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Alta formazione e ricerca: i nuovi nomi dello sviluppo.

Paolo Razzuoli

L’alta formazione e la ricerca sono i nuovi nomi dello sviluppo.
Puo’ sembrare un’affermazione retorica ma non e’ cosi’.

Viviamo in un’economia sempre piu’ globalizzata ove la competitivita’ si conquista prevalentemente con l’innovazione. Innovazione si traduce “alta formazione e ricerca”.
Gli enti locali debbono sempre piu’ esserne vettori attivi.
Vediamo perche’.

Il nostro tempo e’, come tutti sanno, caratterizzato da una economia globalizzata, nella quale si sta modificando a ritmo vertiginoso la tradizionale geografia produttiva.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla nascita ed alla crescita di nuove potenze economiche, soprattutto nell’Estremo Oriente. Nuovi mercati si sono affacciati sulla scena mondiale ed altri si sono modificati. L’ampliamento delle aree di libero scambio e lo sviluppo straordinario dei mezzi di comunicazione, hanno attivato processi di delocalizzazione che stanno interessando, in modo non marginale, anche le tradizionali produzioni del nostro comprensorio. Basti pensare, ad esempio, alle delocalizzazioni che stanno attivando alcune nostre aziende cartarie nei nuovi Paesi dell’Unione Europea (Romania, Polonia ecc.).

Gli effetti di tali scenari sono del resto di tutta evidenza. Basta dare uno sguardo attorno a noi per renderci conto che gran parte degli oggetti di uso corrente non sono di produzione nazionale. Il telefonino, il computer, la televisione, l’orologio portano solitamente marchi orientali e quando non e’ cosi’, a ben guardare si scopre che sono comunque stati prodotti in quell’area in ragione dei minori costi di produzione.
Poiche’ non e’ possibile immaginare di recuperare competitivita’ sui costi di produzione con particolare riferimento al costo del lavoro, a meno che non si voglia smantellare completamente il nostro sistema di protezioni sociali, l’unica strada aperta resta quella dell’innovazione e della qualita’.

La capacita’ di rinnovare i nostri prodotti passa, come e’ di tutta evidenza, attraverso l’alta formazione e la ricerca.
Condizioni che le aziende da sole, soprattutto in una realta’ caratterizzata da una diffusa presenza di aziende medio-piccole, non sono in grado di soddisfare.
Il settore maggiormente interessato alla ricerca e all’innovazione è il manifatturiero composto – in provincia di Lucca - da circa 6.500 imprese che danno occupazione a circa 30.000 addetti. La loro ridotta dimensione costituisce però un limite all’adozione di nuove tecnologie ed un ostacolo anche alla semplice conoscenza delle stesse.

Si prospetta quindi un duplice compito degli enti locali.
Anzitutto quello di operare per lo sviluppo di realta’ di alta formazione e di ricerca, soprattutto ancorata alle prospettive del nostro modello di sviluppo. In questo senso l’istitutzione dell’Istituto IMT (Impresa, Tecnologia, Mercato) rappresenta un passaggio di grande importanza. L’iniziativa dovra’ essere sostenuta e dovra’ esserne garantito il livello di eccellenza non solo nella didattica ma soprattutto nella ricerca, con particolare attenzione a progetti attinenti la natura del nostro apparato produttivo e, piu’ in generale, dei settori maggiormente rilevanti per il nostro sviluppo economico.
Il secondo compito consiste nell’attivazione di tutti i canali capaci di creare le sinergie possibili con gli altri poli della ricerca toscana, soprattutto col polo pisano, (Universita’, C.N.R. e Sant’Anna) anche qui con l’intento di aiutare l’apparato produttivo a rinnovare prodotti e processi produttivi, quindi consentendogli di ritagliarsi uno spazio di mercato puntando sulla qualita’.

Un ruolo quindi finalizzato a raccordare l’imprenditoria diffusa con i centri di ricerca e l’università, tramite politiche pubbliche che promuovano l’aggregazione della domanda delle piccole aziende favorendo lo studio e la ricerca sui materiali composti, nuove tecnologie di trattamento delle materie prime e quant’altro necessario per rendere il prodotto compatibile con quello degli altri competitor.

Ovviamente anche il mondo dei servizi e’ coinvolto nei processi dell’alta formazione e dell’innovazione. A scopo di esempio, cito il comparto del restauro e della tutela e valorizzazione dei beni artistico-culturali, il comparto della tutela e valorizzazione dei beni paesaggistico-ambientali, il comparto agro-alimentare.
Settori strategici per noi, visto che la loro specificita’ e unicita’ ne fanno opportunita’ di crescita economica anche nell’economia globalizzata.

Il rinnovo dell’amministrazione comunale cittadina rappresenta una occasione da non sprecare per la messa in moto di una nuova e piu’ incisiva politica dell’alta formazione e della ricerca che puo’ trovare nel comune un fondamentale propulsore.
Consapevolezza ben presente nella proposta politico-programmatica del candidato a sindaco Mauro Favilla di cui riporto testualmente alcuni passi:
"utilizzare al meglio la grande opportunità rappresentata da IMT.
L’università di eccellenza e di Alti Studi post-universitari ha già portato Lucca nel contesto internazionale per qualità di ricerca , di programma e di studenti/ricercatori. Occorre preservare l’autonomia e l’alta qualità, oggi minacciate, anche in termini di risorse finanziarie. Occorre sempre più allo stesso tempo incardinare l’offerta formativa IMT nel territorio lucchese, per intensificarne lo sviluppo. Proprio da IMT potrà partire un nuovo impulso alla cultura di Lucca, della Toscana e dell’intero Paese."

Lucca, 4 maggio 2007

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