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Riforma elettorale: alcune riflessioni e qualche documento.

Di Paolo Razzuoli

Scheda sul sistema elettorale tedesco.
Scheda sul sistema elettorale spagnolo.

Non e’ in Italia chi non sia convinto della necessita’ di una riforma elettorale e, piu’ in genere, di una riforma istituzionale piu’ vasta. Cio’ appare deltutto ovvio visto che l’architettura istituzionale vigente e’ stata costruita sessant’anni fa, in un contesto storico e politico, interno ed internazionale, completamente diverso.
A scanso di equivoci, intendo sottolineare la assoluta bonta’ e coerenza delle scelte fatte dai Padri Costituenti che, sulla base della situazione di allora, hanno - a mio avviso – mostrato una straordinaria capacita’ di lettura storica e politica.
E’ pero’ evidente che la mutata condizione di oggi impone modifiche istituzionali che, del resto, sono state fatte nella maggior parte delle nazioni europee. Certo occorre intervenire con un consenso ampio, senza soluzioni pasticciate e, come gia’ ho avuto modo di dire, senza confondere i problemi politici con quelli istituzionali. Una cosa e’ il terreno di gioco ed altra cosa e’ la partita. Purtroppo, di sovente, in questi anni le due cose sono state confuse.

E’ a mio avviso legittimo che si cerchi di legare la riforma elettorale al piu’ ampio complesso della riforma dell’architettura istituzionale. Tuttavia non e’ fuori luogo, tenuto presente che occorre agire in un contesto di praticabilita’, che la riforma elettorale venga varata prima, tenuto conto dell’urgenza dettata dal referendum incombente, e dai pessimi risultati della legge vigente.
Ovviamente le valutazioni che le forze politiche danno delle proposte messe in campo, sono strettamente collegate al destino che immaginano sara’ loro riservato dai nuovi meccanismi elettorali.
Purtroppo la politica oggi riesce sempre meno a farsi carico degli interessi generali, in favore di quelli di bottega. La societa’ ha bisogno di altro: ha bisogno di un disegno complessivo e lungimirante, al di sopra degli interessi di parte, che sappia dare una risposta agli attuali riferimenti culturali e politici, facendo nel contempo tesoro dell’esperienza acquisita.

Il problema del sistema elettorale italiano fu avvertito sin dagli albori della Repubblica: frammentazione e conseguente instabilita’ sono ormai mali endemici.
De Gasperi lo avverti’ e cerco’ di porvi rimedio anche se il disegno non riusci’ per un risultato elettorale sui cui esiti sussiste piu’ di qualche fondato dubbio.

A mio avviso furono allora compiuti due errori:
- la previsione che la coalizione beneficiaria del premio dovesse prendere la maggioranza assoluta;
- l’eccesso del premio di maggioranza (due terzi), che scateno’ una micidiale opposizione, visto che con tale maggioranza e’ possibile modificare la Costituzione con esclusione del ricorso al referendum confermativo (Art. 138 della Costituzione).

L’instabilita’ dei governi e’ stata una delle costanti della nostra storia repubblicana, e le cose non sono migliorate dopo la nuova legge del 1993.
Il sistema ha favorito la frammentazione politica, in virtu’ della funzione di interdizione e di ricatto che forze politiche anche numericamente piccole hanno potuto esercitare sul polo di riferimento.
La conflittualita’ all’interno dei poli ha raggiunto livelli inaccettabili, cosi’ come la delegittimazione fra gli opposti schieramenti.
Problemi politici certo piu’ che istituzionali, che rimandano alla sfera della politica, ben inteso nel senso nobile del termine.

Quali sono allora le ragioni meritevoli di una vera tutela nella nuova legge elettorale?

Il bipolarismo

Il bipolarismo e’ ormai affermato nelle piu’ mature democrazie europee ed extra-europee. In Italia ha incontrato difficolta’ ma occorre grande attenzione di non confondere l’efficienza del meccanismo con il modo con cui lo hanno gestito le forze politiche.

Penso che il sistema bipolare, con l’alternanza al governo di due schieramenti coesi sia un fatto di modernita’. Il problema rimanda alla possibilita’ di creare poli veramente coesi, basati sulla condivisione di un programma, e non su una addizione aritmetica. E’ ora di chiudere un’epoca nella quale nei poli si imbarcava chiunque disponibile ad accrescere – magari anche di percentuali minime – le potenzialita’ elettorali.
Penso quindi che il bipolarismo sia un valore da conservare, anche se con profonde correzioni capaci di inaugurare una nuova stagione in cui gli schieramenti siano basati sulla condivisione di un programma.

La frammentazione politica: il potere di interdizione.

La storia repubblicana italiana ha dovuto fare continuamente i conti con il problema della frammentazione politica.
Gia’ ho citato De Gasperi, che ne avverti’ la forza destabilizzante. Ora mi preme ricordare che dalla legislatura 1983-1987 si e’ cercato , in vano, di mettere mano ad una riforma istituzionale.
Allora si creo’ una commissione presieduta dall’On Bozzi, che produsse un buon lavoro istruttorio senza alcuna ricaduta in termini legislativi. Ci fu poi una proposta dell’On Ruffilli, un illuminato intellettuale cattolico brutalmente assassinato dalle brigate rosse.
Poi si e’ andati avanti, (ricordate la bicamerale ed il patto della “crostata”. Per ultima la riforma approvata a maggioranza dal centrodestra, naufragata con il referendum del 2006.

