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Riflessioni sulla cultura a Lucca

di Vittorio Barsotti

Un dibattito sulla cultura è sempre benemerito per molti aspetti: il primo e più semplice è quello che tale esercizio democratico porta a riflettere innanzitutto sulla nostra storia e sulle nostre migliori radici e tradizioni.
Quindi non si tratta di elaborare programmi o progetti ma piuttosto di avere l’onesta' di considerare Lucca, le sue risorse ed il patrimonio artistico che la configura come un tutt'uno da valorizzare ed insieme esaltare per farne fulcro di uno sviluppo che non sia solo speculativo e di contingenza ma possa garantirne le qualità di città da inserire a pieno titolo nella World Heritage List (Lista del patrimonio dell'Umanità).

Ma per questo è utile che sinergicamente tutte le forze più attive della società: le istituzioni, le associazioni e gli enti culturali trovino una linea comune per agire in ogni settore della cultura: dai soggetti che promuovono arti figurative, musica, fino alle realtà e potenzialità museali presenti nel territorio.
Appare, cioè, fondamentale che la comunità lucchese prenda atto della questione cultura, sviluppo e futuro di Lucca, anche attraverso il varo di una politica locale per le scuole, specie per quelle presenti all’interno delle sue mura.

Purtroppo la scuola è più spesso dimenticata almeno come soggetto attivo e proponente: si preferisce non considerarla politicamente ma ricordarsi di essa solo quando problematiche di natura sociale e generale la indicano come capro espiatorio o specchietto per le allodole.
Puntare sul rilancio della formazione, come sembra tutti vogliano, presuppone, anche, aprire un dibattito serio con questo mondo, sulla questione sempre aperta di una politica culturale che sappia scegliere e indirizzare lo sviluppo della città.

Rifuggendo, infatti, dalle cervellotiche proposte di mero allontanamento delle scuole dai centri urbani, resta invece la necessità di definirne realmente il loro ruolo e la loro permanenza all’interno di realtà urbane, specie quando esse rappresentano indirizzi e finalità formative affini ad altri centri di cultura presenti a Lucca come le biblioteche, gli archivi storici ed i vari musei sparsi nella città: allora certamente non costituiscono alcun ingombro socio-economico ma rappresentano esse stesse risorse per una sinergica e virtuosa compresenza di valenza artistico-culturale (si pensi all’Istituto d’arte ed ai licei artistico, classico e pedagogico ) con indotti, anche economici, da non sottovalutare.

Infine immaginando Lucca come un’unità inscindibile dove unitariamente anche la sua architettura gioca un ruolo fondamentale per valorizzarne e mantenerne i suoi tratti di unicità e specialità artistico-culturali, si sente il bisogno di una politica locale attiva e proponente, ma soprattutto capace di politiche di governo che vadano oltre la contingenza per un disegno prospettico importante di lunga durata.
Infatti, davvero non ci si accorge che i più significativi palazzi, le più emblematiche dimore storiche sono finite per asservire le necessità del momento senza che fossero realmente inserite in serio e pensato progetto di sviluppo per la città? Ormai allontanati da “Lucca dentro” i cittadini residenti, svuotata delle tradizionali attività del terziario dei servizi, sia pubblici che privati, abbandonata dai poteri forti finanziari, Lucca ha visto progressivamente cambiare il suo volto da città ben strutturata e viva in un enorme bad & breackfast, intrisa fin dalle prime ore del mattino di quegli odori tipici delle migliori concentrazioni di ricezione turistiche di massa internazionali. Ed ancora se qualcuno poco tempo fa temeva di vedere Lucca città-museo: ebbene stia tranquillo, ormai questo rischio non c’è più: macchè musei, ma che turismo d’arte, ma che cultura: meglio assicurarci un bel palazzotto del seicento per farci un mini residences: questo sì che è un affare piuttosto che acquisirlo per la comunità e asservirlo ad pubblico servizio, magari culturale (leggi la fine di palazzo Andriani!) Anche l’annosa questione dei c.d. contenitori va quasi autoesaurendosi: scetticismo e sfiducia, specie per gli attori che sembravano più interessati ed attenti, hanno finito per lasciare il posto ad appetiti più strani e talvolta stravaganti.
Nel frattempo, in questo limbo politicamente inerte, queste strutture divengono esse stesse una sorta di intoccabili icone o se ristrutturate, ma non utilizzate o sottoutilizzate, è il tempo che, come un principe implacabile, se le sta riprendendo degradandole.

Tuttavia, per dirla con Jean Anouilh: “niente è irreparabile in politica”: ma si deve far presto; è utile, per risolvere questi problemi, creare una partecipazione ampia ed intellettualmente onesta cioè un sistema virtuoso che si basi solo sulla qualità, sul merito e sulle competenze.
Ce la faremo?

Lucca, 12 ottobre 2007
Vittorio Barsotti
Dirigente Scolastico Ist. N. Machiavelli - Lucca

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