

Anche a Lucca lo sviluppo va pensato nella logica della globalizzazione. Occorre stimolare tutto cio' che puo' contribuire a far conoscere e rendere economicamente produttive le nostre specificita': il paesaggio, l'arte, la cultura, i nostri prodotti tradizionali, le nostre produzioni di eccellenza ecc..
In questo senso penso debba essere indirizzato lo sforzo congiunto delle realta' del territorio: enti locali, associazioni professionali, associazioni imprenditoriali, sindacati dei lavoratori ecc..

Nel marzo 2010 si svolgeranno le elezioni regionali. Chi esprimera' il nostro territorio?
Il PD ha fatto le primarie. Il PdL come individuera' le candidature, in un contesto nel quale una sbagliata legge elettorale sottrae agli elettori il diritto di esprimere la loro preferenza?
L'auspicio e' che la lista venga costruita con candidati che sappiano interpretare realmente il territorio. Sarebbe un'altra occasione mancata se al contrario fosse fatta con cooptazioni dall'alto, con logiche meramente spartitorie, in barba al teritorio.

Infine un brevissimo cenno alla Provincia, la cui amministrazione sara' rinnovata nel 2011. Certamente nel 2010 se ne dovra' parlare e non e' certo un'eresia affermare che sarebbe opportuno definire i profili dei candidati e dei programmi.

Conclusione

Caro 2010,
si' e' vero, il tuo compito non e' certo facile.
Spero pero' che ti impegnerai giacche' gli uomini di questo pianeta non possono assistere ad una tua eventuale inerzia.
Ti ricordo che Goethe, il grande intellettuale tedesco, affermava che "La natura non conosce pause nel suo progresso e sviluppo, e maledice ogni genere d'inattività."

Spero che rivolgerai il tuo sguardo benevolo sull'Italia, che ha tanto bisogno di te.
Permettimi una battuta. Otto von Bismarck, il grande cancelliere tedesco, diceva che “La politica non è una scienza, come molti signori professori s’immaginano, ma un’arte.”
L'Italia e' notoriamente un popolo di artisti: speriamo che sappia giovarsene.

Infine, ti faccio un'ultima richiesta, questa si', veramente impegnativa.
Sai che in Italia la sfiducia dei cittadini nella politica ha raggiunto il livello di guardia.
Ti chiedo, caro 2010, che tu faccia qualcosa per riannodare i fili spezzati fra politica e societa', ispirando nei politici comportamenti saggi, che smentiscano una diffusa sensazione: quella, per dirla con Paul Valery, che "La politica è l'arte di impedire alla gente di inpicciarsi di quello che la riguarda."

Lucca, 2 gennaio 2010

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