logo Fucinaidee

All'Europa occorre un'anima oggi piu' che ieri

Di Mario Battaglia

L’ampio e interessante articolo di Paolo Razzuoli su un “forte impegno per obiettivi alti” mi ha stimolato a pensare e a riflettere su un “obiettivo alto” da riaffermare con forza: le radici cristiane dell’Europa (più volte citate nel suo articolo).

All’Europa occorre un’anima oggi più che ieri.

I padri che hanno creato l’Unione Europea (De Gasperi, Schuman e Adenauer), a partire dagli anni cinquanta, hanno intuito in modo profetico che senza un’anima il mondo europeo non progredisce.
Bisognava costruire l’Europa non come un’isola di prosperità egoista ripiegata su di sé in mezzo a un mare di povertà, ma come una comunità generosa di uomini e donne liberi, fraterni e responsabili anche verso gli altri popoli meno dotati.

Schuman diceva: “Questo insieme non potrà e non dovrà restare un’impresa economica e tecnica: le serve un’anima, l’Europa non vivrà e non si salverà se non quando avrà coscienza di se stessa e delle sue responsabilità, tornando ai principi cristiani di solidarietà e fraternità” (Scritti politici, p.87).

I Padri dell’Europa hanno saputo attingere, durante la Resistenza e nel periodo di ricostruzione del dopoguerra, a queste radici, perché negli anni bui del fascismo e della guerra si sono attaccati alla esperienza cristiana come fonte di valori e di evidenze con cui combattere e contrattaccare l’insidia delle ideologie.
Hanno ritrovato nella esperienza cristiana l’origine di quei valori di umanità e democrazia che i totalitarismi del Novecento negavano e combattevano, con conseguenze devastanti sull’uomo e sulla civiltà. Il cristianesimo è stato per loro una forte motivazione di resistenza e di rinascita, una fonte di idealità a cui attingere, prima per resistere al fascismo, poi, dopo la sua caduta, per ricostruire una convivenza umana più civile.

In Schuman, come del resto in De Gasperi e Adenauer, era chiaro che i valori della nuova Europa che andavano proponendo a tutti, laici e non cristiani compresi, avevano una profonda radice nel cristianesimo: “La democrazia deve la sua esistenza al cristianesimo. E’ nata il giorno in cui l’uomo è stato chiamato a realizzare nella sua vita temporale la dignità della persona umana nella sua libertà individuale, nel rispetto dei diritti di ognuno e nella pratica dell’amore fraterno verso tutti.

Mai prima di Cristo idee simili erano state formulate. L’Europa deve darsi un’anima” (Scritti politici, p.91).
Ora è anche vero che l’identità europea non è solo di matrice cristiana, ma è data propriamente dall’incontro e fusione, nel corso dei secoli, di più esperienze culturali e visioni del mondo, filosofiche e religiose, laiche e no. E’ un mosaico di contributi che insieme, e solo insieme, formano l’immagine dell’Europa.

Si possono individuare almeno sette radici europee: la radice greca, romana, ebraica, celtico-sassone-normanna, slava, bizantina e cristiana.
Ma se riteniamo vero anche per l’oggi, vista la situazione di impasse in cui versa l’Europa, ciò che diceva Schuman, come io penso, vediamo di enucleare ciò che effettivamente la “radice cristiana” ha portato in eredità all’uomo europeo del XXI secolo e che non possiamo né mistificare né nascondere.
Almeno cinque cose:
- il senso della irriducibilità della persona a qualsiasi potere (se l’uomo è figlio di Dio, salvato da Cristo, allora nessun potere umano può pretendere di determinarne il destino: solo Dio può avere questo potere. Ed è per questo che Kant, pur rinnegando la radice cristiana di questo valore della persona, lo potrà affermare millesettecento anni dopo, riscuotendo il plauso di tutte le menti illuminate);
- il valore dell’uguaglianza che sconfigge il razzismo e il classismo su cui erano basate intrinsecamente le società antiche per motivi economici, sociali e culturali: l’uguaglianza è quasi impensabile per l’uomo antico, che distingue tra barbari e cittadini, tra schiavi e liberi ecc… Poche voci si sono tolte da questo coro nell’antichità e solo con il cristianesimo l’uguaglianza ha cominciato lentamente e faticosamente a farsi strada come un valore praticabile (cfr liberazione degli schiavi, lo status giuridico del servus medioevale, l’ora et labora dei benedettini); così quando gli illuministi e i rivoluzionari francesi si appelleranno alla uguaglianza, pur senza riconoscerlo, si collegheranno a un patrimonio di valori accettati implicitamente da tutti, anche se poi capovolti nelle proprie fondamenta e utilizzati in funzione anticristiana;
- l’idea del perdono: è sconosciuta alla cultura antica che imponeva la vendetta come un dovere, mentre solo il sacrificio di un Dio incarnato che offre la sua vita per il perdono del male dell’uomo poteva introdurre la possibilità della misericordia e della giustizia;
- la rivalutazione del lavoro considerato non più come un’attività da schiavi ma la vera occupazione del cittadino;
- il senso della storia e della sua redenzione, insieme alla possibilità del male e del ritorno alla barbarie.

In conclusione, nella speranza di una ripresa e di una revisione della Costituzione europea, è affidato a noi un grande compito. E’ come avere la responsabilità di una ricreazione dell’Europa che i padri fondatori ci hanno lasciato in eredità. Dobbiamo attingere alla stessa profondità di radici, se vogliamo non mancare al nostro compito e non tradire il mandato che essi ci hanno consegnato.

Lucca, 6 gennaio 2007
Prof. Mario Battaglia

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina