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LAICITA' E CRISTIANESIMO

di Mario Battaglia

Si è tenuto sabato 13 ottobre presso l’Auditorium S.Romano, organizzato dall’Associazione culturale Occidens, un partecipato e interessante incontro con Mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, che ha parlato sul tema de “La sana laicità e il cristianesimo” presentando il suo ultimo libro uscito in edicola “Nel mondo dei credenti” (Ed. Mondadori).

Il relatore prendendo spunto dal pensiero di A. Tocqueville, agevolmente ricostruibile ripercorrendo la “Democrazia in America”, egli nota come in America si sono meravigliosamente combinati lo spirito di religione e quello di libertà. Così non è successo in Europa e in Italia dove la questione della “laicità” ha cercato di mettere in silenzio la sfera pubblica della religione.

Due soluzioni sono state praticate nell’età moderna: quella nichilista che sostiene l’irrilevanza pubblica della religione e che nelle correnti radicali della secolarizzazione intende fare della “morte di Dio” il nuovo motore della storia universale; e quella, molto sfaccettata pluriforme e che perciò copre esiti anche molto diversi, secondo cui la religione esercita un influsso sulla società, sebbene poi il neoilluminismo vorrebbe riportarlo al privato. La conseguenza di tutto ciò è la perdita di valori e la crisi di identità della cultura occidentale, europea e, in un certo qual senso, italiana.
Si assiste così a un primato dell’individuo sulla società, alla perdita di credibilità delle istituzioni statali e civili, all’apatia nell’assunzione di responsabilità civile (e anche ecclesiali) e, infine, alla perdita del senso religioso.

Sul problema della laicità sembra che sia già stato detto tutto, ogni possibile sfumatura indagata con acume da lungo tempo. Nonostante la lunga storia del problema sulla questione della laicità si riscontrano differenze considerevoli in Occidente, nel senso che spesso lo stesso nome copre realtà disomogenee. L’idea di democrazia laica possiede risonanze diverse in America e in Europa, e in Europa fra le diverse nazioni. Forse è bene richiamare, allora, la verità storica in ordine al concetto di “laicità”.
Come è noto, il termine “laico”, da cui il derivato laicità, proviene originariamente dal linguaggio ecclesiale, dove il “laos” è il popolo, il popolo di Dio, e il laico è il membro di tale popolo. Dunque c’è una primogenitura biblica ed ecclesiale sull’idea di laicità. Successivamente si è realizzata una trasformazione semantica per cui il termine ha finito per assumere un significato civile: qui laico è il cittadino, e laico è lo Stato che non fa propria una determinata fede religiosa.
Corrispondentemente esiste una laicità interna o ecclesiale e una laicità esterna o civile, entrambe legittime. Col primo termine si intende lo statuto del laico nella Chiesa, ossia il problema teologico-ecclesiale sulla vocazione cristiana laica. E’ nota l’attenzione destinata dalla Lumen Gentium allo statuto del laico battezzato, dunque alla laicalità cristiana: non è qui il caso di insistere se non per aggiungere una felice considerazione espressa da Y.Congar (precedente al Concilio Vaticano II), il quale alla domanda concludeva: .
Nello sfondo si intravede la teologia tomista della creazione, attenta alle cause seconde. Per laicità esterna si intende il rapporto tra il cristianesimo e la Chiesa, presi come un tutto, e il mondo assunto nella sua naturalità e umanità, e in special modo il mondo o il cosmo della vita civile, della cultura, della politica, della scienza, delle molteplici manifestazioni della prassi umana. L’idea di laicità esterna implica, alla luce della cultura cristiana, che il cosmo abbia leggi proprie, possegga una sua consistenza, bontà, autonomia e razionalità, da cui scaturisce un limite per l’eventuale sconfinamento dell’autorità religiosa.

Il convegno, domandando una “sana laicità”, suggerisce - a credenti e non credenti - che il dispiegarsi della forza animante, educante, formante della religione sia una necessità per la vita civile stessa, per la sua realizzazione. Nel confronto tra una “sana laicità” e il “cristianesimo” si avverte in filigrana la presenza di una centrale tesi teologica: la vita sociale fiorisce in modo migliore sotto l’influsso della grazia e del Vangelo. Perciò l’esistenza di un’area etica e religiosa nel cuore della società civile appare necessaria non allo scopo di rivendicare privilegi per la compagine ecclesiale, ma per la salute e la vita stessa della società, in quanto il cristianesimo è la sorgente dei valori costitutivi (libertà, uguaglianza e fraternità) del moderno Stato democratico. Non sono forse il e le sue prime comunità cristiane che hanno portato, ventuno secoli fa, parole di libertà (cfr Gal 5,1.13), di uguaglianza (cfr Rm 8,28-30) e di fraternità (cfr Rm 12,9-12)?

Lucca, 15 ottobre 2007
Mario Battaglia

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