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Favilla: “L’assistenza all’infanzia è un intervento primario: realizzerò progetti innovativi di micronidi, asili aziendali e di quartiere”

Barbara Di Cesare

“Da sindaco darò impulso alla realizzazione di nidi aziendali, micronidi e nidi di quartiere e in famiglia, come nei paesi del Nord Europa”.
Lo ha sostenuto più volte Mauro Favilla, candidato sindaco del centro moderato sostenuto da 18 partiti e movimenti compresi quelli della Cdl, che avrebbe dato vita a progetti innovativi.
“Tra le difficoltà maggiori riscontrate dalle giovani coppie – sottolinea Favilla – c’è quella dell’affidamento dei neonati quando entrambi i genitori lavorano. Le strutture pubbliche non riescono a rispondere a tutte le domande e, spesso, quelle private rappresentano un costo eccessivo per la famiglia. E’ quindi necessario individuare vie alternative per il sostegno alla prima infanzia. La legge 23/99 offre ai cittadini la possibilità di intraprendere progetti innovativi basati sulle esperienze di altri paesi europei; in particolare i nidi aziendali e i nidi in famiglia, da promuovere i primi con la collaborazione delle aziende, i secondi con famiglie autorganizzate, associazioni di solidarietà e no profit ecc. L’azione politica della nuova amministrazione intraprenderà, oltre al sostegno e all’incoraggiamento dei nidi privati e aziendali, per i quali esiste una precisa legislazione e fondi regionali, anche una forte scommessa progettuale sui micronidi, nidi di quartiere e nidi in famiglia”.

Secondo Favilla, diverse Regioni, alle quali è stato riconosciuto il ruolo di promotori e finanziatori dei progetti, hanno fatto passi importanti. “Purtroppo, ad oggi – sottolinea Favilla –, la Regione Toscana non si è ancora dimostrata sensibile a tali opportunità, ma questo non ci scoraggia dall’intraprendere come Comune, un percorso educativo e formativo rivoluzionario e innovativo”.

Il progetto è stato delineato in un incontro con alcuni candidati di Governare Lucca e si basa sul prezioso apporto scientifico del medico pediatra Domenico Fortunato, convinto che questa moderna formula di assistenza all’infanzia, “si avvalga di sempre validi modelli educativi - sottolinea il medico -, mentre i fattori positivi vanno dalla genitorialità allargata, alla possibilità di poter far crescere i bambini in un ambito il più possibile simile a quello familiare, al mantenimento di un rapporto collaborativo tra le famiglie, fino al contenimento dei costi e permettere un’ampia flessibilità di orari oltre a creare opportunità di lavoro. Si aggiunge poi il fatto che il bambino piccolo (da 6 a 36 mesi) inserito in un micronido familiare va incontro a un minor numero di infezioni virali e respiratorie, con conseguenti minore medicalizzazione del bimbo e minor numero di giornate lavorative perse dai genitori”.

Lucca, 19 aprile 2007

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