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Sconcerto per la decisione di Follini

Di Paolo Razzuoli

Quando ho appreso che Marco Follini ha assicurato il suo voto al Prodi bis, ho provato un forte sconcerto ed una bruciante delusione.
Certo, mi sono chiesto, potrebbe trattarsi di un convincimento emotivo, forse non adeguato con la logica razionale che deve sovrintendere alle decisioni politiche.
HO provato quindi ad immaginare una serie di scenari possibili, di alchimie politiche, che in qualche modo potessero dare un senso razionale ad una decisione che non riuscivo a spiegarmi.

HO sempre considerato Marco Follini un politico molto lucido, onesto, una persona capace di accreditare un'icona alta della politica. Non riuscivo ad immaginare che la scelta potesse essere il frutto di una operazione trasformista o, peggio, il risultato di qualche bieca operazione di bottega.

Purtroppo, nonostante la volonta' di trovare qualche razionale giustificazione alla scelta di Follini, non sono riuscito a trovarne, quindi ancor piu' forte si sono in me consolidati la delusione e lo sconcerto.
Sensazioni che ho trovato diffuse parlando con i numerosi amici con i quali ho avuto in queste ore modo di parlare.

In questi anni io, e molti amici che con me hanno condiviso l'esperienza politica, abbiamo visto nell'azione di Follini una strategia capace di dare uno sbocco nuovo allo scenario politico nazionale.
Un rinnovamento che parte dalla consapevolezza dellainadeguatezza dell'attuale bipolarismo, e che vede il suo approdo in uno scenario nuovo nel quale, pur nell'alternanza di raggruppamenti al governo del Paese, si potesse contare su maggioranze meno arlecchinesche, sottratte dalla forza ricattatrice delle estreme, capace di ritrovarsi attorno alle grandi scelte, prime fra tutte le grandi direttrici della politica estera.

Ho creduto in Marco Follini allorche', nel riaffermare l'alternativita' a questo centrosinistra, ci entusiasmava con le sue sottolineature sulla necessita' di rinnovare il centrodestra, attraverso un suo completo instradamento sul binario del popolarismo europeo.

Sono stato un suo entusiastico sostenitore al congresso UDC del 2005, proprio perche' nelle sue posizioni, chiare e coraggiose, si identificava una filosofia ed una prassi politica, animata da tensione ideale, idonea a disegnare una prospettiva di medio-lungo periodo, capace di attrarre e coinvolgere nuove energie fra i giovani e le classi piu' intellettualmente accorte.

Ho cominciato a non capirlo piu' da quando e' uscito in solitudine da quel partito che io e molti miei amici pensavamo che fosse in grado di rinnovare, per farne il volano del cambiamento della politica nazionale.
Mi hanno sempre insegnato che in politica non bisogna meravigliarsi mai di nulla ma, forse non ho ancora ben imparato la lezione: la sua decisione di dare il suo si' al Prodi bis mi ha sorpreso e deluso.

HO cercato di capire, anche andando a leggere i commenti presenti in vari forum su Internet, ma nulla ho trovato di convincente.
I piu' benevoli parlano di una strategia di lungo respiro, di cui Follini sarebbe una specie di apripista, per un successivo spostamento dell'asse politico verso il centro, con l'ingresso dell'UDC e l'uscita della sinistra alternativa.
Un discorso di per se' non peregrino, ma che non mi pare possa essere anticipato da una mossa fatta in solitudine da un Senatore, se pur autorevole, e con un governo che si presenta come fotocopia del precedente.
Nei prossimi mesi potremo valutare se il suo ingresso nella maggioranza contribuirà a modificare l'asse Prodi-Rifondazione Comunista del governo. Ad oggi, la conferma di Prodi come se nulla fosse accaduto, senza alcun cambiamento alla compagine dell'esecutivo, mi sembra - al di là del passo di Follini, comunque marginale - una sconfitta per i riformisti del Partito democratico. Ds e Margherita si consegnano, nudi, al premier che avrà carta bianca su tutti gli importanti dossier aperti a Palazzo Chigi. In pratica, questa crisi avrà il merito, si fa per dire, di instaurare una nuova monarchia, non più basata sul consenso (che Berlusconi comunque aveva ed ha) ma sul terrore. Perchè è chiaro che, in caso di una nuova crisi, l'ipotesi di governo istituzionale sarà molto difficilmente proponibile e le elezioni saranno l'unico rimedio, richiesto per primo proprio da Romano Prodi.

L'appuntamento per il rinnovamento del nostro sistema politico, per il quale Follini si e' tanto battuto, risultera' ancora una volta rinviato.
Cosi', l'uomo politico che per molti di noi ha rappresentato il riferimento di questo rinnovamento, potrebbe essere ora colui che lo allontana.

Consentire a questo governo di andare avanti non mi pare un bel risultato.
In un mio scritto, recentemente pubblicato su questo sito prima della crisi dell'esecutivo, ho cercato di indagare le ragioni della caduta di consenso nel Paese. Un governo fotocopia qual e' quello che andra' nella prossima settimana alle camere, non sara' in grado di correggere la linea su alcuno di detti versanti, poiche' mantiene in essere tutti gli elementi di contraddittorieta' e di inadeguatezza.
Non e' pensabile che l'azione solitaria di un senatore, se pur autorevole, possa modificare l'impostazione di una politica che affonda la propria connotazione in ben altre ragioni.

Allora quali possono essere le ragioni nobili di una siffatta giravolta?
Non riesco a trovarle e spero che qualcuno possa spiegarle in modo convincente.
Fucinaidee e' a disposizione di chi vorrra' intervenire.
Al momento non restano che lo sconcerto e la delusione.

Lucca, 24 febbraio 2007

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