Rifuggendo da qualsiasi semplificazione, (gli eventi sono quasi sempre provocati da concause), il potere di interdizione dei piccoli partiti e’ stato il freno che ha bloccato qualsiasi iniziativa.
Lo e’ stato prima del 1993, allorche’ alcuni piccoli partiti erano essenziali per le maggioranze di centrosinistra che allora sostenevano i governi; lo e’ stato anche successivamente, stante il ruolo che forze politiche numericamente minori hanno avuto nei due poli; lo e’ oggi laddove un governo traballante e inviso alla maggioranza degli italiani si regge con le stampelle di UDEUR, DI Comunisti italiani, di Italia dei valori ecosi’ via.
Il film che si gira in questi giorni non e’ che un remake di un copione gia’ tante volte recitato.
Sapra’ la classe politica nel suo complesso uscire dalle secche della difesa di piccoli interessi immediati per favorire scelte di lungo respiro?
Si trovera’ il coraggio di compiere sacrifici immediati per poi trarne vantaggi duraturi?

Il modello elettorale.

In questi giorni si parla tanto di modello elettorale, citando soprattutto i modelli tedesco e spagnolo.
Non e’ facile muoversi all’interno di una materia tecnicamente complessa. Fucinaidee mette a disposizione dei propri lettori, schede esplicative dei due modelli, da cui si evincono anche le conseguenze politiche dei due modelli.

Scheda sul sistema elettorale tedesco.
Scheda sul sistema elettorale spagnolo.

Personalmente sono propenso per un modello basato su un premio di maggioranza attribuito allo schieramento che pur avendo preso la maggioranza relativa dovrebbe poter disporre della maggioranza assoluta in Parlamento. Cio’ dovra’ poi essere accompagnato ad uno sbarramento che limiti l’ipertrofia dei partiti.
In tal modo si favorirebbe la creazione di poli omogenei, tenuti assieme da accordi programmatici, liberati dal potere di ricatto di partiti ora ritenuti necessari per il raggiungimento della maggioranza assoluta. Nello stesso tempo, pensando a raggruppamenti e non rigidamente a partiti, si garantiscono i partiti numericamente piu' piccoli. Lo sbarramento e’ ovviamente necessario per ridurre il male cronico della frammentazione.

Eletti ed elettori.

Uno degli aspetti peggiori dell'attuale legge elettorale italiana e' dato dall'impossibilita' per gli elettori di scegliere il candidato chiamato a rappresentarli in Parlamento.
Strano destino di questa presunta "seconda repubblica", nata dalla volonta' di ridare spazio agli elettori oppressi dall'invadenza dei partiti, e finita col dare a questi un potere sconosciuto nella prima repubblica.
La legge nazionale, sulla base della pessima legge regionale Toscana, ha infatti affidato la scelta degli eletti ai partiti, che li mettono in ordine in liste bloccate.
Ne deriva che gli attuali parlamentari sono piu' "nominati" dalle nomenclature dei partiti che "eletti" dai cittadini.

Ridare la possibilita' di espressione della preferenza e' un indispensabile riconoscimento di un diritto fondamentale del corpo elettorale.
Un passaggio indispensabile per ricreare un virtuoso rapporto fra societa' civile e rappresentanza politica.

Fortunatamente sembra che almeno su questo ci sia un accordo pressoche' unanime.

Conclusioni moderatamente ottimistiche.

Qualcosa di importante si sta muovendo nel panorama politico nazionale.
La costituzione del Partito democratico e’, a mio modo di vedere, un fatto positivo cosi’ come ritengo positivo il rilancio di iniziative tendenti alla semplificazione degli scenari politici nel centrodestra.
Il fatto che si stia sviluppando un serio confronto fra forze politiche di schieramenti opposti e’ circostanza importante, che spero si sviluppi seriamente. La delegittimazione reciproca e’ stata uno dei mali peggiori dell’ultimo quindicennio della nostra storia.

E’ comprensibile – dal loro punto di vista - l’agitazione dei piccoli partiti, ma non e’ possibile, in democrazia, che raggruppamenti numericamente piccoli possano condizionare e ricattare le maggioranze. Partiti che sono portatori di istanze a volte anche importanti, di cui occorre certo tener conto nelle scelte, ma che non possono tradursi in strumenti di ricatto.
Su questa lunghezza d’onda e’ il pensiero della maggior parte dei cittadini: di quella societa’ viva ed operativa, che e’ l’anima di questo Paese, che chiede alla politica di saper organizzare e guidare la nazione in un cammino purtroppo in salita.
Le beghe di palazzo non interessano la gente, al massimo possono interessare coloro che ruotano attorno alla politica, nazionale e/o locale.

Il governo della societa’ richiede chiarezza di programmi, stabilita’ politica, tempi adeguati per le decisioni, prospettive di medio e lungo respiro nelle scelte.
Gli esempi di riforme non applicate per mancanza di tempo, poi sistematicamente smontate nella successiva legislatura, sono esempi di cio’ che il governo di un paese moderno non deve consentire.

I segnali di questi giorni mi sembrano importanti: ai politici responsabili - di entrambi gli schieramenti - e’ lecito chiedere di non lasciarsi piegare da ricatti e di proseguire sulla strada della modernizzazione del sistema politico e istituzionale, a partire dalla legge elettorale.
I protagonisti di questo progetto poi si metteranno in gioco e il corpo elettorale fara’ la propria scelta.

Il 2008 sara’ un anno decisivo.
Sara’ l’anno della riforma, del referendum abrogativo riguardante l’attuale legge elettorale, o della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento?
Scenari completamente diversi che attesteranno la capacita’ della classe politica di sapersi far carico delle proprie responsabilita’.

Con l’auspicio che prevalga il coraggio ed il senso di responsabilita’, ringrazio i lettori di Fucinaidee per l’attenzione riservata, e formulo i piu’ sinceri auguri di un sereno Natale e di un felice anno nuovo.

Lucca, 16 dicembre 2007
Paolo Razzuoli

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